La cartina di tornasole del difensore civico

La cartina di tornasole del difensore civico

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Si potrebbe pensare che di fronte alle “parentopoli” alla Regione e alla Università di Palermo, di cui abbiamo letto nelle settimane e nei giorni scorsi , quella del sindaco di Bagheria Biagio Sciortino,

vale a dire fare eleggere dal consiglio comunale il suo migliore amico quale difensore civico, sia poco più di una “ragazzata”.

Non è stata affatto una “ragazzata”: per una serie di motivi di cui vogliamo spiegare il perché, senza avere peraltro né una laurea in legge né in scienze politiche.
Il voto dell’altra sera in consiglio comunale è stato un voto grave, come grave è stato quello con cui Daniele Vella è stato eletto qualche settimana fa alla Presidenza del Consiglio: e questo, lo diciamo senza retorica, a prescindere veramente dalla qualità delle persone, sulle quali comunque qualcosa diremo.

La legge garantisce e tutela la segretezza del voto, sia del singolo cittadino sia dei rappresentanti delle istituzioni, e la violazione di essa è considerato un reato penale. Votare così come è stato fatto, sia in occasione dell’elezione di Daniele Vella che in quella di Giorgio Castronovo, corrisponde né più né meno che fotografare la propria scheda di voto con il telefonino.
E’ la seconda volta che dentro il consiglio comunale di Bagheria tale sistema assurge a metodo ferreo, rigoroso, e, si fa per dire, “scientifico”.

Ci sono sempre stati negli anni passati, e ne abbiamo memoria, occasioni di voto importanti in cui ai consiglieri più recalcitranti e riottosi veniva imposto di “mandare” un segnale, per rendersi riconoscibili.
Però mai in nessuna occasione il controllo era diventato così totalizzante, così rigido, così pubblico, così visibile (è parso di vedere in tv un assessore che ad ogni scheda scrutinata “spuntava” qualcosa su un foglio) e cosi smaccato e scandaloso: si è raggiunto un livello di sfrontatezza che si pensava irrangiungibile.

Mai la dignità di un consiglio comunale era stata così mortificata dalla maggioranza dei suoi stessi componenti. Ed in più con l ‘irridenza, e l’espressione da impuniti, di quelli che violano la legge e vi ridono pure in faccia.
Con il Sindaco che ripeteva la “trovata “di qualche settimana fa, allorchè nel presentare la nuova giunta diceva di non sapere neanche lui i nomi degli assessori e li faceva comunicare in diretta ai segretari dei partiti, ed il buon Enzo Gulli, che potrebbe riservare ad altre evenienze la sua indignazione, a dirci che ai consiglieri era venuto di votare così, e che il consiglio si era sovranamente determinato.

La prima considerazione è che le forze di maggioranza che guidano questo paese non hanno niente che abbia a che fare con una alleanza politica; solo nelle combriccole di " compari" accade che nessuno si fida minimamente dell’altro, perché teme di essere pugnalato alle spalle.

Anche una parte dell’opposizione da questa vicenda, ne esce male: vedere consiglieri che sino al giorno prima abbandonavano l’aula per far mancare il numero legale, e mettere in rilievo la debolezza della giunta, il giorno successivo, “per caso” votare lo stesso nome della maggioranza, non solo non convince, ma preoccupa, perché è mancata una discussione alla luce del sole, e perchè la scelta, qualunque essa fosse, non è stata né presentata né argomentata, né giustificata prima del voto, legittimando in tal modo qualunque sospetto.

Andiamo alle persone: a caldo, dopo il voto per il Presidente del Consiglio, che a nostro avviso è stata anche una mortificazione per l’eletto, abbiamo espresso un giudizio lusinghiero e positivo su Daniele Vella, e lo confermiamo.
Dirige con autorevolezza e competenza, sta cercando di snellire e rendere più produttivo il lavoro dell’Assemblea. Si sta rivelando un ottimo presidente.
Ma su certe questioni di principio non può e non deve transigere, e appiattirsi sulle posizioni della cosiddetta maggioranza.
Non si scordi mai, che il suo è un ruolo di garanzia nei confronti di tutte le forze rappresentate in consiglio e della regolarità e correttezzza sostanziali dei lavori consiliari.

Andiamo a Giorgio Castronovo: ci ha fatto pervenire una copia del suo “curriculum” ricco di attestazioni, per contestare, pensiamo, una nostra considerazione circa la sua scarsa “esperienza specifica”, che non ci pare però che emerga dal curriculum.
Ma non abbiamo, ad oggi, e lo diciamo con grande sincerità, nè titoli nè elementi per poterlo giudicare.

C’è però una questione aperta rispetto alla quale lo giudicheremo: ed è “la vicenda Urban”.
Si tratta di questo: nei mesi scorsi ad opera di Urban Italia, sono state fatte delle selezioni per alcuni incarichi a tempo.
Abbiamo ricevuto decine e decine di segnalazioni, da parte di nostri lettori e di soggetti interessati, oltre che opinioni di amministratori in carica, che siano state disattese le più elementari norme di trasparenza, e che siano state poste in essere palesi illegittimità o addirittura illegalità nella attribuzione di questi incarichi, da parte della Commissione giudicatrice presieduta dalla Dr.ssa Marina Marino, responsabile di Urban.
Ad una richiesta di chiarimenti del Sindacato della C.G.I.L. funzione pubblica, la Dr.ssa Marino non dava assolutamente neanche un cenno di risposta sul merito della questione.

Di recente diversi consiglieri, intervenendo in consiglio, hanno chiesto le carte, sugli incarichi Urban per mettere il naso su quella che è stata sinora una sorta di “gestione separata” o di “repubblica autonoma”, che pare mieta riconoscimenti lontano da Bagheria, e questo non può che farci piacere.

All’indomani del suo insediamento, il difensore civico Giorgio Castronovo, senza bisogno di aspettare una segnalazione di parte che, stia comunque tranquillo arriverà, chieda un incontro alla dr.ssa Marina Marino e si faccia consegnare, come è nel suo diritto, per esaminarle le carte dell’attività di Urban Italia, per quanto riguarda questa questione: se le guardi per bene, e poi ci faccia sapere se i cittadini che in buona fede hanno creduto che fosse stato fatto un vero bando di selezioni sono stati tutelati o turlupinati.

Per concludere, ci creda, dottor Castronovo, da questo piccolo ma significativo, e non solo simbolico gesto, ne guadagnerebbe, e di molto, la legalità, quella vera, la trasparenza, quella vera, l’antimafia, quella vera, la fiducia nelle istituzioni e la democrazia (parola grossa, ma mai così pertinente) nella nostra città.

Quando Lei avrà dato una risposta pubblica, chiara e convincente, e qualunque essa sia, a questo interrogativo, le sue amicizie e frequentazioni atterranno solo alla sua sfera personale e privata.

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