La Certosa restituita ai bagheresi

La Certosa restituita ai bagheresi

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Sabato e domenica prossimi, nell’ambito della manifestazione La Bagheria che abbiamo dentro, assisteremo ad uno degli avvenimenti senz’altro più straordinari degli ultimi anni:

vale a dire la riapertura e la fruizione, sia pure parziale, di uno dei manufatti settecenteschi più singolari, più conosciuti e, a sua tempo, più visitati dai viaggiatori del ‘700: la Certosa di Palazzo Butera.

Da oltre cinquant’anni quasi in rovina e cadente, fu anche utilizzata come stalla, poi abbandonata e preda di ruberie e vandalismi, fu infine recintata per impedirvene l’accesso.
Da oltre cinquanta anni monumento che sta là a ricordarci l’insipienza e l’incapacità delle amministrazioni.

Non possiamo non ricordare lo scandalo nazionale che, nei primi anni ’80 scatenò una improvvida dichiarazione resa al Corriere della Sera, dal sen. repubblicano Ignazio Mineo: “Visto che è un ostacolo per il traffico, considerato che è in condizioni pietose, tanto vale raderla al suolo”, e con essa potremmo, con amara ironia, aggiungere, un pezzo della nostra storia e della nostra memoria. Con questa battuta, ispirandosi, alla favoletta di Esopo “Il lupo e l’agnello” con il primo, che pur stando più in alto, rimprovera pretestuosamente il timido agnello di sporcargli l’acqua del ruscello.

Mutatis mutandis, era come se fosse stata la “Certosa “ che sicuramente preesisteva, a dare impaccio, e non le case abusive ancora fresche di calce e cemento, cresciute di notte a ridosso del manufatto.
Ma tant’è: succedeva anche questo nella Bagheria dell’inizio degli anni ’80.
Fu un decennio quello tra il 1980 e il 1990, estremamente contradditorio e complesso.
Qualche cenno che in altra occasione approfondiremo. C’era la furia edificatoria che non conosceva regole, né confini, né ostacoli: erano migliaia le case che sorgevano senza alcuna norma e regola.

La Certosa (e non "Villa Certosa", come si ostinava a chiamarla qualche autorevole voce nella conferenza stampa di martedì scorso presso l'Urban Center di Bagheria, confondendola con la villa di Berlusconi), era l’avamposto da difendere e da cui ripartire.
Facemmo una battaglia in consiglio comunale allora per convincere l’Amministrazione dell’epoca a comprare ad un’asta, e per un piatto di lenticchie, i 5/9 della Certosa (il Comune aveva già titolo di proprietà sui 4/9): la “Certosa” fu recintata, e su essa scese il silenzio o forse no: forse gli improperi di quanti in quel punto erano costretti ad imboccare quella strettoia, raggiungevano nella tomba l’incolpevole principe Ercole Michele Branciforti che l’aveva ideata e realizzata...
Quell’acquisizione fu merito dell’on. Giuseppe Speciale, che su questa questione non mollò mai, e che trovò un importante alleato nel sindaco Antonio Gargano.
Ma in quel periodo fu anche avviata quella politica di riacquisizioni di beni architettonici e monumentali che stavano andando in malora: non solo la Certosa; si compra la parte restante di Villa Cattolica, poi si compra Palazzo Aragona Cutò, più di recente la Provincia acquisisce Villa S. Cataldo, e qualche anno fa si conclude la campagna di acquisizioni: sindaco Fricano, il Comune di Bagheria acquista Palazzo Butera, la dimora dei Branciforti, destinato ad essere il vero “Palazzo di Città”.
Ma si cerca di proteggere, talvolta senza successo, anche opere minori: i pilastri di Villa Mortillaro, i pilastri di Porta Angiò, il Coffee House di Villa Valguarner (inteso dal popolo” u cubbuluni”).
Alle acquisizioni seguono i progetti di riqualificazione e restauro e non possiamo passare sotto silenzio la grande passione e la competenza di chi a queste opere ha lavorato: Vlado Zoric a Villa Cattolica, e l’architetto Antonio Belvedere a Palazzo Cutò. Hanno fatto rilievi, hanno studiato, hanno recuperato ambienti e memorie, hanno ricomposto il mosaico frantumato della nostra storia.
Ma un riconoscimento particolare va ad una delle più alte professionalità che purtroppo il Comune di Bagheria si è lasciato sfuggire: l'architetto Rosario Scaduto.
Nel corso di una decina d'anni, della sua preziosa e insostituibile collaborazione, si sono avvalsi Villa Cattolica e il Museo Guttuso, e quanti erano impegnati nel restauro di palazzo Aragona Cutò; l' architetto Scaduto autore di una pregevole pubblicazione sulla pietra d'Aspra e più recentemente di un ponderoso volume su "Villa Palagonia: storia e restauro", fu l'anima di una serie di iniziative di grande risveglio culturale che percorsero il decennio che intercorre dal 1993 al 2002.
Nasce in quel periodo, la fortunata definizione , "Bagheria città delle ville", viene , e per la prima volta elaborata , proprio da Scaduto, una Mappa Storica delle ville di Bagheria e del territorio nel 1850; si lancia la fortunata campagna "la Scuola adotta un monumento", si procede, sindaco Valentino, al restauro dell'Arco della SS: Trinità, comunemente detto del "Padreterno".
Di tutte queste iniziative la mente e l' anima, è doveroso dirlo, fu l'architetto Rosario Scaduto, che per disinteresse o disattenzione dell'Amministrazione lasciò il Comune e preferì la carriera universitaria.
Non va neanche dimenticato altresì, quello che fece nel 1996/97 l’allora Assessore alla Cultura, Franco Lo Piparo.
Destinò praticamente tutte le somme che erano nella disponibilità di investimento del Comune su due “beni”: Villa Cattolica e Palazzo Aragona Cutò.
Lo ricordiamo, nella seduta di approvazione del bilancio, investito dalle accuse roventi dei consiglieri comunali anche di maggioranza (e qualcuno siede ancora in consiglio); lo insultarono e lo accusarono di essere un “intellettuale” che non si immedesimava dei problemi della povera gente.
Franco Lo Piparo e Giovanni Valentino, tennero duro, e vinsero la loro (e la nostra) battaglia.
Tutte le risorse andarono ai beni da recuperare: non una sola lira fu stornata.
Una scelta rischiosa e coraggiosa, che in quel momento sembrò anche ai più indulgenti, temeraria, ma che ripagò pressocchè immediatamente.
Oggi noi abbiamo lo splendido complesso monumentale di Villa Cattolica, abbiamo Palazzo Aragona Cutò, che sono il fiore all’occhiello delle amministrazioni: abbiamo un patrimonio di straordinario valore anche economico per quel gesto di coraggio.
Domenica rivedremo, lo ripetiamo, anche se parzialmente, una Certosa che torna a risplendere: se andrà in portò il progetto di rifacimento delle statue in cera e della loro ricollocazione avremo un secondo polo museale che ci farà veramente onore. Sabato e domenica saranno per Bagheria giornate grandi e importanti, da segnare in rosso nel calendario.


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