Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Prima Parte)

Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Prima Parte)

cronaca
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E' la domanda che si continuano a porre i cittadini di Bagheria e del territorio, ma non solo.

Alcuni nomi, quattro o cinque, Antonino Mineo, Mimmo D'Agati, Mimmo Toia (da poco scomparso) e figli, oltre a Gian Luca Maria Calì, che ha fatto da battistrada, e Giuseppe Sciortino, il piccolo imprenditore che si è tragicamente tolto la vita lo scorso anno, soffocato dalla situazione debitoria cui non fu estranea l'imposizione di pizzo e condizioni capestro, sono già venuti fuori; ma molti dei titolari di attività imprenditoriali prese di mira sono ancora poco noti al grande pubblico.

Pensiamo di fare cosa utile ripercorrendo il lavoro certosino degli investigatori e dei giudici inquirenti che sono riusciti ad intrecciare una rete di riscontri, nella quale gli accusati di appartenere all'organizzazione mafiosa 'cosa nostra', sono stati catturati.

Non possiamo dire esattamente chi siano i 36 imprenditori che hanno rotto il muro del silenzio ed hanno iniziato a collaborare con la giustizia denunciando i loro estortori, ma sappiamo che non è difficile arrivarci con un ragionamento deduttivo; si può inoltre ragionevolmente ritenere che siano stati tutti o quasi gli operatori economici che hanno confermato le accuse rivolte ai loro aguzzini, e così sembra essere anche da qualche mezza ammissione fatta da chi ha indagato.

L'ordinanza parla di una cinquantina di episodi di pizzo o estorsioni documentati, e considerando che un solo imprenditore può essere stato oggetto anche di più di una estorsione 'documentata', è appunto presumibile che dei 36 di cui si è parlato, siano la quasi totalità ad avere collaborato.

Un segnale importante da valorizzare, al di là delle motivazioni, che possono essere state anche di mera opportunità, che hanno spinto questa gente a riconoscere di essere stati oggetto di imposizioni e soprusi.

Come è inevitabile che sia, nella zona di Altavilla e Ficarazzi prevalgono le aziende legate all'edilizia, ma ci sono anche altre realtà economiche influenti; a Santa Flavia ad essere nel mirino deli estortori sono sate le attività economiche legate soprattutto alla commercializzazione all'ingrosso e al minuto del pesce, mentre a Bagheria c'è di tutto: dagli esercenti attibità edilizie, ai bar, ai supermercati ecc.....

Sono tre essenzialmente le 'fonti' da cui sono state individuate le attività soggette al pizzo: i due pizzini ritrovati, dagli operatori della Compagnia dei Carabinieri di Bagheria all'interno di un casotto nella disponibilità del 'milicioto' Rizzo Giovan Battista, e che con una decisione rivelatasi vincente, furono semplicemente fotocopiati e rimessi al loro posto per non pregiudicare il prosieguo delle indagini; l'apporto, in certi casi decisivo, per confermare le intuizioni investigative, dei collaboratori di giustizia da Stefano Lo Verso a Sergio Flamia e Vincenzo Gennaro e più di recente Antonino Zarcone, sino ai 'minori', Onofrio Prestigiacomo, Benito Morsicato, Giovanni Lo Piparo, sino al semplice dicharante Raffaele Purpi.

Ed infine gli imprenditori che stanchi delle vessazioni si sono presentati spontaneamente o presso i Carabinieri di Bagheria o presso il Nucleo investigativo provinciale.

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FACCIAMO  PARLARE  L'ORDINANZA  DELL' OPERAZIONE   RESET 2

Verranno riportate, divise in schede per singola vittima, una serie di estorsioni commesse in danno di imprenditori, commercianti e liberi professionisti bagheresi.

Tali reati hanno trovato conferme significative sia dalle dichiarazioni di Flamia Sergio Rosario e di Gennaro Vincenzo sia, soprattutto, dalle numerose conferme delle vittime dei reati.

Le vittime, mai come in questo momento, si sono mostrate ben disposte a raccontare anche gravi fatti illeciti commessi a loro danno da pericolosi sodali della tàmiglia mafiosa di Bagheria, infrangendo il muro di omertà che per tanti anni ha oppresso il territorio bagherese.

