Ridimensionate in Cassazione le accuse per alcuni degli arrestati nell'operazione Reset

Ridimensionate in Cassazione le accuse per alcuni degli arrestati nell'operazione Reset

cronaca
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I vari Tribunali da quello delle libertà a quello del riesame, sino alla Cassazione stanno ridimensionando in parte le pesanti accuse che erano state contestate in sede di notifica di ordinanza di custodia cautelare ad alcuni imputati dell'operazione Reset del 4 giugno scorso.

Già il Tribunale del riesame, ed ieri è venuta conferma dalla Cassazione, aveva provveduto ad annullare la contestazione del reato di 'associazione mafiosa' nei confronti di Franco Pipia, (difeso dall'avvocato Salvatore Priola), che era stato pertanto rimesso in libertà, e di eliminare l'aggravante di essere stato il capo della famiglia di Bagheria per Nicola Greco.

Sempre nella stessa istanza di giudizio era stato Carlo Guttadauro a vedere cancellata l'accusa di associazione mafiosa, fermo restando l'episodio di estorsione che gli viene contestato; e proprio l'altro ieri per motivi di salute ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Ieri è stata la volta della Cassazione che nei confronti di Comparetto Giuseppe, considerato secondo l'accusa capomafia di Ficarazzi, e nei confronti del quale di recente è stata elevata l'accusa di concorso in omicidio, erano venuti meno già al riesame un episodio di estorsione di cui era stato vittima l'arch. Gianni Trovato ( la Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura), mentre per il secondo episodio la stessa Cassazione ha annullato con rinvio il provvedimento; è rimasta in piedi per Comparetto la contestazione del reato di associazione mafiosa.

Comparetto era difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Salvatore Priola.

Ma il provvedimento più clamoroso è stato quello che ha riguardato Nicola Greco, secondo l'accusa 'a testa i l'acqua', cioè il vero capo-mafia,  che ha visto annullata con rinvio, per difetto di motivazione,  l'accusa che gli era stata rivolta di appartenenza all'associazione mafiosa.

A difendere Greco c'erano gli avvocati Angelo Barone e Salvatore Priola.

nella foto Giuseppe Comparetto