Cronaca

L'incendio si è verificato durante la notte scorsa in via Dante davanti agli uffici della Serit di Bagheria.

Nessun allarme però  è immediatamente scattato e l'incendio si è, probabilmente per carenza di materiale infiammabile, autoestinto.

Solo nella mattinata di oggi mercoledì 25 aprile, la volante della Polizia in un normale giro di perlustrazione ha notato l'ingressodella Società di riscossione delle imposte annerito.

Nessun intervento quindi dei Vigili del Fuoco.

La Scientifica sta ancora nella tarda mattinata effettuando i rilievi, anche se non sembrano esserci dubbi sulla natura dolosa del gesto; sono ancora visibili a terra vistose macchie nerastre dovute al materiale infiammabile utilizzato per dare vita all'incendio che ha lasciato segni vistosi sulla saracinesca di accesso al locale dove viene ricevuto il pubblico.

L'episodio fa il paio con una serie di atti intimidatori, verificatisi nei mesi scorsi a livello nazionale, nei confronti del Direttore generale di Equitalia cui sono stati recapitati nell'ultimo periodo misssive con inquietanti e minacciosi segnali.

Sarebbe un errore liquidare il fatto, che per fortuna non ha arrecato danni agli abitanti del condominio, come un atto di teppismo.

Non è pertanto solo un problema di ordine pubblico, ma è sintomo di un disagio sociale sempre crescente sul quale è opportuno che si concentri l'attenzione delle forze politiche anche locali che hanno il compito di amministrare questa città.

 

Un bagherese e un complice, in un box adibito a deposito di attrezzi agricoli nel centro cittadino, avevano ideato un ingegnoso sistema per truffare Sky, Mediaset ed altri canali a pagamento: muniti di pc, Sky card o Mediaset premium, decoder e altro "decrittavano" il segnale delle pay per view di un abbonamento regolare in modo da renderlo visibile "in chiaro"  e poi tramite internet veloce lo passavano a loro utenti che a costi bassi, con "abbonamenti" di appena 15-20 euro potevano accedere a servizi molto più costosi  offerti da Sky o Mediaset.

E' stata la Guardia di Finanza di Bagheria con  l'operazione "Card Sharing", coordinata dalla Procura di Palermo, che è riuscita a smascherare i due truffatori; con una indagine abbastanza complessa  attraverso gli indirizzi IP, trovati nel box dell'ideatore della truffa, si  è riusciti a risalire anche  a quanti usufruivano illecitanente dei servizi pay tv.

Sono 57 le persone coinvolte nell'operazione: presso cinquanta abitazioni di utenti connessi al sistema sono state effettuate perquisizioni da parte della GdF, con il supporto del Gruppo di Polizia Tributaria, nel corso delle quali sono state rinvenuti particolari modelli di decoders (dream box) direttamente collegati alle reti Internet, da cui prelevavano il relativo segnale trasmesso dagli organizzatori della frode.

Uno dei soci aveva l'incarico di selezionare persone cui venivano intestati gli abbonamenti regolari, pagati con carte prepagate intestate a persone ignare, da cui veniva prelevato il segnale: solo alcuni di costoro erano al corrente dell'uso illecito che veniva fatto della card loro intestata.

Tutti i soggetti, sia i 55 utenti che l'organizzatore del sistema e il suo complice, sono stati denunciati all'Autorità giudiziaria per il reato di "promozione e utilizzo per fini fraudolenti di apparati idonei alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato", reato punibile con una reclusione sino a tre anni.

Per il procacciatore d'affari è scattata anche la denuncia per "circonvenzione d'incapace " per avere falsamente intestato ad un soggetto diversamente abile sia l'abbonamento che una "posta pay".

Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati 31 decoder tipo "dream box", 2 modem, 2 pc, 1 server, 103 smart card riprogrammabili, 26 smart card Sky, 5 card Mediaset premium, e 1 programmatore per Smart card

 

 

Porticello 20/04/2012 - Le nuove norme in materia di pesca imposte dal Decreto Legislativo n° 04/2012 relativo alla pesca e acquacoltura, hanno mietuto le prime “vittime”. 

Gli uomini della Guardia Costiera di Porticello, guidati dal Tenente di Vascello Silviamaria Malagrinò, hanno dato esecuzione al nuovo decreto, procedendo ad un capillare controllo in ambito portuale degli attrezzi da pesca imbarcati sui pescherecci porticellesi.

