Auguri a Peppuccio Tornatore per i suoi sessanta anni, ma siamo noi a chiedergli un regalo - di Angelo Gargano

Auguri a Peppuccio Tornatore per i suoi sessanta anni, ma siamo noi a chiedergli un regalo - di Angelo Gargano

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Sessanta è una cifra bella tonda che purtroppo invoglia a cominciare a guardarsi dietro, e non solo perchè sia già tempo di bilanci,

ma semplicemente perchè si sommano tanti, troppi ricordi, si conoscono o riconoscono tante, troppe persone, si ripensa a tante, troppe circostanze ed eventi, si comincia sempre più spesso a ripetere: "Ti ricordi quaranta o cinquanta anni fa?

Ma vogliamo incoraggiare Peppuccio perchè avendo noi tagliato ormai da un decennio quel traguardo, possiamo dirgli che sono i settanta generalmente, ma non per tutti, gli anni in cui si svolta veramente ed ai ricordi si somma la nostalgìa.

Crediamo che Peppuccio si possa ritenere più che soddisfatto dei traguardi raggiunti, coltivando sin da ragazzino e inseguendo una passione che in certi momenti poteva sembrare visionaria o addirittuta insana. Certo assieme alle gioie e alle soddisfazioni ci sono stati anche momenti di grande dispiacere e di vero dolore, superati grazie ad una famiglia, non solo grande e forte, ma soprattutto unita.

Da questi sessanta anni vogliamo cogliere qualche frammento di immagine, qualcuna delle esperienze e perchè no ? anche delle emozioni vissute insieme.

In ordine cronologico:

Un ragazzino che con la macchina fotografica o la cinepresa in spalla vagava nei momenti più incredibili della giornata, magari nel pomeriggi d'estate 'sutta u picu u suli' per cercare di rubare alla banale realtà di un paesazzo come Bagheria, sprazzi di vita e di sentimenti universali e senza tempo, partendo dai vecchi e dai bambini soprattutto, dai loro giochi, dal loro modo di stare assieme, ma anche dalla loro solitudine.

L'assemblea della primavera  per le elezioni amministraive del 1979 quando si decisero le candidature con la sezione comunista all'angolo tra via Anselmo e corso Butera in quella stanza fumosa e nervosa, con Mimmo Aiello ( erano seduti assieme in fondo a sinistra) che all'improvviso chiede la parola "Premetto - disse - che non sono iscritto al partito comunista, ma, se me lo consentite  mi sento di consigliarvi una candidatura, quella di Peppuccio Tornatore".

Restammo tutti a bocca aperta; già, appunto, come mai non ci avevamo pensato?

Il filmino, come si chiamava allora, del mio matrimonio circa quaranta anni fa ( e il servizio fotografico di Mimmo Pintacuda), ancora oggi li rivedo con piacere e dietro la camera intravedi lo sguardo curioso di chi cerca di entrare dentro le emozioni dei protagonisti, attori per caso; un tentativo ben riuscito, e che rivedo ancora volentieri, di sfuggire alla retorica della cerimonia e del luoghi comuni.

Già c'erano state 'Scene di morte a Bagheria' , 'Le vampe di San Giuseppe' e di lì a poco sarebbe arrivato 'Il carretto': e mi sovviene la proiezione privata presso la residenza palermitana di Renato Guttuso a palazzo Galati, ed ancora il lavoro in cooperativa per Rai 3 con le bellissime interviste a Guttuso e Buttitta.

Per dare una mano  ci chiese di potere realizzare un documentario da utilizzare come strumento della campagna elettorale, e nel giro di poche settimane riuscì a girare e montare  Cara Bagheria, un documentario in super otto di circa un'ora.

E fu così che, dopo la prima con il cinema Nazionale pieno sino all'inverosimile, costruimmo quella campagna elettorale che portò ad un rinnovamento profondo del gruppo consiliare( furono solo due i vecchi consiglieri del PCI rieletti)

Lui aveva una vecchia 500 portava il proiettore e lo schermo, ed una piccolo palchetto dove saliva l'oratore; si era a maggio, giugno e faceva buio tardi, ed eravamo programmati che intorno alle otto parlava il segretario, subito dopo il candidato del quartiere e chiudeva l'on. Giuseppe Speciale, mentre a seguire c'era la proiezione del documentario.

