Il Tribunale da ragione alla bagherese Rosaria Scorsone: fu malasanità il tubo scordato nell'addome

Il Tribunale da ragione alla bagherese Rosaria Scorsone: fu malasanità il tubo scordato nell'addome

cronaca
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Era stata una Via Crucis durata diciotto mesi quella di Rosaria Scorsone, la signora bagherese che il 7 luglio del 2008 aveva partorito presso il Buccheri La Ferla, dopo due maschi ed una femmina, Zaira, la quarta figlia della coppia bagherese, lei casalinga, il marito Pietro Giglio, muratore; vero che si era trattato del quarto cesareo  effettuato in emergenza per la rottura dell'utero, però l'esito dell'intervento, secondo la direzione dell'Ospedale Buccheri La Ferla, dove la donna era stata ricoverata, era stato 'positivo'.

Nelle  settimane  e nei mesi seguiti al parto, la donna continuava però a manifestare lancinanti dolori all'addome, ma al Buccheri dove era tornata per essere visitata, un gastroenterologo l'aveva rassicurata; ma la situazione continuava a peggiorare al punto che Rosaria si era convinta di avere un tumore.

Non era così: ed è all'Ospedale Civico dove la donna si reca per l'ennesimo controllo che da una visita e da esami più approfonditi viene fuori la verità: durante il cesareo un operatore aveva dimenticato nell'addome della paziente un tubo di drenaggio di 43 cm; era questa la vera causa dei suoi disturbi.

All'Ospedale Civico, a diciotto mesi dal parto, il 7 gennaio del 2010, Rosaria era stata sottoposta quindi sottoposta ad un nuovo intervento chirurgico per la rimozione del corpo estraneo dalla zona pelvica.

Al tempo la vicenda della coppia bagherese aveva suscitato parecchio scalpore e la loro storia era andata a finire su giornali e siti online.

 La coppia si era allora rivolta all'avvocato Gaspare Affatigato, ed era scattata  la denuncia presso la Procura per malasanità, denuncia che diede origine a due inchieste, una interna dell'ospedale ed una della magistratura.

Qualche giorno fa la V Sezione penale del Tribunale di Palermo ha riconosciuto a distanza di cinque anni le ragioni della difesa, esposte in sede di giudizio dall'avv. Affatigato, ed  ha condannato il Dott. Di Cara Leopoldo, all'epoca in servizio presso il Buccheri La Ferla di Palermo, per il reato di lesioni colpose dovute ad evidente negligenza ed imperizia medica, ad una pena di 3 mesi.

Il Tribunale, infatti, ha accertato che era stato il Dott. Di Cara ad avere colpevolmente lasciato parte del tubo di drenaggio all'interno dell'addome della paziente, la quale ha sopportato inconsapevolmente la presenza del corpo estraneo per circa 18 mesi.

Il Tribunale ha altresì disposto il diritto al risarcimento del danno in favore della sig.ra Scorsone Rosaria, da quantificarsi in separata sede.

Soddisfazione per l'esito della sentenza è stata manifestata sia dal  difensore che dalla famiglia della donna.

 
 

 

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