Il giorno della Shoàh con Isacco Levi, per non dimenticare

Il giorno della Shoàh con Isacco Levi, per non dimenticare

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La commozione prende tutti alla gola, tanti con gli occhi lucidi, qualcuno piange: sul piccolo schermo di stoffa scorrono in bianco e nero le immagini di Auschwitz, dei forni crematoi, dei corpi ischeletriti di uomini, donne e bambini.

Immagini che noi adulti abbiamo visto decine e decine di volte, che anche i ragazzi in aula consiliare conoscono, perchè sono loro che hanno preparato il video che si sta priettando.
Sono immagini alle quali non riusciremo mai ad abituarci: diceva uno degli oratori intervenuti: nel mondo animale il falco, la colomba seguono il loro istinto, ed una colomba non potrà mai diventare falco.
Solo l’uomo con la sua intelligenza e il suo libero arbitrio riesce in questa trasformazione abiette:
dall'amore assoluto, dalla totale dedizione di sé stessi, come Madre Teresa di Calcutta, alla personificazione del male e della ferocia, come Hitler. E i nomi da fare sarebbero tanti.

Siamo rimasti qualche tempo fa colpiti da una notizia, se ci pensate folle e sconvolgente: mentre Bush preparava l’invasione che di lì a qualche giorno avrebbe sconvolto l’Irak, già venivano impegnate le risorse, realizzati i progetti, selezionate le imprese che avrebbero dovuto ricostruire i ponti , le scuole e gli ospedali, che l’aviazione doveva ancora distruggere e radere al suolo; e le fabbriche d’armi tornavano a lavorare e a fare gli “straordinari”per riempire di nuovo gli arsenali di quelle armi, che nella guerra che stava per iniziare sarebbero state “consumate”.

E appena l’altro ieri l’Europa destinava fondi per la ricostruzione nella striscia di Gaza devastata il giorno prima dai bombardamenti israeliani.

Questo vuol dire solo, che troppo facilmente dimentichiamo quelle foto e quei martiri, e che quel “virus”, l’odio di razza, l’ossessione per il diverso, è ancora presente nelle nostre società.
Ma, è non sembri un paradosso, l’unico antidoto è ricordare; costringere tutti a ricordare con la forza delle immagini e delle parole, non c’è altra soluzione e altra strada.
Siamo nell’aula consiliare di Bagheria, tanti studenti dell’Istituto d’arte soprattutto, con i loro lavori, plastici, installazioni, sculture e pitture, i loro insegnanti , le autorità, il sindaco, l’arciprete, il presidente del consiglio e gli assessori, a seguire commossi, partecipi e a tratti rapiti le parole di questa figura minuta e straordinaria che è Isacco Levi, per due giorni a Bagheria, nelle scuole e con gli studenti.

Lontano parente di Carlo e Primo Levi, anche lui della tribù di Levi, una delle più antiche tribù di Israele. Ed è con un certo orgoglio che ci ricorda, che ancora oggi per leggere la Torah, il libro sacro degli ebrei nel tempio, deve essere presente almeno un componente della tribù dei Leviti.
Ottantatrè anni, ben portati, Isacco Levi, deportato con l’intera famiglia nei campi di concentramento in Germania, ha perso lassù, tredici familiari: il padre e la madre, la sorella, zii, nonni e cugini.
Ha trovato la forza per ripartire, per fare la resistenza da partigiano, per testimoniare l’intera vita la necessità di ricordare ed il valore quasi catartico della memoria.
Soprattutto tra i giovani delle scuole in tutta Italia: visito almeno ottanta scuole l’anno precisa puntiglioso.

Da ebreo trova il coraggio di criticare Israele per alcune scelte politiche ed il formarsi anche in quel paese, di una sorta di “nomenklatura” che tutela interessi di gruppi privilegiati;
si indigna , quando gli chiediamo del vescovo di osservanza Lefrevriana che ha negato l’esistenza dei campi di concentramento e dell’olocausto, sostiene che la Chiesa che pure tanti passi ha fatto sia ancora reticente nei confronti delle legittime aspirazioni degli ebrei;
e che Papa Benedetto poteva essere più chiaro nella condanna di fenomeni di antisemitismo, sempre là in agguato pronto a rinascere, come tutti i razzismi;
riconosce, anche se a malincuore che la ritorsione israeliana contro Hamas è stata forse eccessiva, per lo spettacolo che tutto il mondo ha visto, di centinaia di creature innocenti uccise o mutilate nei bombardamenti di obiettivi civili.

Alla fine conclude: “io ho marciato nelle manifestazioni per la pace da ebreo assieme ai palestinesi, perché loro hanno bisogno di noi e noi di loro; uno stato palestinese può e deve coesistere con uno stato ebraico,ed un giorno conclude citando il versetto biblico: il lupo pascolerà con l’agnello. Sarà un grande giorno per l’umanità intera”.

Grazie Isacco, della tribù dei Leviti, per le cose e gli insegnamenti che ci hai dato in questi due giorni che sei rimasto a Bagheria.

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