Un articolo apparso sul giornale di sicilia di oggi 17 dicembre, a firma di Sandra Figliuolo descrive i dettgali delle estorsioni messe in atto a tappeto nel territorio dai clan di Porta Nuova e Bagheria.
Sotto il mirino degli estortori sono finite attività di ogni genere di Bagheria, Villabate, Casteldaccia, Santa Flavia e Bolognetta, da grossi imprenditori a piccole botteghe, anche tebaccherie, pasticcerie, pub e ferrramenta.
Sono 27 le estorsioni contestate a 19 dei fermati nell'Operazione Panta Rei, 18 delle quali consumate e 9 solo tentate.
"Sul fronte del pizzo,-dice il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, coordinatore delle indagini coadiuvato dai sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli, e Sergio De Montis,- molta strada resta da fare, soltanto in 4 infatti, di cui uno straniero, rumeno, hanno deciso di denunciare alle autorità spontaneamente le richieste di pizzo. Tutti gli altri hanno ammesso di aver subito richiesta di questo genere solo di fronte alle prove schiaccianti raccolte dagli inquirenti, sopratutto per evittare una denuncia per favoreggiamento".
A Bagheria i boss avevano preso particolarmente di mira gli appalti pubblici e lavori edili rilevanti. A Carmelo D'Amico e Pasquale Di Salvo, viene imputato una richiesta di pizzo di 30,00 euro ad una ditta impegnata nella raccolta rifiuti di Bagheria, con rate mensili da 2.500 euro e somme imprecisate ad altre due ditte dello stesso stesso settore.
X uInfini di 10,000 euro era stata la richiesta di pizzo fatta da Salvatore Scardina ad una ditta che si occupava della gestione ed erogazione dell'acqua a Santa Flavia.
Diversi anche i cantieri edili taglieggiati, ad un imprenditore edile di ficarazzi sarebbero stati richiesti 5,000 euro di" messa a posto" per la ristrutturazione di un immobile a Bagheria da D'Amico, Di Salvo e Militello.
Di Salvo e Militello avrebbero preteso, ma invano, anche il pagamento di 100.000 euro da un grosso imprenditore edile di Bagheria per dei lavori che stava eseguendo.