Cronaca

Un incendio alimentato dal forte vento di scirocco sta devastando la pineta di monte Catalfano sul versante che guarda Bagheria sopra contrada Parisi.

Al momento l'interevento dei mezzi di soccorso appare lento e inadeguato in considerazione della vastità dell'incendio, scoppiato intorno alle ore 14.

Non si conoscono ancora le cause da cui sono scaturite le fiamme, ma da un sopralluogo effettuato sembra che le fiamme siano partite da un limoneto sito ai piedi della collina, completamente bruciato, dal quale pottrebbe essere partito il focolaio d'incendio; forse, ed è solo un ipotesi, per l'imperizia del proprietario che stava bruciando delle sterpaglie e legna secca.

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Le fiamme sostenute dal vento rischiano di propagarsi anche alla pineta che sovrasta l'area archeologica di Solunto, perchè il fuoco si sposta velocemente in quella direzione.

Aggiornamento delle 17,00

Diversi mezzi della forestale tra cui un'autobotte risalendo lungo la strada esistente stanno intervenendo sul fronte ovest dell'incendioe sembra che lo tengano sotto controllo. Il fronte est invece sta arrivando al Cavallo di mezzo, e qualora dovesse propagarsi potrebbe mettere in serio pericolo coltivazionie abitazioni di campagna.

Secondo informazioni forniteci dalla Forestale, su questo ramo dell'incendio difficilmente raggiungibile da uomini  e mezzi si sta provvedendo di far intervenire un elicottero.

Aggiornamento delle  17.40

Sul luogo a coordinare assieme ai tecnici gli interventi è presenta anche il sindaco di Bagheria Vincenzo Lo Meo: da qualche minuto in zona sono arrivati anche i Vigili del Fuoco, perchè è stato aumentato il grado di priorità dell'allarme incendio. Sinora nessun intervento dall'alto perchè i dodici Canadair sono tutti impegnati, così come gli elicotteri della Forestale.

Quanto sta succedendo dice Lo Meo è una cosa terribile e di una gravità enorme perchè è stato colpito il polmone verde di Bagheria.

Aggiornamento alle 18.00

Nelle operazione di spegnimento delle fiamme sta intervenendo anche un elicottero della Forestale.

Aggiornamento delle 22,00

L'incendio che dal primo pomeriggio sta distruggendo ettari di bosco tra Monte Catalfano e Contrada Parisi a Bagheria, a causa di un giro del vento ha puntato dritto su Torremuzza e Solunto a Santa Flavia.

Le raffiche di scirocco hanno alimentato le fiamme che in pochi minuti hanno distrutto ogni cosa sul loro cammino percorrendo lunghe distanze.

L'intervento di un elicottero della forestale e un pick up dei Vigili del Fuoco, grazie anche all'intercessione del sindaco Lo Meo, in prima linea insieme ai soccorritori  per spegnere il fuoco, ha impedito che le fiamme coinvolgessero le numerose case di villeggiatura della zona che erano state messe in serio pericolo dalla violenza e velocità della fiamme.

Le autobotti dei vigili del fuoco non sono potute intervenire per mancanza di strade sufficientemente larghe in quella zona collinare.

L'incendio è poi penetrato nella zona archeologica distruggendo la pineta; mentre scriviamo c'è ancora un'autobotte dei vigili del fuoco che tenta di soegnere gli ultimi focolai.

 

Beni per un valore di 210 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica – Sezione Misure di Prevenzione.

Il sequestro di beni è la risultante di una complessa ed articolatissima attività di indagine svolta dal Gruppo Investigazione sulla Criminalità Organizzata - GICO - del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo su delega e sotto la costante direzione della locale Procura della Repubblica, concernente presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della grande distribuzione alimentare.

Interessato dal provvedimento è un imprenditore palermitano di 59 anni, Giuseppe Sammaritano, già indagato, tra il 2008 ed il 2009, per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita (aggravato dal favoreggiamento mafioso) e condannato nel 2007 per favoreggiamento, anche per le sue molteplici e radicate relazioni con l’organizzazione mafiosa (in particolare, con le famiglie della “Noce”, di Torretta e di Carini), emerse dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e da alcuni “pizzini” sequestrati al boss Lo Piccolo Salvatore, il cui contenuto è stato poi riscontrato attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali svolte dai finanzieri.

A carico dell’imprenditore, vi sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Calogero GANCI, il quale lo ha definito come persona “vicina” alla famiglia mafiosa del quartiere palermitano della Noce, avendo posto a disposizione di questa le proprie attività imprenditoriali, nel 1995, per il reimpiego di oltre 300 milioni delle vecchie lire di provenienza illecita.

Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Briguglio, per il quale l’imprenditore, che aveva intessuto rapporti di natura illecita con soggetti del mandamento di Pagliarelli, nel periodo di transazione dalla lira all’euro aveva consegnato a esponenti di spicco di Cosa Nostra, per il “cambio”, ben 500 milioni di dubbia provenienza.

L’interessamento della famiglia mafiosa di Carini per le attività economiche dell’imprenditore è emerso, invece, dal contenuto di alcuni pizzini rinvenuti in possesso di Salvatore Lo Piccolo all’atto della sua cattura.

In uno dei messaggi, vi era infatti il chiaro riferimento all’acquisizione da parte dell’imprenditore di alcuni immobili ed alla corresponsione a “Cosa Nostra” di 200 mila euro a titolo di mediazione.