Dopo aver proceduto al sequestro di una rete di tipo” strascico” in quanto difforme alle normative impartite dalla comunità europea, gli uomini del locale Circomare, hanno proceduto al controllo di un unità da pesca, iscritta a Porticello, che deteneva a bordo, in maniera visibile attrezzi da pesca autorizzati ma non utilizzabili in questo periodo di pesca.

alt

I militari, incuriositi dell’anomalo contesto, hanno proceduto ad un controllo del peschereccio sollevando le tavole del fasciame e ispezionando locali opportunamente occultati. Durante il controllo è stata riscontrata la presenza di 4.000 metri di rete di tipo “spadara”, vietata sin dal 2001, e “ferrettara” difforme alle caratteristiche previste.

Le reti sono state poste sotto sequestro e al capobarca C.P. di anni 63 è stato elevato verbale amministrativo per 4.000 euro. I controlli si protrarranno nei giorni a seguire anche in considerazione della sempre stringente procedura di infrazione che potrebbe pendere sull' Italia nel caso in cui tali sistemi di pesca non vengano del tutto aboliti.

Dall’inizio dell’anno sono già numerosi i sequestri eseguiti dalla Guardia Costiera porticellese che hanno riguardato oltre la detenzione di rete illegale, il controllo della filiera di pesca al fine di evitare l’immissione di prodotti in cattivo stato di conservazione o provenienti da altri paesi non comunitari e venduti in maniera fraudolenta come prodotti locali, un esempio per tutti la presenza sempre più costante sulle nostre tavole del pangasio che,  importato come prodotto congelato dal Vietnam, viene venduto per fresco quale filetto di persico, o in certi casi di altri specie ancora più pregiate.

Per ogni tipo di informazione sulla filiera di pesca e sui prodotti ittici la Guardia Costiera è sempre disponibile a fornire informazioni finalizzate a una sempre maggior tutela del consumatore.

 

foto in alto: il porto peschereccio di Porticello; foto a destra: il Tenente di vascello della Guardia Costiera Silviamaria Malagrinò, Comandante del Circomare di Porticello.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno dato esecuzione ad un provvedimento di “Ordinanza di Custodia Cautelare” in carcere, emesso dal G.I.P. di Palermo su richiesta della locale D.D.A. (indagini coordinate dal Proc. Agg. DE FRANCISCI Ignazio e dai Sostituti Procuratori Lia SAVA, Antonino DI MATTEO, Marzia SABELLA e Calogero FERRARA), nei confronti di:

. LO GERFO Francesco, Misilmeri 06/10/1961;

. FALLETTA Mariano, Misilmeri 04/03/1958;

. MESSICATI VITALE Antonino, Palermo 18/04/1972 (di fatto latitante);

. POLIZZI Stefano, Palermo 16/04/1955;

. GANCI Vincenzo, Palermo 30/09/1966.

Tutti ritenuti appartenenti a “Cosa Nostra” ed accusati di “associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni”.

I destinatari del provvedimento sono vertici ed affiliati a “Cosa Nostra” del Mandamento mafioso di “MISILMERI”.

Contestualmente all’esecuzione, si è provveduto a:

- notificare un’informazione di garanzia, per i medesimi titoli di reato, a carico dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale di Misilmeri, CIMO’ Giuseppe (Palermo, 09/05/1964), il quale avrebbe agevolato la locale consorteria mafiosa nell’aggiudicazione di alcuni appalti;

- eseguire una serie di perquisizioni domiciliari nei confronti di altri indagati.

GANCI Vincenzo, uno dei destinatari del provvedimento, è attualmente candidato al Consiglio Comunale di Palermo nella lista civica “Amo Palermo”, di area politica riferibile al P.I.D., in sostegno al candidato sindaco CARONIA Marianna (nel corso delle indagini, quale consigliere di circoscrizione di Palermo in atto, ha eseguito la mediazione tra il Capo mandamento di Misilmeri e l’attuale Presidente del Consiglio comunale sempre di Misilmeri sopraccitato).

La Procura di Palermo provvederà a dare comunicazione di ogni notizia utile agli uffici competenti al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi dell’amministrazione comunale di Misilmeri.

2. Nello scenario che è emerso dalle attività della Procura della Repubblica e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Palermo:

- veniva ampiamente dimostrata la capacità pervasiva della cosca riconducibile al LO GERFO nell’amministrazione comunale di Misilmeri. In tal senso, infatti, il mandamento condizionava gli assetti politici dell’amministrazione comunale, agevolando l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale e di altri consiglieri.

