Chi sono i commercianti che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (seconda parte)

Chi sono i commercianti che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (seconda parte)

cronaca
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Proseguiamo nella pubblicazioni di stralci dell'Ordinanza dell'Operazione Reset due da cui si evince la posizione dei vari imprenditori assoggettati ad estorsioni e pizzo.

11) L'estorsione in danno dei fratelli Giammanco Giacomo e Domenico, soci della sala scommesse di via Città di Palermo di Bagheria, commessa da Flamia Sergio Rosario e Gagliano Vincenzo.

I fratelli GIAMMANCO sono cugini di Gagliano Vincenzo. Prima del Natale del 2012, Giammanco Domenico, avendo problemi con un cliente fastidioso e violento e perfettamente conscio del rapporto intimo che intercorreva fra il cugino Gagliano Vincenzo e Flamia Sergio Rosario, si era rivolto al cugino per ottenere protezione. Sergio Flamia ha riferito di aver risolto il problema dei Giammanco, rimproverando il cliente molesto e, al fine di ricevere un compenso, ha incaricato Gagliano Vincenzo di chiedere, prima delle feste, un "pensiero per i bisognosi". Flamia riferiva che poco dopo Gagliano gli consegnava la somma di 1.000 euro corrisposti per i carcerati dai cugini Giammanco.

In sede di sommarie informazioni i fratelli Giammanco hanno ammesso solo parzialmente quanto sostenuto dal Flamia;ambedue i fratelli hanno inoltre riferito che, grazie all'intervento del cugino, il cliente non aveva dato più fastidio. Domenico Giammanco ha inoltre raccontato della richiesta di soldi, effettuata prima delle feste da Gagliano Vincenzo (" lo faccio con le lacrime negli occhi", gli disse testualmente,) il quale gli aveva riferito di essere stato incaricato da terze persone e che i soldi erano da considerarsi un "contributo" per la famiglia mafiosa di Bagheria.

Incontrando il cugino Vincenzo dopo qualche tempo ebbe però riferito "'mi ha detto Sergio che fino a quando c'è lui, scordatevi tutte cose".

Domenico Giammanco ha quindi concluso di non aver dato soldi a titolo di estorsione al cugino Gagliano Vincenzo, e sentendo quanto riferito da Flamia commenta "rimango allibito in quanto io non ho mai elargito alcuna somma a titolo di estorsione. Non vorrei che tale somma fosse stata versata a mia insaputa da mio cugino Gagliano Vincenzo".

 

12) L'estorsione in danno di Tripoli Francesco commessa da Bartolone Carmelo, Graniti Vincenzo e Di Salvo Giacinto,

Questo il racconto di Flamia Sergio Rosario: "Sì. Questo Franco Tripoli è un costruttore di Bagheria, che aveva fatto delle costruzioni o stava facendo delle costruzioni non so dove di preciso e Gino Di Salvo gli aveva mandato a Camelo Bartolone per la messa a posto". Il Tripoli avrebbe promesso poi ad un intermediario "che appena cominciano a vendere, dice, mi farà avere a me quello che vi deve fare avere e ve li faccio avere".

Fino a quando è sparito Carmelo Bartolone, questo discorso era chiuso così. Quando Carmelo Bartolone non si è saputo più che fine ha fatto, Gino Di Salvo mi manda a me da questo intermediario per avere informazioni a che punto era questo discorso. Dici ma io già ci cunsignavu, dici ...mi sembra che aveva detto due assegni per un totale di importo di 5 mila euro a Carmelo Bartolone,....., ma che effettivamente questi soldi non sono arrivati né a me né a Gino Di Salvo, sono soldi.. uno dei tanti che Carmelo Bartolone, prima di sparire, si è portato via.


Tripoli Francesco ed il figlio Andrea, sentiti a SIT hanno confermato la richiesta estorsiva  da parte di Bartolone Carmelo che aveva chiesto la consegna di soldi per "i carcerati".