Dalle investigazioni è complessivamente emerso che l’imprenditore ha cercato ed ottenuto la protezione mafiosa per acquisire nuove posizioni di mercato, pagando l’organizzazione criminale per il servizio fornitogli.

Le complementari indagini patrimoniali svolte dalle Fiamme Gialle del G.I.C.O.., corroborate successivamente da una consulenza contabile disposta dalla Procura della Repubblica, hanno evidenziato poi che l’originaria società con la quale l’imprenditore, nei primi anni 90, ha iniziato la sua attività presentava valori di bilancio irrisori o addirittura negativi.

Del successivo autofinanziamento (per ben 7 miliardi delle vecchie lire tra il 1995 ed il 2000) non è stata riscontrata alcuna provenienza dalla contabilità societaria e tali notevolissime risorse sono risultate assolutamente sproporzionate ed incoerenti rispetto ai redditi dichiarati dall’imprenditore e dai componenti il suo nucleo familiare.

I beni di cui il Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione, ha disposto il sequestro, del valore stimato in 210 milioni di euro, consistono in 6 società operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi e prodotti per la casa ubicate in Palermo e Carini, 6 terreni in Palermo e Partinico, 36 fabbricati di diversa tipologia ubicati in Palermo, Partinico, Trappeto e San Vito Lo Capo, due autovetture di grossa cilindrata, modello Mercedes e Audi e disponibilità finanziarie per circa 7 milioni di euro.

 

Fonte Ufficio Stampa Guardia di Finanza

I Carabinieri della Compagnia di Termini Imerese hanno realizzato un servizio straordinario volto a contrastare a vario titolo i reati contro il patrimonio, contro il porto abusivo di armi nonché l’uso di sostanze stupefacenti e l’abuso di alcolici.

I controlli effettuati hanno permesso di deferire in stato di libertà, tra gli altri, un soggetto residente nel comune di Bagheria, sorpreso alla guida in stato di ebbrezza alcoolica ben al di sopra del limite legalmente consentito.

All'uomo è stata ritirata la patente di guida

 

Fonte Ufficio Provinciale Stampa dei carabinieri

Promette di essere un vero pozzo senza fondo la vicenda dei bandi sui grandi eventi che erano diventati monopolio di un gruppo di aziende della comunicazione  manovrate, secondo l'accusa, da Fausto Giacchetto, oggi indagato per corruzione e turbativa d'asta.

In un articolo di martedì 10 luglio  il quotidiano  la Repubblica  scrive che l'indagine avrebbe avuto una forte accelerazione dalla collaborazione con gli inquirenti dei due principali dipendenti di Giacchetto, entrambi indagati, ed uno dei quali è il bagherese Angelo Vitale, titolare anche di alcune delle società che avrebbero fatto parte del "cartello".

Sarebbe stata anche la loro disponibilità a collaborare con la Guardia di Finanza e i giudici che conducono l'indagine e  che data  da oltre un mese,  che ha consentito di  dipanare sinora solo in parte una matassa molto imbrogliata.

Messi di fronte alla prospettiva di essere coinvolti in pesanti accuse o di dare una mano all'inchiesta definendo anche il loro ruolo e le loro responsabilità , i due principali collaboratori di Giacchetto non avrebbero avuto dubbi, decidendo di dare così  all'indagine quell'apporto decisivo che ha consentito la svolta.

Sono soprattutto quei 600.000 euro in contanti che fanno pensare agli inquirenti che oltre i viaggi, le cortesie a luci rosse, la disponibilità di garconniere, siano stati posti in essere piccoli e grandi episodi di corruzione vera e propria, uno dei quali documentato in una intercettazione.

Ed anche la segretaria di Giacchetto sarebbe indagata per una serie di telefonate e di sms che appena qualche giorno prima delle perquisizioni e dei sequestri di denaro e gioielli aveva scambiato con il suo principale, e che dagli inquirenti sono state giudicate finalizzate all'obiettivo di cancellare le tracce, in particolare i dati contenuti in un hard disk posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanaza ed ora sotto la lente di ingrandimento dei magistrati.

Ed il fronte della collaborazione si allarga: stasera il sito on line Livesicilia.it da notizia di un funzionario dell'Assesorato al Turismo e di un imprenditore che sarebbero pronti ad essere ascoltati dai magistrati per fornire le informazioni in loro possesso, così come il sen. Vincenzo Galioto dell'U.D.C, uno dei politici tirati in ballo, avrebbe chiesto, tramite il suo avvocato, ai due p.m. che coordinano l'inchiesta Maurizio Agnello e Gaetano Paci, di essere ascoltato.

Intanto entro la fine della settimana il GIP Castiglia si dovrà pronunciare sulla richiesta degli avvocati di Giacchetto, Fabrizio Biondo e Giovanni Di Benedetto, di revocare il provvedimento di sequestro di denaro contante, orologi di marca e gioielli avvenuto su una cassetta di sicurezza nella titolarità della cognata di Giacchetto.

C'è grande fibrillazione nel mondo della politica regionale soprattutto alla vigilia di una campagna elettorale in cui  qualcuno dei protagonisti politici eccellenti di questa storia rischia di restare azzoppato prima ancora che la corsa per palazzo d'Orleans cominci.

foto: livesicilia.it

 

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