Sergio Rosario Flamia: punto di confluenza tra cosa nostra e servizi?

Sergio Rosario Flamia: punto di confluenza tra cosa nostra e servizi?

cronaca
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C'è un nome attorno a cui convergono vicende e filoni apparentemente lontani e diversi: la sentenza di appello al generale Mario Mori, già assolto in primo grado dall'accusa di avere favorito la latitanza di Provenzano, la vicenda inquietante della lettera, palesemente intimidatoria, fatta ritrovare sulla scrivania dell'aggiunto Roberto Scarpinato ('Lei sta esorbitando dai suoi compiti e dal suo ruolo') ed il ruolo mai del tutto chiarito dei servizi in alcune delle più drammatiche vicende siciliane ma non solo: quel nome è  Sergio Flamia, mafioso 'punciuto' solo dal 2010, ma con esperienze criminali sin dall'adolescenza,  e poi via via negli anni spietato killer di mafia al punto da confessare, nella veste di pentito, diverse decine di omicidi;  Flamia potrebbe essere, secondo una ricostruzione fatta da Salvo Palazzolo su la Repubblica di venerdì, uno strumento  di quelle forze oscure e raffinatissime che da sempre, in Italia ed in Sicilia, riescono ad influenzare il corso della storia del nostro paese.

Sergio Flamia viene arrestato nel corso dell'operazione 'Argo' nel maggio del 2013, assieme a Gino Di Salvo, capo dellla famiglia e del mandamento di Bagheria, e ad altri accoliti con i quali taglieggiava commercianti e imprese del mandamento di Bagheria. 

Alla fine di ottobre Flamia si pente e la sincerità del suo pentimento deriverebbe anche dal fatto che ha confessato decine di omicidi compiuti da solo o con altri complici nel territorio da Palermo verso la provincia: ancora i verbali di queste dichiarazioni non sono stati resi noti, e sicuramente si riferiscono a storie relativamente 'vecchie', la guerra di mafia del 1989 per esempio, in cui, nell'arco di due mesi, tra il 29 marzo e il 31 maggio furono uccisi  ben otto esponenti della famiglia mafiosa di Bagheria, ed in cui Flamia oltre che se stesso coinvolgerà sicuramente mafiosi ormai condannati all'ergastolo o irrimediabilmente compromessi, gente già cunsumata, insomma

Nelle carte dell'indagine c'è però un dettaglio già noto, e cioè  che sin dal 2009 Sergio Flamia collaborava con l'AISI, il servizio segreto civile, e che questa collaborazione viene interpretata dagli inquirenti come una prodromica volontà di smetterla con il malaffare e la delinquenza.

Nessun approfondimento sulle vicende di cui si rende protagonista Flamia vengono però fornite sul periodo in cui il mafioso collabora con i servizi: quali informazioni abbia dato e  quali servigi abbia reso, a parte di un incontro di mafia svoltosi alle porte di Bagheria  alla presenza di Pino Scaduto ed altri mafiosi palermitani, e per la cui soffiata avrebbe ricevuto 150.000 euro, come lo stesso Flamia ha dichiarato.

La notizia invece assolutamente nuova è che i contatti con i servizi siano proseguiti anche dopo il suo arresto e addirittura durante il periodo successivo al pentimento, fatto anomalo come sottolinea Palazzolo, perchè nei primi sei mesi successivi alla decisione di un mafioso di collaborare sono vietati contatti non 'istituzionali'.

Pare - scrive Palazzolo - che su questi rapporti proseguiti sino a qualche mese fa tra Palermo e Bagheria e addirittura dentro un carcere, la Procura con Scarpinato stesse conducendo accurate indagini.

Peraltro nel periodo della collaborazione Flamia ha il tempo di essere arrestato, dicembre 2008 operazione Perseo, di girare tra le carceri e poi nel 2012 tornare libero, per continuare nella sua attività: ma quale è realmente ormai la sua attività ? mafioso di rango o quinta colonna dentro cosa nostra?

L'altro dettaglio che ha fatto pensare ad un intervento a gamba tesa dentro le vicende della trattativa stato-mafia è la dichiarazione che Flamia si lascia  sfuggire su Luigi Ilardo, ucciso nel 1996 , che avrebbe segnalato un summit cui avrebbe partecipato Provenzano nella zona di S.Giuseppe Iato, soffiata secondo l'accusa volutamente trascurata dagli inquirenti ( e di quì l'acccusa a Mori di aver favorito la latitanza del padrino), 'Si diceva di lui che era un confidente', lo tenevamo a distanza', fa mettere a verbale il pentito bagherese, andando così a minare la credibilità delle testimonianze di quest'ultimo e indebolendo inevitabilmente le tesi dell'accusa.

Quanto questa dichiarazione sia stata spontanea, o maieuticamente fatta emergere, non è dato sapere.

In effetti, una lettura attenta delle intercettazioni dell'operazione 'Argo' lascia trapelare qualche dettaglio che può far pensare che Flamia parlasse sapendo di essere intercettato, e che quindi parlasse, in qualche modo, a futura memoria.

Flamia nel periodo di collaborazione con i servizi non commette più gravi reati: si limita a controllare e organizzare e ad esercitare dietro le quinte il suo incarico che è  di fatto quello di vicecapomandamento, ma non esce da Bagheria dove ha l'obbligo di soggiorno, non esce la sera e non partecipa ad attentati e raid punitivi perchè dice ' io non ho problemi, ma mi dispiacerebbe farmi beccare per una sciocchezza'. Così manda sempre altri a minacciare, incendiare o riscuotere il pizzo.

altFato sta che delega agli uomini di mano intimidazioni, minacce ed altro riservandosi un ruolo dirigente, di vicecapo della famiglia: ma probabilmente qualche errore lo compie, per esempio quando, come risulta dalle intercettazioni parlando con Gino Di Salvo gli chiede se è possibile avere un contatto con Matteo Messina Denaro, ricevendo una risposta possibilista.

Quella richiesta così diretta e perentoria  aveva indotto qualcuno a sospettarlo di doppio gioco ? o forse si era sentito 'posato' dai servizi? fatto sta che nelle ultime settimane prima dell'arresto Flamia è ossessionato dall'idea di potere essere ucciso, e non solo per l'antica ruggine con i fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore,(che saranno arrestati qualche giorno dopo 'Argo' come responsabili della eliminazione dei due ispano-americani Fernando e Pimentel), che lo ritenevano responsabile del delitto del proprio genitore, Ninu 'u carabinieri', consumato il  23.05.1989 davanti al bar Aurora di Bagheria.

Aveva elevato, e di molto, come lui stesso rivela, i livelli di allerta e vigilanza ed accolse quasi come una liberazione l'arresto 

Ampiamente giustificata quindi la domanda di fronte all'episodio Scarpinato, che non è stato certo compiuto dall'ultimo dilettante: ma chi è veramente Sergio Rosario Flamia?

Angelo Gargano