Spigolando... fra le righe della città - IV

Spigolando... fra le righe della città - IV

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“Il ruolo degli Enti locali nel favorire processi di sviluppo economico è tanto più rilevante quanto maggiore è la loro capacità competitiva, cioè la capacità di porre in essere politiche in grado di coordinare le azioni individuali degli agenti privati e di offrire beni pubblici locali e categoriali di natura materiale e immateriale”.

Ci sforzavamo, senza successo a dire il vero, di comprendere il senso di questa frase introduttiva ad una relazione circa PON, PIOS e POR, allorché ci tornò alla memoria una battuta che qualche tempo prima, aveva fatto un nostro conoscente: “Secondo me - ci disse - P.O.R., P.I.O.S.e P.O.N. oltre ai famosi corsi di formazione sono lo “scafazzo” degli anni 2000.

Per i più giovani: lo “scafazzo” consistette negli anni ’70 e ’80, (allorché la crisi degli agrumi raggiunse l’apice), nel ritiro dai mercati e nella distruzione in appositi centri, di limoni soprattutto, per mantenerne alto il prezzo.
Per andare al sodo e per capirci, in una sola settimana a Bagheria negli anni d’oro, si distruggevano sulla carta, più agrumi di quanto l’intera California ne produceva in un anno. E fu qui che cascò l’asino.


La lapide

C’è una cosa che non riusciamo a digerire, per quanti sforzi facciamo: ed è quella lapide murata nel Marzo del 2006, sulla facciata della Chiesa delle Anime Sante, ed in cui i politici del tempo, da Pino Fricano a Biagio Sciortino, passando per Piero Tornatore e l’ing. Giovanni Mineo, e concludere con l’incolpevole Padre Mariano Lo Coco, in un empito autocelebrativo, avvisano i contemporanei e i posteri di avere riportato, durante il loro regno, all’antico splendore la Piazza delle Anime Sante.

Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti dell’ex sindaco, che votammo senza pentimenti postumi, ma ancora oggi non riusciamo a capire cosa l’abbia spinto a questo gesto così pacchiano e ridicolo. Poi qualche tempo fa l’illuminazione: Pino Fricano aveva preso esempio dal Presidente della Provincia Francesco Musotto, che con analoga presunzione e pacchianeria, aveva fatto murare nell’Atrio di Palazzo Comitini, sede della Provincia, una lapide in cui “Musotto regnante”, per usare la terminologia di un tempo, con tutti i suoi assessori, e tutti i 60 consiglieri (allora erano tanti), di cui, con supremo sprezzo del ridicolo vengono riportati i nomi e i cognomi, erano stati cosa? protagonisti? spettatori? boh! di un evento, che essendo straordinario ed avendo dato motivazione alla lapide, viene ovviamente riportato piccolissimo in fondo al marmo, e cioè la visita nel 2003 del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alla Provincia Regionale di Palermo.

Però è un problema al quale si può porre rimedio (e ci dispiace per i posteri che non sapranno mai).

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