- tra le attività economiche direttamente riconducibili al mandamento di Misilmeri, si contestualizzavano gli interessi illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti acclarati dalla massiccia penetrazione mafiosa all’interno del COINRES (consorzio per la raccolta dei rifiuti tra 22 Comuni dell’ATO 4) e delle amministrazioni comunali interne al consorzio, che hanno consentito di far guadagnare al LO GERFO ingenti somme di denaro attraverso un’impresa direttamente riconducibile allo stesso LO GERFO e fittiziamente intestata a terzi, che è stato sottoposta a sequestro.

3. Gli esiti delle investigazioni – sviluppate attraverso un’imprescindibile attività tecnica di intercettazione video e audio, puntualmente riscontrata anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i quali Stefano LO VERSO– hanno dimostrato:

a. che in seguito all’arresto di SPERA Antonino, 49 anni di Belmonte Mezzagno, nel corso dell’indagine Perseo, la reggenza del mandamento di Misilmeri veniva formalmente assunta da LO GERFO Francesco.

Contestualmente, veniva monitorato il transito della famiglia mafiosa di Villabate all’interno del medesimo mandamento. Il passaggio sotto l’egida di Misilmeri, dopo numerosi anni di permanenza all’interno del mandamento di Bagheria, è di straordinario valore investigativo in quanto consente di cristallizzare un profondo mutamento degli assetti territoriali mafiosi della parte orientale della provincia palermitana facendo registrare un evocativo ritorno agli assetti storici di Cosa Nostra;

b. che il LO GERFO Francesco, quale “reggente”, si è fatto carico di numerose attività tipiche dell’associazione mafiosa, gestendo sia le imposizioni estorsive sia, ad esempio, il controllo sistematico delle apparati elettronici da gioco installati negli esercizi commerciali del proprio territorio;

c. che il LO GERFO Francesco, attraverso evidenti cointeressenze con soggetti vicini e da lui manovrabili, esplicava il proprio ruolo mafioso affinché quest’ultimi ricoprissero ruoli istituzionali nevralgici come quello di Presidente e Vice Presidente del Consiglio Comunale, riuscendo ad esercitare, con l’indispensabile ausilio di GANCI Vincenzo, il controllo sul Comune di Misilmeri e, dunque, a piegare l’amministrazione comunale agli interessi della consorteria mafiosa;

d. tra gli interessi economici di Cosa Nostra, sono compresi quelli della ditta FALLETTA (fittiziamente intestata a FALLETTA Mariano ma riconducibile al LO GERFO), operante nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani, attraverso la quale lo stesso LO GERFO ha garantito e distribuito posti di lavoro presso il COINRES (Consorzio Intercomunale Rifiuti Energia Servizi, un consorzio costituito tra la Provincia regionale di Palermo e diversi comuni dell’Ato 4, Ambito Territoriale Ottimale Palermo 4) e acquisendo commesse dal Comune di Misilmeri.

In tal senso, quindi, riuscendo ad ottenere sia un ritorno economico illecito sia la possibilità di esercitare uno stringente controllo del territorio;

e. che la famiglia mafiosa di Villabate è attualmente retta da Antonino MESSICATI VITALE, già condannato per 416 bis, il quale, sotto la direzione del LO GERFO, si occupa prevalentemente delle messe a posto nel territorio di propria competenza curandone, non solo la prodromica attività di intimidazione e successiva riscossione, ma effettuando il necessario coordinamento con il limitrofo mandamento di Bagheria. In tale contesto veniva ricostruita un’estorsione realizzata dal MESSICATI VITALE in danno della sala ricevimenti “Villa Fabiana” contestualizzando, in diverse occasioni, la consegna del pizzo tra il titolare e lo stesso indagato;

f. che la famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, decimata dagli arresti e dalle condanne del procedimento cd. Perseo, ha nell’indagato BARRALE Salvatore uno dei principali punti di riferimento per il mantenimento delle famiglie di detenuti e per tutte le necessità dei sodali;

g. che la famiglia mafiosa di Bolognetta ha uno dei principali referenti in POLIZZI Stefano il quale, in stretti rapporti con LO GERFO Francesco, ha posto in essere alcune richieste estorsive riferibili alle dinamiche di Cosa Nostra;

h. le cointeressenze della consorteria di Misilmeri con i mandamenti mafiosi di “BAGHERIA”, “PORTA NUOVA”, “PAGLIARELLI”, “BRANCACCIO”, “TOMMASO NATALE”.

alt  alt  alt  alt

nella foto da sinistra: Falletta Mariano, Lo Gelfo Francesco, Polizzi Stefano, Ganci vincenzo

 

Fonte Ufficio Stampa Provinciale Carabinieri

 

VAI AL VIDEO DEI CARABINIERI DI PALERMO

Altri articoli...

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.