Le vittime hanno però negato di aver consegnato soldi sotto qualsiasi forma al Bartolone, e di non aver cercato alcun intermediario per risolvere la faccenda.

In particolare Tripoli Andrea specifica:"Non so dove Bartolone Carmelo abbia incontrato mio padre e se ciò sia avvenuto occasionalmente o se mio padre abbia proprio ricevuto una visita del Bartolone. Posso solo riferire che mio padre si rifiutò di versare al Bartolone qualsiasi somma di denaro, primo perché la linea comportamentale della nostra famiglia è stata sempre quella di disattendere qualsiasi richiesta di ""pizzo" e poi perché il periodo economico nero del settore dell'edilizia non consente pur volendo di pagare somme di denaro anche per questi illeciti motivi."

13) La tentata estorsione danno di Mineo Giuseppe, commessa da Bartolone Carmelo, Flamia Sergio Rosario, Provenzano Giorgio e Di Fiore Giuseppe M

 Mineo Giuseppe è un imprenditore che opera nel settore dell'edilizia, ed è  il gestore di fatto della ditta "GIMEL S.R.L.".

Le dichiarazioni di Flamia Sergio Rosario hanno permesso di evidenziare che il Mineo è stato oggetto di "interessi mafiosi" in relazione ad un lavoro che la sua ditta stava realizzando nel territorio di Castelbuono, rientrante nel mandamento mafioso di San Mauro Castelverde/Madonie.

Nello specifico è emerso che Maranto Antonio Giovanni e Scola Antonino Maria, uomini d'onore della famiglia mafiosa di Polizzi Generosa, su incarico del loro capo mandamento Bonomo Francesco di San Mauro Castelverde, si erano rivolti al FLAMIA per indurre il Mineo a "mettersi a posto" per un lavoro dì ristrutturazione che l'imprenditore stava realizzando a Castelbuono.
Flamia  ha riferito di non aver provveduto a parlare direttamente con il MINEO e che, a seguito del suo arresto, non aveva saputo se l'imprenditore avesse pagato.

La vittima, oltre a confermare integralmente le dichiarazioni di FLAMIA ed a definire le responsabilità del FLAMIA stesso e, di conseguenza, dei suoi interlocutori MARANTO, SCOLA e BONOMO, ha permesso di dimostrare che l'attività estorsiva non si è interrotta con l'arresto del FLAMIA ed è proseguita attraverso l'opera di altri due soggetti, di cuì sì è già parlato ed il cui ruolo attuale in Cosa nostra bagherese è adesso ben chiaro: Provenzano Giorgio e Di Fiore Giuseppe.

II Mineo, infatti, ha riferito che la pressione estorsiva nei suoi confronti, prima gestita da Provenzano Giorgio per conto di Flamia Sergio Rosario, adesso è condotta da Di Fiore Giuseppe che dimostra, in continuità con il passato, di essere l'attuale capo della famiglia mafiosa di Bagheria e che, in tale veste, si preoccupa di onorare gli impegni presi con gli uomini d'onore di altre famiglie mafiose.

Nelle sommarie informazioni rese il 14.03.14, Mineo alla domanda degli investigatori “Come intende comportarsi in relazione alle richieste estorsive da leì subite?

E Mineo risponde in maniera chiara ed inequivocabile: "Io non ho assolutamente intenzione di dare questi soldi a nessuno ma vi confido di aver paura. Mi
riservo comunque di tenervi costantemente aggiomati sull'evoluzione delle vicende che mi riguardano.( ... )

14) La tentata estorsione in danno di Canzoneri Giuseppe commessa da Bartolone Carmelo.

Canzoneri Giuseppe nel 2012, aveva acquistato un immobile a Bagheria, aggiudicandosi un'asta giudiziaria.