Tale importantissima inversione di tendenza lascia veramente ben sperare ed è la dimostrazione che un'efficace e costante azione repressiva, congiunta ad un accresciuto "sentire comune", creano i giusti presupposti per recidere il vincolo mafioso, anche in un territorio difficile come quello del mandamento di Bagheria.

Sì elencheranno, qui di seguito, le singole estorsioni, commesse sia in epoca attuale dai nuovi referenti mafiosi bagheresi, sia nel passato, dai vecchi capimafia ora detenuti. Sì vedrà come in molte occasioni le vittime del passato sono le stesse di oggi e che sono cambiati solamente gli autori
delle "messe a posto" ma sono rimaste immutate sia le tecniche che le parti offese.

Quelle che riportiamo sono naturalmente delle sintesi.

1) L'attività estorsiva in danno di Imburgia Gioacchino amministratore unico della "Eurocostruzioni S.p.A" commessa da Mineo Gioacchino, Zarcone Antonino, Modica Michele cL 55 detto "l'Americano", Bartolone Carmelo, Di Salvo Giacinto e Lipari Nicola.

Imburgia Gioacchino è l'amministratore unico della s.p.a. "Eurocostruzioni" che opera nel settore del!' edilizia.

........Il sig. IMBURGIA, convocato dalla P.G. a giugno del 2013, ha inteso raccontare, con dovizia di particolari, gravissimi fatti estorsivi che hanno coinvolto la sua impresa da tanto tempo. La testimonianza del! 'imprenditore, recentemente, è stata confermata in toto da Flamia Sergio Rosario il quale, oltre ad autoaccusarsi di episodi estorsivi in danno della ditta, ha confermato perfettamente tutti gli elementi precedentemente riferiti dalla vittima.

Nel corso delle dichiarazioni la vittima riferiva di essere da lungo tempo oggetto di continue richieste estorsive da parte della mafia bagherese e, nello specifico, ricostruiva che era stato oggetto di una prima attività estorsi va, intorno agli anni 2003-2004, ad opera di Mineo Gioacchino detto Gino, all'epoca dei tàtti sottoposto alla misura dell'obbligo di dimora in Santa Flavia (PA), al quale aveva consegnato la cifra di ottomila euro in tre soluzioni, a fronte della cifra di quindici mila euro richiesti dal Mineo a titolo di "pizzo", per la realizzazione di circa trenta villette avvenuta in quel periodo in Santa Flavia,

Nell'anno 2006, durante la costruzione di alcune unità immobiliari in via Consolare nr.28 a Santa Flavia (P A), aveva subito due intimidazioni che aveva provveduto a denunciare ai Carabinieri della locale Stazione.

- verso la fine dell'anno 2007, Zarcone Antonino propose di vendere due villette ad un suo amico di Palermo che indicava in Di Marco Giuseppe, il quale svolgeva la professione di commerciante di polli. Questi richiese, altresì, la realizzazione di altre opere edilizie accessorie quantificate in una spesa di circa 60.000,00 euro. Questa somma di denaro non fu mai corrisposta dal Di Marco.

In altra occasione Flamia Sergio Rosario gli richiedeva, a titolo di estorsione, di corrispondere 1.500 euro per ogni appartamento che stava costruendo all'epoca in via Catania ad Aspra, frazione del Comune di Bagheria (PA). Nello specifico gli appartamenti in costruzione erano dodici, quindi la cifra da corrispondere sarebbe stata di diciotto mila euro.

Questi sono solo alcuni degli episodi estorsivi riferiti da Imburgia Gioacchino.

2) L'attività estorsiva in danno di Gagliano Giuseppe Maria, per il cantiere di Bagheria- via De Spuches, ad opera di Di Salvo Giacinto.

Il 21.05.2013 l'imprenditore Gagliano Giuseppe Maria sporgeva formale denuncia circa una attività estorsiva commessa ai suoi danni da Flamia Sergio Rosario.

Nelle sommarie informazioni rese agli inquirenti da Gagliano Giuseppe Maria nel marzo del 2014 vengono confermate le attività estorsive a carico dell'imputato ed emerge in maniera chiara la responsabilità di Di Salvo Giacinto per l'estorsione in danno di Gagliano Giuseppe Maria in particolare: in epoca antecedente al mese di maggio dell'anno 2011, in Bagheria, Di Salvo Giacinto costringeva l'imprenditore Gagliano Giuseppe Maria ad avvalersi per i lavori di movimento terra di una ditta riconducibile al Pretesti Francesco, genero del Di Salvo Giacinto, così ottenendo un ingiusto profitto con altrui danno.

