I flics del COINRES in orbace pallido - di M. Padovano

I flics del COINRES in orbace pallido - di M. Padovano

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Sabato 28 Marzo, ore 8.15 circa del mattino
. Bagheria, in prossimità dell’incrocia tra via Monsignor Filippo Arena (si chiama ancora così) e via Paolo Borsellino, insomma a due passi dalla centralissima via Dante. Una scena che è insolito vedere a Bagheriopoli.

Una pattuglia della Guardia Ambientale sta comminando una multa a un anziano signore che, incurante dell’ordinanza comunale in proposito (come gran parte del popolo baharioto, però) sta ‘conferendo’ i rifiuti in orario non consentito.

È appena il caso di ricordare che si può leggere ancora, stinto e mezzo strappato, su alcuni superstiti cassonetti COINRES, un avviso che stabilisce il conferimento dei rifiuti dalle ore 18.00 alle ore 24.00 ogni giorno della settimana, sabato escluso.
Devo confessare che al vedere quella scena – l’Ordine, La Legge, Lo Stato che entra nella vita pubblica di ogni cittadino e la regola, e cioè la comminazione della multa – il minimo sindacale di sensibilità da socialdemocrazia scandinava (il mito postmoderno del buon governo) che c’è in me si è inorgoglito, gonfiandosi di soddisfazione e di un sentimento, quasi appagato, di vendetta finalmente compiuta.

È durato tutto pochissimi secondi però, gioia effimera quanto poche altre. Avvicinandomi al terzetto in conciliabolo (le due Guardie più l’anziano Contravventore) mi sono presto vergognato di me stesso, e del mio inopportunamente consumato sentimento di vendetta civica. Sono riuscito, infatti, ad ascoltare qualcosa della discolpa del Contravventore, che si trincerava dietro la giustificazione (debole) di aver sempre pagato la tassa annuale, esosissima, sui rifiuti solidi urbani, e dietro la constatazione, lampante, che era un controsenso infliggere ulteriori balzelli ai cittadini già pesantemente vessati.

E non si riferiva, con gesti eloquenti, soltanto all’ammontare della tassa, ma alla intollerabile condizione igienica, allo stato di evidente abbandono delle nostre strade, delle nostre piazze, invase dalla monnezza come nel peggior incubo napoletano. E senza manco la scusa di un Bassolino qualunque al quale addossare tutte le colpe, anche quelle che non ha.

Mi sono vergognato e ho cominciato a sentirmi solidale con chi la Legge l’aveva appena, e colpevolmente, infranta. La rigidità del Protocollo applicato dalle due Guardie Ambientali – con i loro cappellini da Flics parigini e l’orbace pallido e smunto della loro divisa –, il loro rifiuto di qualsiasi approccio dialogico con il Contravventore – potevano pure spendere qualche parola di spiegazione invece che sventolargli sotto il naso il foglietto rosa della contravvenzione – mi hanno fatto pensare, con più rabbia, a tutti i miei compatrioti che la fanno franca ad ogni ora del giorno: e magari perché, a differenza del malcapitato contravventore, non scendono nemmeno dall’automobile per ‘conferire’ i rifuti, ma li lanciano, dalle macchine in corsa, con la precisione di gauchos argentini, verso le montagnole di rifiuti vari che assediano, quotidianamente, i pochissimi cassonetti superstiti.

Sono bastati pochi secondi, però per sentirmi, anche nei loro confronti (i lanciatori di spazzatura da automobili in corsa) se non solidale, compiacente. Pur non giungendo all’approvazione di quei gesti, infatti, ho cominciato a provare una sottile, pericolosa, incivile ammirazione. Sarà perché io non riesco mai a fare due cose contemporaneamente; o sarà perché, da qualche tempo, a Bagheriopoli non riesco a guidare l’automobile se non con tutte e due le mani sempre ben incollate al volante: però, ho pensato, che bravi i miei compatrioti che - slalomeggiando come nemmeno il miglior Alberto Tomba tra le voragini che si allargano e inabissano sempre più sul manto d’asfalto delle nostra strade - riescono a disegnare quelle parabole perfette, e con la mano mancina, che ‘conferiscono’ il sacchetto di monnezza in cima alla montagnola.

Che delizia! Se il lancio del sacchetto diventa sport olimpico, la formazione titolare della squadra nazionale la offrirà senza dubbio la nostra ridente cittadina!
Ovviamente, una tale consumata abilità ha una spiegazione: il darwiniano (alla faccia di Ratzinger e di tutti gli Atei Devoti che lo sostengono sul nulla) adattamento della specie locale ai limiti e alle potenzialità del territorio. Se gli angoli delle strade non scoppiassero di monnezza sarebbe stato possibile sviluppare una tale abilità? Se le strade fossero lisce e ben asfaltate, i baharioti sarebbero stati ugualmente capaci di trasformarsi, tutti, in campioni di rally?

Poi, però, mi ricordo che ho appena pagato la mia tassa annuale sui rifiuti di ben 269.00 euro; mi accorgo che ho appena scansato (in via PAPA Giovanni XXIII, per la precisione) una voragine, una Fossa Ardeatina che avrebbe fatto giustizia sommaria delle sospensioni della mia vecchia auto, e mi convinco che tali domande è più giusto girarle all’Assessore ai Lavori pubblici, al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale tutto.
I quali, probabilmente, avvezzi come sono a camminare sulle acque del Buon Governo, non hanno mai avuto modo di accorgersi delle buche che vivacizzano la circolazione automobilistica di Bagheripoli. Della monnezza, manco a parlarne.

Maurizio Padovano

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