Flamia Sergio Rosario riferiva cbe Bartolone Carmelo, nella sua qualità di capo decina della famiglia mafiosa di Bagheria, aveva avvicinato il Canzoneri chiedendogli, quale "messa a posto" per l'acquisto effettuato, la somma di euro 5.000.

Stava nascendo una ‘tragedia’ perché a Flamia veniva riferito da Gino Di Salvo, pare imbeccato da Giuseppe Di Fiore, che il Canzoneri aveva già versato 3.000 euro a Bartolone quale anticipo della somma richiesta; e questo mandava il Flamia su tutte le furie; ma in un incontro a facci vista veniva fuori che in realtà il Canzoneri si era solo impegnato a consegnare in tempi brevi i tremila euro cosa che nei fatti non era ancora avvenuta.

Questo episodio provocò un forte attrito tra Sergio Flamia e Carmelo Bartolone, tant’è che a conclusione del ‘confronto’, Il Flamia, comunicava a Canzoneri di considerarsi esonerato dal pagamento e di far riferimento, per il tratto a venire, al suo referente Di Fiore Giuseppe. Bartolone, ritenendosi vittima di una "tragedia" ordita da Di Salvo Giacinto e da Di Fiore Giuseppe, chiedeva spiegazioni che poi non riceveva anche perché si dava alla fuga temendo per la sua vita.
Sentito a sommarie informazioni Canzoneri Giuseppe ammetteva tutte le contestazioni, confermando integralmente quanto riferito da Flamia Sergio Rosario e permettendo di contestare la tentata estorsione a carico di Bartolone Carmelo

15) L'estorsione in danno di Padovano Francesco Paolo commessa da Bartolone Carmelo.

Padovano Francesco Paolo è un commerciante di mobili bagherese. Flamia Sergio Rosario ha riferito che Bartolone Carmelo, nel periodo natalizio del 2012, si era presentato dal Padovano per chiedere la "messa a posto per i carcerati" e che il Padovano, risentito, gli aveva consegnato qualche giorno dopo la somma di 300 euro, precisando nel contempo al Bartolone che doveva considerarlo quale regalo a titolo personale, lamentandosi poi della richiesta con il suo amico Greco Nicolò (ora defunto n.d.r.)

Sentito a sommarie informazioni il Padovano confermava integralmente le dichiarazioni di FLAMIA sul conto del Bartolone, ammetteva di intrattenere ottimi rapporti personali con Greco Nicolò e con tutta la sua famiglia ma non esplicitava la circostanza di essersi rivolto al Greco per riferirgli della richiesta di Bartolone.

16) L' estorsione in danno di Molinaro Salvatore commessa da Di Salvo Giacinto, Flamia Sergio Rosario, Girgenti Silvestro e Bartolone Carmelo. Il ruolo di Mineo Francesco

Molinaro Salvatore è un grosso commerciante di Bagheria che gestisce il noto bar denominato "Bacio".

Dopo l'esecuzione dei fermi del 5 giugno 2014 Molinato Salvatore ha reso importanti dichiarazioni che confermano il ruolo nella vicenda di Mineo Francesco.

Che detto esercizio commerciale fosse stato oggetto di "attenzioni criminali" era già emerso nella informativa di ‘Argo’. Il 25.02.2013, infatti, Molinaro Salvatore presentava una denuncia nei confronti di tre ignoti malfattori, di cui uno armato di pistola che, dopo averlo minacciato, sì impossessavano della somma in contanti di circa 7.000,00 euro.

Dopo la collaborazione con la giustizia, nel corso delle sue dichiarazioni, Flamia Sergio Rosario riferiva che il Bar Bacio versava la quota di pizzo per Natale e per Pasqua già ai tempi in cui la famiglia di Bagheria era retta da Scaduto Giuseppe.

Dopo l'arresto di Scaduto, avvenuto nel dicembre del 2008, il titolare del Bacio Bar non aveva versato più la consueta rata del pizzo.

