Un viaggio lungo 26 anni: da Chinnici a Tornatore

Un viaggio lungo 26 anni: da Chinnici a Tornatore

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“Parlare ai giovani, alla gente , raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi fa parte del dovere di un giudice; senza una nuova coscienza, noi da soli, non ce la faremo mai.”

Nella gigantografia che campeggia alle spalle del tavolo della Presidenza, la foto di Rocco Chinnici e questa frase, che racchiude tutta, il personaggio: l’uomo e il giudice.
Qualche settimana prima della terribile esplosione di Via Pipitone Federico, Rocco Chinnici era stato a Bagheria.
Era stato invitato dal quel Comitato degli studenti di Bagheria e Palermo che qualche settimana prima aveva dato vita alla straordinaria marcia Bagheria-Casteldaccia, che rimane ancora oggi dopo venticinque anni la pagina più bella che le nostre comunità abbiano scritto contro la mafia.

Migliaia e migliaia di ragazzi, di uomini, di donne e bambini raggiunsero Casteldaccia, partendo da Bagheria, attraverso la strada dei valloni.
Due dei vertici di quello che l’anno prima era stato ribattezzato il triangolo della morte si davano idealmente la mano per dire un grande no alla mafia.
Poi venne l’assemblea con Chinnici nell’aula consiliare di Bagheria nel mese di maggio se la memoria non ci inganna, sempre promossa dal Comitato degli Studenti
Anche stavolta un’aula consiliare come prima non l’avevamo mai vista due–trecento persone stipate dentro per vedere, per ascoltare Rocco Chinnici.

Già allora era l’uomo cha introduceva un modo dirompente di essere magistrato: andava veramente, e fu il primo, nelle scuole, e nelle assemblee cittadine a parlare di mafia, ed a dire quelle cose che oggi formano il patrimonio della storia della magistratura e dell’antimafia.

Occorre lavorare in pool” -ripeteva Chinnici; ed era una grande novità se pensate che sino ad allora i vari giudici istruttori erano “gelosi” delle loro inchieste, (e non solo per mantenere la riservatezza delle informazioni), non comunicavano tra loro, non si “passavano” le notizie, non sfruttavano “le sinergie”; ed anche i gruppi investigativi lavoravano divisi, guardandosi talora in cagnesco.

Occorre colpire i mafiosi negli interessi e nei patrimoni”, continuava a ribadire Chinnici.
E quindi la necessità di varare , cosa che avveniva in quei mesi la legge che prese il nome dal ministro degli Interni di allora Virginio Rognoni e da Pio La torre, caduto il 30 Aprile del 1982, in una giornata che segnò l’apertura di una stagione di sangue che il 3 Settembre dello stesso anno vedeva come macabro suggello l’eccidio di Dalla Chiesa, di Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta, Russo.

Ed ancora , ed è la cosa che dopo tanti anni mi rimane ancora impressa, la forza narrativa ed il coraggio con cui descrisse proprio in occasione di quella assemblea pubblica , i processi di arricchimento di cosa nostra attraverso il traffico della droga; e proprio in una città come Bagheria, che allora come poi fu provato, ospitava raffinerie di droga e campi di sterminio

Ma Bagheria non era solo terra di mafia, di raffinerie di droga e di campi di sterminio: il 1983 rimane l’anno che, e non solo a Bagheria, avviene una straordinaria mobilitazione delle coscienze contro cosa nostra.

Attorno a Rocco Chinnici, c’era però quell’atmosfera di infausto presagio che ci fu attorno a Borsellino nel 1992 dopo “l’attentatuni” a Giovanni Falcone.
Per questo, quando si concluse l’assemblea cittadina, io allora segretario della sezione del PCI e qualche altro compagno ci avvicinammo per parlare con Chinnici.
Per fargli sentire la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, ma quasi a volere rubare, a volere fissare nella memoria per sempre, lo confesso, una sua parola, un suo sorriso, che lui con il suo volto pacioso e gli occhi chiari non lesinava.

Gli ricordammo, cosa che lui naturalmente ricordava meglio di noi, che lui era stato il giudice istruttore, così si chiamavano allora, che aveva nel 1970, ben 13 anni prima scritto una ordinanza di rinvio a giudizio per 26 tra amministratori,  politici e tecnici del Comune di Bagheria a conclusione di quella famosa indagine sul sacco edilizio di Bagheria derivante da una commissione di inchiesta che l’unica giunta e sindaco di sinistra nella storia di Bagheria , durata appena tre mesi, aveva insediato al proprio interno, dal maggio all’agosto del 1964.

Presidente era il capogruppo dei consiglieri comunisti Peppino Speciale, assessore all’urbanistica era un comunista Antonio Martorana, segretario e animatore dei lavori della commissione un altro comunista Vincenzo Drago.

Questa è la vera storia di quella commissione di inchiesta; quando si svolse il processo, si era già alla metà degli anni ‘70 erano maturati i tempi di prescrizione e tutto finì là, con grande rammarico di Rocco Chinnici, che capì e ci disse in quel maggio del 1983 che Bagheria aveva perso una buona occasione per fare pulizia.

Oggi 19 Gennaio 2009 al cinema King di Misilmeri, data che segna l’anniversario della nascita di Rocco Chinnici, un grande bagherese, Peppuccio Tornatore, che con la sua intelligenza onora la nostra terra e l’Italia intera, ha ricevuto in una giornata e in una cerimonia intensa, non retorica ma piena di significati, il premio alla legalità intitolato a Rocco Chinnici.

Come dire che un cerchio si chiude, e che i tempi sono cambiati.
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