Ricordo che nella prima proiezione in via Guttuso venne una figura mitica per i braccianti di allora, Graziella Vistrè.

Non appena finiva il comizio Peppuccio che aveva avuto il tempo di mettere a punto tutto l'apparato tecnico, alimentazione volante, proiettore sistemato sempre su una base occasionale e precaria, iniziava la proiezione su uno schermo mobile tirato su alla meno peggio.

Però quel miracolo, quella sorta di magìa, si ripeteva sempre, ogni sera; la gente prima distratta, poi incuriosita, poi rapita dai colori, dai suoni, dalle voci di Bagheria.

Un vero e proprio tour de force ch ci portò attraverso una decina di tappe in via Guttuso, Baglio Cavaliere, Palagonìa, cinema l'Incontro, piano Cutò, piazzetta Cavour, piazza Butera, piazza Indipendenza ('a cucina economica'), Aspra, ecc..

Quel documentario non l'ho più rivisto, anzi per l'esattezza ne ho rivisto qualche spezzone in un montaggio riassuntivo delle opere di Peppuccio, prodotto da  Fandango e mandato in onda su La Sette.

C'erano le facce, le voci dei braccianti e dei campagnuoli baarioti che parlavano della necessità della diga San Leonardo, c'erano gli studenti e le loro lotte, i laureati anche allora senza lavoro che andavano per qualche settimana a lavorare alla Forestale su monte Catalfano, c'era 'abusivismo, c'era il mare sequestrato dai cancelli di ferro e dal cemento, con una musica struggente che ancora oggi ci commuove solo a pensarla.

E poi... e poi... e poi...nel 1985 il grande salto a Roma, allorchè pur rieletto consigliere nel 1984 si dimise, avendo però vinto due piccole battaglie di vera civiltà: la realizzazione di ben sette passaggi pubblici a mare lungo la litoranea Aspra - Capo Zafferano e la chiusura domenicale del corso Umberto al traffico automobilistico.

Ma prima dell'Oscar ci fu ancora un incontro: era il 19 gennaio del 1987 allorchè la salma del pittore Renato Guttuso, venne composta nel salone d'ingresso di palazzo Madama e Peppuccio come migliaia e migliaia di altri venne a rendere omaggio al grande artista. Era la fase che seguiva alla cattiva e travagliata sorte della sua prima opera da regista in solitario 'Il camorrista' ( perchè già era stato regista della 2° unità in Cento giorni a Palermo, il film di Giuseppe Ferrara sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa), e Peppuccio era un pò giù.

Gli chiesi dove abitasse e mi fece un gesto della mano come dire laggiù, in periferia; ma non aveva perso l'umorismo, tant'è che mi raccontò del commento in occasione di una visita di suo padre che era andato a trovarlo a Roma proprio dove abitava: "Però- lo incoraggiò Peppino - la casa è pulita". Che era come dire "un buco, ma pulito"

Ed infine la vicenda di Nuovo Cinema Paradiso entrata a buon diritto nella storia del cinema mondiale e non solo per l'Oscar che gli valse, ma per il percorso accidentato e difficile che dovette fare prima di raggiungerlo.

Per tutto questo chiedo a Peppuccio un regalo e non solo per me, ma, oltre a quelli che ci ha già fatto, per tutti i bagheresi. Di far sì cioè che possiamo riavere come comunità, e non più come partito, una copia di Cara Bagheria, il documentario realizzato appunto nel 1979.

Della proiezione ne faremmo un piccolo evento, un momento di vera memoria della nostra storia; so quali possono essere stati i motivi che lo hanno spinto a far cadere nell'oblio questo lavoro: un'opera palesemente encomiastica, troppo partigiana, forse tecnicamente anche un pò grezza e ingenua rispetto a quello che diventerà il maestro Peppuccio, però sarà una pagina vera, un piccolo affresco realistico e incancellabile di quello che eravamo.

Auguri Peppuccio!

 

 

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