Non è che si stava meglio quando si stava peggio?

Non è che si stava meglio quando si stava peggio?

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Il corso chiuso, con l’invito a camminare a piedi, fa vedere cose e comportamenti che talora nel caos non si guardano con la dovuta attenzione.
Per capire quasi tutto della mentalità e del carattere dei “baarioti” in questo caso,

basta fare caso sul come al mattino i commercianti dei due corsi o i loro collaboratori scopano lo spazio davanti al negozio: con attenzione, con meticolosità, con scrupolo; si accumula il terriccio, la polvere, i pezzetti di carta, i pacchetti vuoti di sigarette che diligentemente i cialtroni buttano per terra sui marciapiedi, in estate i residui del cono gelato, le cicche di sigarette, e poi alla fine con magistrali colpi di scopa si indirizzano le cicche nelle conche degli alberelli, ed il resto nella cunetta proprio sotto il marciapiedi dove vento, pioggia, ruote e scarichi di auto lo trasformeranno in informe poltiglia, che verrà dispersa ovunque.

Ho visto per caso, tempo fa, la stessa operazione fatta dai commercianti di Caltagirone, paese pur esso in Sicilia: anche lì vengono accumulati, cartine, pacchetti vuoti e cicche e poi con un altrettanto magistrale colpo di scopa passano in una paletta e da questa in un sacchetto per la spazzatura che viene riportato dentro.
Si vabbè, però, volete mettere sullo stesso piano "calatini" e "baarioti" ?
Ma va, non scherziamo.
Noi abbiamo avuto Buttitta e Guttuso ed abbiamo Scianna e Tornatore; e loro chi hanno? Luigi Sturzo? E chi era costui?


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Ci ricordava un amico che nei primi anni ’50 sindaco Silvestre Cuffaro e vicesindaco Erasmo Lo Piparo, fu emanata una ordinanza che vietava il passaggio lungo i due corsi principali , Corso Umberto e Corso Butera di greggi di capre e pecore, e di mandrie di vacche o di buoi.
Non era infrequente a quei tempi, quando il mezzo di trasporto più diffuso era il carretto, e asini muli e cavalli erano i padroni dello “stratone” e dello “stratonello”, incontrare nei corsi appunto ovini e bovini che dal pascolo andavano alle stalle e viceversa.
Bene, in seguito a quell’ordinanza successe il finimondo.
Ma come faremo- protestavano gli allevatori- che strada dovremo prendere con le nostre pecore e le nostre vacche?
Pecorai e vaccari quindi, uniti nella lotta, a marciare e a protestare contro sindaco e amministratori, che bontà loro tenettero duro.
Stesso discorso quando qualche decennio dopo, negli anni '80, fu ordinato di portare le stalle fuori dal centro abitato.


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Però bisogna aggiungere che ordinanze per rendere Bagheria più civile ne furono emanate tante anche a quei tempi; a partire da quella che imponeva ai proprietari di muli, asini e cavalli di rimuovere con apposita paletta gli escrementi che i loro animali avessero depositato lungo i corsi principali, proprio come avviene con la norma, oggi come allora da pochissimi rispettata, di riporre in un sacchetto gli escrementi dei cani.

Un’altra ordinanza riguardava l’obbligo di coprire in estate con adeguato copricapo per proteggerlo dal sole la testa dei cavalli e in generale degli animali da soma.
C’era, e funzionava, una anagrafe degli animali, cani, cavalli, pecore, mucche ecc..,che si trovava nell’attuale Via Roccaforte, e c’erano i “boiacani” (espressione dialettale con cui si indicavano gli accalappiacani, squadre di dipendenti comunali che dotati di appositi cappi, avevano il compito di catturare i cani randagi o comunque che circolavano senza museruola, e li portavano al canile comunale).

E per collegarci alla notazione della prima parte: ma una ordinanaza che obblighi i commercianti a riporre in un sacchetto la spazzatura mattutina del marciapiedi antistante il loro negozio è possibile farla, o sarebbe come qualcuno sostiene, tempo perso?

Conclusione: si stava meglio, quando si stava peggio?
Naturalmente no; eravamo solo più giovani noi.
E stando ai risultati, siamo pure cambiati poco.

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