3) L'attività estorsiva in danno di TOIA Domenico commessa da EUCALIPTUS Nicolò, MORREALE Onofrio, MINEO Gioacchino, SCADUTO Giuseppe, FLAMIA Sergio Rosario, TRAPANI Giovanni, LEONFORTE Atanasio Ugo, MEZZATESTA Giovanni, LO VERSO Stefano, COMPARETTO Giuseppe e RASPANTI Francesco.

La vittima si è recata spontaneamente il 24 giugno 2013 a riferire alla Procura le vicende estortive di cui era stato fatto oggetto a partire dalla fin degli anni '80.

Considerate le straordinarie concordanze fra quanto dichiarato dai TOIA con le propalazioni dei collaboratori di giustizia Flamia Sergio Rosaio e Lo Verso Stefano, emerge che alcuni fra i più importanti uomini d'onore del mandamento mafioso di Bagheria, sin dalla fine del decennio '80 fino alla data odierna hanno esercitato una costante, oppressiva e devastante "pressione" estorsiva nei confronti di Toia Domenico.

 E' stata la storia estorsiva più riferita dai media e data la complessità di questa vicenda ne riferiremo a parte

4) Le richieste estorsive commesse in danno di Sciortino Giuseppe da Liga Pietro, Pretesti Francesco, Flamia Pietro Giuseppe detto "il porco", Lauricella Salvatore detto "u scintilluni". L'estorsione in danno di Sciortino Giuseppe commessa da Flamia Giovanni Pietro "u cardiddu" e Guttadauro Carlo. La tentata estorsione commessa da Provenzano Giorgio, Lo Piparo Salvatore, Li Volsi Luigi e Di Salvo Giovanni.

SCIORTINO Giuseppe era un imprenditore edile, titolare della ditta "EDIL WORK S.a.s.". Dalle indagini é emerso che l'imprenditore Sciortino era da lungo tempo sottoposto a richieste estorsive per vari lavori che aveva effettuato nel comprensorio bagherese.

Sono state però le sommarie informazioni rese dalla vittima a chiarire le più recenti richieste di "messa a posto" subite dall'imprenditore: lo Sciortino, infatti, coraggiosamente e disinteressatamente ha dichiarato di essere stato vittima di richieste di pizzo.

il 20 marzo 2014, Sciortino Giuseppe si toglieva la vita, impiccandosi ali 'interno di un magazzino di sua pertinenza, sito a Bagheria in via Carlo Alberto dalla Chiesa nr. 77. Tale gesto estremo, su cui sono in corso indagini da parte della Compagnia Carabinieri di Bagheria, è verosimilmente legato, oltre che alla situazione di difficoltà economica, anche dallo scoramento derivante dalle pressioni continue di cosa nostra bagherese ed alle continue ingerenze criminali nella vita della sua azienda.

5) La tentata estorsione in danno di Bartolone Gregorio e l'estorsione in danno di Martorana Silvestro: Speciale Francesco, Bartolone Carmelo, Lipari Nicola.

Le sommarie informazioni rese da Bartolone Gregorio confermano le ipotesi investigative.

 6) L'estorsione in danno di Lucchese Carmelo e Lucchese Maurizio per i supermercati "CONAD" di Bagheria commessa da Di Salvo Giacinto. L'estorsione in danno di Lucchese Carmelo per il supermercato "CONAD" ubicato a Palermo in corso Finocchiaro Aprile commessa da ignoti autori palermitani con l'intermediazione di Mineo Gioacchino detto Gino.

Quanto asserito dal collaboratore Flamia Sergio Rosario è stato pienamente confermato dalle vittime del reato che hanno indicato, nelle sommarie informazioni del 12.03.2014, in Gino Di Salvo il loro esattore e nell'ammontare di duemila euro, corrisposti a Pasqua e Natale di ogni anno, a partire dal 2011 fino ad arrivare all'ultimo pagamento di Pasqua del 2013, il danno patito.

7) L'estorsione in danno di Albanese Giacinto commessa da Scaduto Giuseppe.

