Agricoltura Sociale: opportunità di lavoro, sviluppo e coesione - di Michele Balistreri

Agricoltura Sociale: opportunità di lavoro, sviluppo e coesione - di Michele Balistreri

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Etica, economia e sviluppo; il modello vincente per il nostro comprensorio. L'attenzione rivolta dal Dott. Angelo Puleo (professionista capace e attento alle dinamiche sociali ed economiche del territorio), alle tematiche legate all'agricoltura sociale, mi ha portato a fornire un contributo al dibattito, che animato dalla rubrica dedicata dal Settimanale di Bagheria, si è acceso sull'argomento. 

Intervengo nella veste di operatore del settore sociale, in quanto coordinatore delle associazioni del terzo settore che operano nei comuni del Distretto socio sanitario D39 (Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Altavilla Milicia e Santa Flavia) che in quella di osservatore delle politiche di sviluppo rurale del territorio.

Ritengo lodevole l'iniziativa assunta da Angelo Puleo di accendere i riflettori su un ambito che oggi, che in momento economico e sociale difficile che vive il nostro comprensorio, può fornire opportunità occupazionali interessanti. Difatti se l’agricoltura traina la crescita del Sud, dove il Pil risale, dopo anni di decrescita, un pezzettino di merito si deve anche all’agricoltura sociale. Il connubio fra due mondi apparentemente distanti, l’agricoltura e il sociale, funziona ed è una realtà in costante crescita, che sta producendo risultati importanti sia sul piano economico che su quello socio-sanitario. In Italia sono oltre tremila le esperienze di agricoltura sociale che danno lavoro a 30mila addetti e sviluppano più di 200 milioni di euro di fatturato. Numeri di tutto rispetto che non possono riguardare possibili sviluppi nel nostro comprensorio.
Un nodo da sbloccare è il rapporto fra mondo della cooperazione sociale, che si sente un po’ messo da parte, e quello agricolo che teme di perdere i fondi messi a disposizione dai Psr regionali (Piani sviluppo rurale).
Il modello della fattoria sociale si è rivelato vincente e sostenibile. Le fattorie sociali sono aziende agricole nelle quali si coltiva, molto spesso con metodi biologici, si allevano animali, si producono conserve alimentari: l’unica differenza è che ci lavorano persone cosiddette “svantaggiate”, con handicap fisici o psichici, problemi di dipendenze da alcol o droga alle spalle, ex detenuti, disoccupati o persone che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro. Un microcosmo produttivo che svolge una funzione di grande rilevanza per la collettività urbana e rurale ed opera necessariamente in collaborazione con altre organizzazioni pubbliche o private aventi finalità sociali, sanitarie o culturali, nonché imprenditoriali. La Fattoria Sociale in sintesi è una impresa economicamente e finanziariamente sostenibile, condotta in forma singola o associata, che svolge la propria attività agricola proponendo i suoi prodotti sul mercato, in modo integrato con l’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio dell’inserimento sociale e lavorativo di soggetti deboli.
Nel nostro contesto territoriale va sicuramente attenzionato il potenziale produttivo che può scaturire dai terreni confiscati alla mafia, dove è possibile creare e attivare cooperative sociali impiegando giovani e soggetti svantaggiati. Si possono così trasformare le terre restituite alla collettività, in volano di un circuito economico sano e virtuoso, coltivando prodotti nel rispetto delle tipicità e delle tradizioni del territorio, applicando i principi dell’agricoltura biologica.
Quindi quella della fattoria sociale è un’esperienza che tiene insieme varie dimensioni: quella dello sviluppo di politiche di welfare territoriale efficaci, la sfida dell’ecosostenibilità, la valorizzazione culturale e agricola di un territorio, la costruzione di opportunità reali di sviluppo e crescita occupazionale.
Nell’Agricoltura Sociale, le persone provate da forme diverse di disagio, possono trovare nelle attività agricole una chance per dare significato alla propria vita.
In una società dove aumentano gli individui sotto la soglia di povertà e diminuiscono le risorse pubbliche destinate al sostegno delle fasce deboli della popolazione, cresce l’attenzione verso l’agricoltura, intesa come giacimento di risorse naturali e culturali da mettere a frutto per realizzare progetti in grado di assicurare un’esistenza dignitosa.
Queste le ragioni per le quali il dibattito attivato dal Dott. Angelo Puleo merita di essere sviluppato, alimentato e portato all'attenzione degli operatori sia del settore sociale che di quelli del settore propriamente agricolo. L'agricoltura sociale, se adeguatamente attuata, secondo i principi etici e i criteri di sostenibilità economica, può diventare un importante fattore di crescita civile e soprattutto economico del nostro comprensorio.

Michele Balistreri

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