Le spese veterinarie per curare gli animali vanno detratte

Le spese veterinarie per curare gli animali vanno detratte

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Riceviamo e pubblichiamo:
Nei giorni scorsi qualcuno si è scandalizzato perché in Aula ho presentato un ordine del giorno che impegna il governo “a valutare l’opportunità d’innalzare il limite della detrazione d’imposta relativa alle spese veterinarie
sostenute per curare gli animali da conmpagnia"
La mia iniziativa ha ricevuto il parere favorevole dell’esecutivo ma, nonostante tutto, un mio collega di partito ha avuto da ridire.

La questione che ho posto all’attenzione a suo parere è di poco conto e, perciò, non era degna di nota.
Ci sono rimasta male, ma non ho smesso di credere al valore del mio intervento.
Lo stesso giorno ho ricevuto attestati di sostegno da parte di tanti parlamentari.
Una collega dell’opposizione, con un sorriso un po’ amaro, incontrandomi in transatlantico mi ha detto: «Il mio cane è l’unico in famiglia che mi fa le feste quando torno a casa…».

Nonostante quell’inaspettata reazione d’indignazione, insomma, il mio gesto è risultato gradito ai più.
Gli animali domestici contribuiscono ad alleviare uno dei mali più profondi e diffusi della nostra società: la solitudine.
Solitudine che proprio grazie alla compagnia silenziosa, discreta e affettuosa dei nostri compagni a quattro zampe sembra più facile da sopportare.

Secondo una rilevazione Istat del 2006 le famiglie che convivono con un animale sono 8 milioni e 300mila, pari cioè al 36% delle famiglie italiane.
In particolare, le persone che vivono da sole, con uno o più animali da compagnia, sono addirittura la metà, circa 4 milioni.

Da non dimenticare, poi, il ruolo sempre crescente degli animali nella cura di molte patologie umane nell’ambito della cosiddetta pet-therapy.
Pare, insomma, tanto da essere riconosciuto dalla stessa comunità scientifica, che la vicinanza degli animali ci faccia bene, che giovi al nostro umore e alla nostra salute.
La sensibilità diffusa e crescente nei confronti degli animali è, ormai, un dato di fatto, un’acquisizione culturale che il legislatore non può ignorare nelle sue scelte politiche.

Attualmente per le spese veterinarie la legge prevede una detrazione fiscale di 387 euro a cui, non bisogna dimenticarlo, si applica una franchigia di 129 euro.
Detto limite appare troppo ridotto rispetto ai reali costi che deve affrontare chi vive con un animale d’affezione.
Per il tariffario della FNOVI, la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, solo una visita specialistica per un cane o un gatto va da un minimo di 112 euro a un massimo di 499.

Aumentando la detrazione d’imposta relativa alle spese veterinarie il governo sosterrebbe tutte quelle famiglie che già convivono con un animale domestico, incentiverebbe chi, pur volendo adottare un cane o un gatto, non lo fa perché preoccupato dagli oneri che tale scelta comporterebbe e contribuirebbe a scongiurare abbandoni e fenomeni di randagismo.

Per concludere, a tutti quelli che la pensano come il mio collega di partito dedico le parole di Maurice Maeterlinck, Premio Nobel per la letteratura nel 1911, tratte da Il mio cane: «Non dobbiamo guadagnarci la sua fiducia o la sua amicizia: è nato per essere nostro amico; quando i suoi occhi sono ancora chiusi, lui già crede in noi; prima ancora di nascere, ha già dato se stesso all’uomo».


Gabriella Giammanco
è deputato del PDL

Questo intervento è stato pubblicato sul quoptidiano "Libero" del 27/01/09
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