Bagheria: un nuovo pentito di mafia. Si sgretola il muro dell'omertà dentro cosa nostra

Bagheria: un nuovo pentito di mafia. Si sgretola il muro dell'omertà dentro cosa nostra

cronaca
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Un nuovo pentito; il quinto in meno di un anno.  Da una settimana un uomo del racket ha deciso di saltare il fosso. E di cose da raccontare ne ha parecchie. I carabinieri vigilano sui suoi familiari; il nome del neo collaboratore, sul quale vige la riservatezza, si aggiunge a quelli, in ordine di tempo di Giuseppe Carbone, Sergio Flamia, Vincenzo Gennaro e Benito Morsicato.

È stato arrestato nel blitz di inizio giugno, anche se va tenuto conto che i destinatari di mandati di cattura di giugno, ci fossero già mafiosi in galera. I carabinieri hanno dato il nome Reset all'operazione che ha "resettato" il potente mandamento in provincia di Palermo, che  peraltro sembra non sia una indagine completamente chiusa.

Pericolo di fuga di alcuni imputati, Michele Modica in particolare, e intercettazioni che lasciavano prevedere ai mafiosi che lo rivelavano in qualche intercettazione 'u malutiempu', poi puntualmente arrivato, costrinsero inquirenti e magistrati a stringere i tempi, riservandosi successivi approfondimenti di indagine nei confronti di altri indiziati di reato.

Per la mafia di Bagheria l'assenza di pentiti di peso era una sorta di motivo di orgoglio, e solo questo poteva consentire a tanti di pensare che potessero restare sempre impuniti: poi cominciarono le defezioni.

In primis fu Stefano Lo Verso, quindi Onofrio Prestigiacomo arrestato nell'operazione Perseo, che condannato a sette anni ha raccontato le cose che sapeva; quindi il casteldaccese Giuseppe Carbone che ha fatto ritrovare i corpi dei due ispano-americani trafficanti di droga, Juan Ramon Fernandez e Fernando Pimentel, da lui eliminati con la complicità  dei due fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore; seguirono Vincenzo Gennaro, lo scorso ottobre, che ha svelato i misteri della mafia altavillese una delle più dinamiche e attive nel settore del pizzo alle imprese edili, al punto che ad Altavilla, al tempo in cui comandava Nino Zarcone, era stata trasferita la sede del mandamento mafioso di Bagheria.

Ed infine Sergio Rosario Flamia con il suo lunghissimo curriculum di militanza criminale e mafiosa che risale ai primi anni '80, che ha raccontato trent'anni di storia della mafia, compresi i segreti di decine di omicidi.

Benito Morsicato, già operaio Coinres,  è solo l'ultimo che ha cominciato a  collaborare un paio di settimane fa, ed è a conoscenza  soprattutto degli episodi di violenza, incendi e danneggiamenti, legati ad estorsioni e pizzo, lo stesso argomento pare di cui sta parlando il neo pentito.

In una Bagheria “blindata” arresti e pentimenti hanno dato la scossa ai commercianti. Una quindicina si sono presentati spontaneamente negli ultimi giorni in caserma per denunciare anni di angherie. Altri venti erano stati costretti, vista l'evidenza delle prove, ad ammettere di avere pagato la messa a posto. Ora c'è chi si dice certo che il nuovo pentimento alimenterà l'effetto domino. . 

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