Albanese Giacinto, da poco defunto, era un imprenditore bagherese che ha operato per decenni nel settore del commercio ortofrutticolo. Egli è stato vittima di estorsione sia quando la reggenza del mandamento era affidata a Giuseppe Scaduto che, in seguito, con la gestione di Di Salvo Giacinto.
L'attività estorsiva in suo danno è stata ricostruita sia da Flamia Sergio Rosario ma, ancor prima, da Prestigiacomo Onofrio, che con Albanese aveva anche un rapporto di parentela.

Giuseppe Albanese, il figlio del defunto Giacinto, nelle sommarie dichiarazioni ha sostenuto che il padre non gli aveva mai parlato di essere stato oggetto di fatti estorsivi, mentre i pentiti Flamia e Prestigiacomo, parlano di una richiesta di 10.000 euro e di un pagamento di 5.000 euro.

 

8) L'estorsione in danno di Scuotto Massimo, Fucarino Rosaria. Fucarino Anna Rosa. proprietari della sala bowling di Bagheria ubicata in via Angiò nr. 113, commessa da Scaduto Giuseppe, Di Salvo Giacinto.


La società "STAR LIGHT s.r.I."285 gestisce da molti anni la sala bowling di Bagheria ubicata in via Angiò nr. 113.Il collaboratore Flamia Sergio Rosario indica la sala bowling di Bagheria come esecizio sottoposto ad estorsione fin dai tempi della reggenza del mandamento mafioso bagherese da parte di SCADUTO Giuseppe che aveva imposto il pagamento ai proprietari dell'attività di seimila euro da corrispondere sia a Natale che a Pasqua di ogni anno, poi portati a 7.000.

Il legale rappresentante Scuotto Massimo, il 20.03.2014 in sede di sommarie informazioni conferma che la società ha sempre pagato a soggetti non identificati da sempre un pizzo non inferiore a 1.000 e non superiore ai 3.000 euro ogni anno.

9) L'estorsione in danno di Lanzafame Nunzio commessa da Di Bella Gioacchino Antonio.

Lanzafame Nunzio, dal 2002/2003 sino al 2008, si occupava della gestione clandestina delle scommesse, in una sala di Bagheria, il cui proprietario era Ginestra Francesco che, a suo dire, era all'oscuro della sua attività illegale. Lanzafame era stato costretto per anni da Di Bella Gioacchino  Antonino a versare una quota mensile, a titolo di estorsione, di circa 1.000 euro.

In sede di sommarie informazioni la risposta di Lanzafame alla domanda se abbia mai subito estorsioni è inequivocabile: "Se ben ricordo, intorno agli anni 2000-2002, elargivo mensilmente la somma di 1000 curo a Di Bella Nino per la mia attività di scommesse ippiche."

10) L 'estorsione in danno di Gagliano Domenico commessa da Di Salvo Giacinto detto Gino.

GAGLIANO Domenico è rappresentante legale della ditta "GAGLIANO LEGNAMI S.R.L." con sede a Bagheria in via Nicolò Machiavelli nr. 11 A. Flamia Sergio Rosario indica nel corso della sua collaborazione, nel verbale del 07.02.2014, la predetta attività di vendita di legname come esercizio subordinato al pagamento del "pizzo" in occasione delle festività pasquali e natalizie di ogni anno.

Flamia, inoltre, individua l'esattore delle somme, variabili tra i cinquemila e i settemilacinquecento euro in ognuna delle due occasioni annuali, in Di Salvo Giacinto detto Gino, precisando che questi riscuoteva materialmente il maltolto anche ai tempi della reggenza del mandamento da parte di Pino Scaduto.

L'imprenditore Gagliano Domenico, sentito a sommarie informazioni in data 14.03.2014, ha confermato pienamente la ricostruzione dei fatti resa dal collaboratore, aggiungendo alcuni dettagli di cui ovviamente solo lui, in qualità di vittima, poteva essere a conoscenza. GAGLIANO ha dichiarato di aver corrisposto nel corso di ogni anno, in occasione delle festività natalizie, a Di Salvo Giacinto una somma di denaro ammontante massimo a cinquemila euro e che negli ultimi anni, spesso, Di Salvo ha effettuato senza pagare dei prelievi di materiale dall'azienda che poi venivano per il loro valore scomputati dall'estorsione totale.

Gli altri componenti della società hanno ribadito di non avere ricevuto mai richieste estorsive, nè di esserne venuti a conoscenza.

.........CONTINUA

 

 

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