Arco Azzurro, adieu !

Arco Azzurro, adieu !

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Nel 1983 ad aprile, allorchè la società SIBAR di Croceverde Giardini di tale Prestifilippo, iniziò i lavori per distruggere uno dei luoghi più suggestivi della nostra costa, l'attuale sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, come si suol dire, era ancora nella mente di Dio.

Lo scempio fu perpetrato nell'indifferenza o peggio nella complicità di chi avrebbe dovuto vigilare.

A settembre sempre del 1983 una soffiata, informata e autorevole, alla Guardia di Finanza portò, dopo una ricognizione effettuata dai finanzieri in elicottero, alla 'scoperta' del mostro sull'arco azzuro che era visibile solo dal mare, e scattarono la verbalizzazione e il sequestro dell'immondo scheletro di cemento.

Immediatamente presentai al sindaco e all'amministrazione del tempo una interrogazione sull'argomento, la cui copia ancora conservo, ottenendo la solita risposta evasiva, e cioè, in sostanza, nessuno aveva visto niente.

Niente delle tonnellate di ciaca sbancata, niente delle centinaia di metri cubi di cemento calato sulle fondazioni, niente delle decine di camion cha avevano fatto la spola con il cantiere, avevano visto nè le autorità politiche, nè i Vigili urbani, nè i residenti del luogo che non rivendicarono alcun diritto nè protestarano minimamente.

Quindici anni orsono, allorchè una decina di ex amministratori venimmo chiamati come testimoni al processo che si celebrava nell'aula bunker di Pagliarelli sull'omicidio del senatore Ignazio Mineo, (per dichiarare quanto sapevamo di questa vicenda che un pentito portava come causa della eliminazione del senatore), assistemmo ad una scena mortificante che qualcuno ancora ricorderà: sulla decina di persone che erano saliti sul banco dei testimoni, ex sindaci, ex assessori ed ex consiglieri comunali, nessuno, dicesi nessuno, ricordava nulla.

Dopo aver detto il proprio nome e cognome e la carica al tempo ricoperta, si trincerarono tutti  dietro il "Non ricordo".

Fummo gli ultimi ad essere chiamati, e non appena prendemmo posto e declinammo le generalità, il presidente del Tribunale ci anticipò con una battuta:"Neanche Lei naturalmente ricorda niente! gli gelammo il sorrisetto stampato in faccia: "No Presidente, io ricordo tutto, perfettamente", e ricostruimmo la storia così come la conoscevamo e l'avevamo vissuta.

Ci vollero venti anni perchè, sindaco Pino Fricano, si riuscisse ad ottenere il finanziamento per la demolizione dell'ecomostro, che ci aveva fatto, dopo gli anni dei Baci Perugina, una ben diversa pubblicità nel resto del mondo, e solo con l' amministrazione di Biagio Sciortino e grazie all'impegno e alla tenacia dell'assessore Pietro Pagano, l'ecomostro fu demolito e l'area messa in sicurezza.

Grandi squilli di trombe e rulli di tamburi, grandi scene di giubilo per l'ecomostro abbattuto e la legalità ripristinata: tenete a mente le date, perchè tutto questo è avvenuto nel mese di marzo del 2010 o del 2011.

A Sciortino subentra Lo Meo e quest'ultimo lascia trascorrere ben tre anni nell'inverecondo tentativo, rivelatosi vano, di trovare una transazione con i proprietari che si ricordarono all'improvviso di essere titolari di un diritto di passaggio di qualche vecchio e sconnesso viottolo e che ora rivendicavano diritti,  dimenticati quando c'era l'andirivieni dei camion mafiosi, ma diritti da tutelare con le unghie e con i denti ora, quando il bene era diventato pubblico e doveva passare a piedi qualche curioso o appassionato della natura.

Un dettaglio anche il fatto che con denaro pubblico fosse stata riqualificata un'area contigua alle loro ' villette'. 

Vincenzo Lo Meo se ne va, dopo tre anni di giravolte su se stesso, senza aver concluso niente, e l'Arco azzurro riconquistato resta comunque inaccessibile.

Ancora oggi, 12 febbraio 2015 il comune per entrare dentro una proprietà propria, cioè pubblica, deve mettersi d'accordo con i proprietari privati perchè aprano con le loro chiavi il cancello.

Arriva finalmente Patrizio Cinque, che nel mese di settembre 2014, se non ricordiamo male,  proclama "Nuntio vobis gaudium magnum": Transazione è fatta, l'Arco azzurro, a condizioni, e cioè giustamente vigilato e con la sola apertura diurna, a giorni sarà fruibile dai bagheresi oltre che da turisti e visitatori.

Sono trascorsi cinque mesi: "U viristi cchiù o straniu ?" recita un criptico ma intuitivo proverbio bagherese.

P.S. Stessa storia, precisa, identica, potrebbe essere raccontata per il parco di Monte Catalfano, un tempo discarica comunale in mano ai mafiosi. 

Angelo Gargano

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