Di Salvo Giacinto, allora, in epoca antecedente al Natale 2012 o a Pasqua 2013, decise di costringere nuovamente il titolare dell'esercizio a pagare e, a tale scopo, incaricò Bartolone Carmelo di avvicinare il titolare Molinaro Salvatore al fine di convincerlo a pagare.

Dopo un'iniziale predisposizione positiva, è intervenuto nella trattativa il suocero del Molinaro, che ha opposto una secca resistenza alle insistenze del Bartolone, addirittura mandandolo via in malo modo.

Il Di Salvo, allora, conscio del fatto che i titolari del Bacio Bar nel passato erano "stati messi a posto" da Mineo Francesco, fratello del capo mafia detenuto Mineo Gioacchino detto Gino, incaricava Flamia Sergio di "lasciare un segnale" al titolare del Bar per indurlo a rivolgersi, di sua iniziativa, al suo referente storico Mineo Francesco.

Effettivamente Flamia incaricava Girgenti Silvestro di apporre una catena con un catenaccio nel cancello dell'abitazione del suocero del Molinaro e, a seguito di tale messaggio, effettivamente, il Molinaro ed il suocero si sono rivolti a Mineo Francesco, ricominciando a consegnare a questi 3.000 euro a Natale e 3.000 a Pasqua.

I soldi, ritirati direttamente dal Mineo, non confluivano nella cassa della famiglia ma, seguendo le disposizioni del Di Salvo, venivano destinati al sostentamento del detenuto Gino Mineo.

Sentiti a sommarie informazioni Molinaro Salvatore, ammette le 'visite' di Bartolone e Girgenti ed alla domanda "Lei ha mai pagato denaro a titolo estorsivo per l'attività da lei gestita?" così risponde "No, non ho mai pagato. Ho intuito dal comporamento di BARTOLONE e GIRGENTI, conoscendo il primo per i suoi trascorsi giudiziari, che c'era la volontà di richiedermi delle somme, però non ho mai prestato il fianco ad alcuna richiesta da parte loro."

Mentre il suocero alla domanda :"Questo ufficio è a conoscenza che la ditta gestita da suo genero e di proprietà di sua figlia, è stata sottoposta a richieste estorsive, lei può riferire se ciò risulta a verità?" risponde "Confermo che mai nessuno è venuto alla predetta attività a chìedere denaro. A Bagheria, la prima volta che ho sentito parlare di pizzo, è stato quando hanno arrestato a Carmelo Bartolone tanti anni fa."

Successivamente avviene il rinvenimento del pizzino delle 'estorsioni' ad Altavilla Milicia dove il nome "BACIO BAR" è riportato anche nel primo "pizzino" nella disponibilità di Rizzo Giovan Battista, pizzini fotografati da personale del Comando Compagnia Carabinieri di Bagheria (P A) il 28.02.2014. Tale importante rinvenimento indica l'attualità della vicenda estorsiva che vede come vittima Molinaro Salvatore.

Le dichiarazioni rese da Molinaro conseguenti alla Operazione Reset uno, laddove in occasione di una sua precedente escussione il Molinaro aveva negato di aver pagato somme a titolo di pizzo a Mineo Francesco, dopo gli arresti del giugno 2014, il Molinaro confermava pienamente le dichiarazioni di Flamia, ed ha ammesso il verificarsi dell'estorsione in tutti i suoi particolari.

17) L'estorsione in danno di Spanò Angelo, commessa da Di Salvo Giacinto, Lauricella Salvatore e Flamia Sergio Rosario

Spanò Angelo è un imprenditore edile che opera nel settore da circa 25 anni. Egli è soprannominato "Bonolis" ed è stato indicato come vittima di estorsione sia da Flamia Sergio Rosario sia da Lo Verso Stefano.

