Vite congelate - di Giusi Buttitta

Vite congelate - di Giusi Buttitta

senza zucchero
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Schiavi senza catene – Questa settimana avevo deciso occuparmi dei concetti di efficienza e competitività ed annesse interpretazioni e derive perverse. Poi ho letto una notizia e ho preferito occuparmi di questa, anche perché, alla fine, trattasi di argomenti intimamente e strettamente collegati. Sfaccettature dello stesso mondo. La notizia, ormai nemmeno tanto fresca, è questa: Facebook e Apple, i due giganti della Silicon Valley, si sono offerti di pagare il procedimento per consentire alle proprie dipendenti di congelare gli ovuli nell'eventualità che un giorno decidano di fare un figlio. Il benefit, perché di questo si tratterebbe, o, meglio, così è stato presentato, ha lo scopo di agevolare la carriera delle donne rimandando a tempi migliori la procreazione dei figli. Tradotta in altri termini la questione sarebbe: promettimi di non intralciare il tuo percorso lavorativo con noiose pulsioni ed istinti materni ed io, in cambio, ti pago il congelamento degli ovuli. Il figlio? Quando e se ci sarà tempo.

Questa è la storia. Niente emotività, niente retorica. Sarebbe troppo facile. Solo una costatazione. Ci sono fatti, episodi, progetti, che funzionano da spartiacque o mettono un timbro su un processo, su un cambiamento, su una realtà. La notizia che riguarda Facebook e la Apple, non a caso due simboli della post-modernità, segna una sorta di inversione ormai conclamata nella scala delle priorità. Il sistema produttivo ed economico creato dall’uomo, a servizio dell’uomo, ha preso (e non occorreva certo l’ovulo congelato per capirlo) vita propria. Le esigenze dell’uomo, compresa la sua stessa esistenza, ufficialmente non sono più prioritarie, prima di ogni cosa è prioritario non intralciare o rallentare il sistema. L’uomo piega la sua natura alla natura di qualcosa che ha preso vita propria, non si può più fermare, ha esigenze che fagocitano, che divorano e quindi o ti lasci inghiottire piegandoti alle sue esigenze o sei fuori. Questa, tecnicamente, senza farla troppo drammatica, si chiama schiavitù. Anzi, è molto di più, è abdicazione.

La vita non è più la priorità, la libertà è un capriccio, la scansione dei tempi naturali dell’esistenza, la nascita, la crescita, la procreazione, la vecchiaia e forse, un giorno, anche la morte non devono rallentare la macchina, infastidire il processo. Il sistema economico, come un novello Frankenstein ha preso vita propria, e, ora, è il nuovo signore, gli scienziati (leggasi: l’uomo) che lo hanno creato sono diventati i suoi umili servitori. Qui non si tratta di indignarsi, questa è solo l’arcinota punta dell’iceberg su tutta una serie di aspetti che una volta, ormai nostalgicamente evocati, si definivano diritti.

È l’estrema interpretazione del concetto di flessibilità, la sintesi dell’idea “Io ti pago” legata al suo senso sottinteso “Io ti posseggo”. Facebook e la Apple, in questo momento, rappresentano i guardiani di un tristissimo eden. Nulla di nuovo. Già accade che le donne rimandino gravidanze, o le evitino del tutto, volontariamente, per non intralciare il proprio percorso lavorativo, non servivano certo la Apple e Facebook per scoprirlo, ma la spudoratezza nell’ammetterlo presentandolo come un vantaggio, un benefit del quale approfittare, significa che i tempi sono maturi, hanno vinto loro, i padroni del regno, quelli che decidono chi e come ci deve stare dentro e a tutti sembrerà (e sembra) un fatto normale, giusto, nell’ordine naturale (e sottolineo all’infinito “naturale”) delle cose. Perché si vive anche di simboli e se il sistema produttivo entra, come un tir contro una vetrina, dentro il sistema riproduttivo, allora è di mutazione antropologica che stiamo parlando.

L’uomo non è più, prima di ogni cosa, uomo, ma è, nella sua doppia veste, meccanismo di produzione e meccanismo di consumo. L’uomo è una cosa. Questa non è più la vecchia storia dell’uomo che cerca di sottomettere un suo simile, questa è la storia dell’intero genere umano che si sottomette, ogni giorno di più, ad un’entità impalpabile ed astratta, a un concetto, a un nuovo Dio. Anche i padroni del vapore, i signori del regno, a differenza di quanto accadeva in passato, sono essi stessi schiavi della stessa logica. C’è qualcosa di palesemente demoniaco in tutto questo (nota a margine: da parte della Chiesa, sempre sensibile ai concetti legati alla vita e alla procreazione, mi sarei aspettata una presa di posizione, non dico dura, ma due parole…).

Altro che Grande Fratello.

Giusi Buttitta

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