Spanò era già stato vittima di estorsione da parte di Morreale Onofrio e Di Fiore Giuseppe. Tale estorsione venne già contestata nell' ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nr. 3779/2003 RGNR ODA e nr. 1855/2004 RG. GIP (Grande Mandamento), nella quale la vittima ammetteva dì aver subito richieste estorsi ve da parte della famiglia mafiosa di Bagheria.

La più recente vicenda estorsìva ìn danno di Spanò era già emersa nell'ambito delle indagini "Argo" ed era stata ricostruita im una infomativa del 15 Gennaio 2013.
L'incrocio delle attività investigative con le dichiarazioni di Flamia Sergio e le dichiarazioni della vittima, hanno permesso dì accertare che Spanò Angelo, nel periodo antecedente al Natale del 2012, ha versato alla famiglia mafiosa di Ficarazzi, all'epoca capeggiata da Lauricella Salvatore, la somma di euro 5.000.

Il denaro, materialmente riscosso da Di Salvo Giacinto, è stato poi destinato in parte al sostentamento dei familiari del detenuto Zarcone Antonino.

Al fine di chiarire in via definitiva il contesto estorsivo, la P .G. sentiva in qualità di persona informata sui fatti, Spanò Angelo, il quale confermava di essere stato sottoposto ad estorsione da Di Salvo Giacinto proprio per un lavoro da lui condotto a Ficarazzi. La somma estorta e le modalìtà di riscossione combaciano perfettamente con tutta la ricostruzione dei fatti effettuata dal collaboratore di giustizia e già carpita dalle precedenti intercettazioni.

18) L'incendio del! 'abitazione dell'ing. Trovato Giovan Battista ed il sequestro di persona di Day Anand Sookdin ad opera di Comparetto Giuseppe e Bartolone Carmelo

Trovato Giovanni Battista è un architetto di Aspra che negli anni '90 ha ricoperto l'incarico di capo ufficio della Sezione Urbanistica del Comune di Bagheria, quando ali' epoca era capo ufficio Tecnico Giammanco Nicolò.

Sia Flamia Sergio Rosario che Lo Verso Stefano hanno concordemente riferito che Bartolone Carmelo, Comparetto Giuseppe e Ficano Massimiliano, detto Massimo,366 nel 2004 hanno incendiato l'abitazione deli'Ing, Trovato dopo aver sequestrato ed imbavagliato il cameriere presente all'interno.
LO VERSO Stefano riferiva, inoltre, il movente del grave reato: un contrasto fra il Trovato, che nel passato aveva ricoperto il ruolo di capo ufficio urbanistica del Comune di Bagheria, ed il capomafia Eucaliptus Nicolò.

Questi quindi avrebbe dato disposizioni a suo genero Morreale Onofrio, all'epoca saldamente a capo del mandamento Bagherese che ha incaricato
dell'incombenza i tre suoi fidati collaboratori Bartolone, Comparetto e Fricano.

Secondo Lo Verso era "Era un contrasto nato per una casa che aveva fatto acquistare a un altro soggetto questo Trovato, però il particolare non lo so,
ma era un contrasto che aveva con Nicola Eucaliptus. Questo nel 2004, questo evento successe nel 2004."

Da accertamenti presso la BB.DD. SDI, veniva rintracciata la denuncia presentata dallo stesso Trovato Giovanni Battista in data 23.03.2004 presso la Compagnia CC di Bagheria; nell'occasione riferiva che in data 22.03.2004, tre individui dopo aver cosparso di liquido infiammabile l 'intero appartamento sito in Bagheria-Aspra, corso Baldassare scaduto nr.ll O, di sua proprietà appiccavano il fuoco, distruggendolo parzialmente.

I responsabili penetravano all'interno del medesimo, e dopo aver minacciato con un coltello puntato alla gola il domestico, lo privavano della libertà personale, bloccandolo con del nastro adesivo agli arti inferiori, superiori, bocca e occhi.

Angelo Gargano

 

 

 

 

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