Il duplice omicidio alla cava di Trabia fu una vera e propria esecuzione

Il duplice omicidio alla cava di Trabia fu una vera e propria esecuzione

cronaca
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E' iniziato presso il Tribunale di Termini Imerese il processo, celebrato con il rito abbreviato per il duplice omicidio consumatosi lo scorso mese di settembre, presso la cava Buttitta di Trabia, del direttore tecnico Elio Grimaldi e il capocantiere bagherese Giovanni Sorci.

Era accaduto che Francesco La Russa, un operaio che non accettava di essere trasferito presso la cava Buttitta di Bagheria, si era recato intorno all'ora di pranzo presso gli uffici della cava di Trabia e dopo essere entrato negli uffici dove si trovavano gli sventurati Grimaldi e Sorci oltre ad una terza persona che venne risparmiata, aveva cominciato a sparare uccidendo con particolare ferocia, appunto Elio Grimaldi, 39 anni geologo e direttore del cantiere, e Giovanni Sorci, 56 anni, conosciuto come instancabile ed esperto lavoratore.

Il duplice delitto suscitò una grossa impressione per la notorietà di Grimaldi, figlio di un cancelliere del Tribunale di Palermo, e per la stima e la considerazione di cui era circondato a Bagheria il capocantiere Giovani Sorci.

In un primo momento si era addirittura pensato che il fatto di sangue potesse essere messo in qualche modo in relazione con le polemiche seguite alla indagine della procura di Caltanissetta, sul magistrato Silvana Saguto, responsabile del Settore dei beni confiscati, anche perchè la cava di proprietà degli eredi di Salvatre Buttitta era sotto l'amministrazione giudiziaria dell'avv. Gaetano Cappellano Seminara, anche lui coinvolto poi nell'indagine.

Ma questa ipotesi si rivelò del tutto inconsistente e fu lo stesso omicida a giustificare il proprio gesto sostenendo che non trovava ascolto presso i vertici aziendali in relazione al suo ipotizzato trasferimento.

Adesso nel processo dall'esame autoptico emerge un passaggio della relazione da cui viene fuori che le due vittime avrebbero ricevuto il classico colpo di grazia, laddove si scrive che i cadaveri "presentano una lesione di continuo circolare nella zona nucale". Una vera e propria esecuzione dunque.

Questo dettaglio aggrava la posizione dell'imputato che già da intercettazioni fatte dagli inquirenti aveva manifestato questa preoccupazione nei colloqui con la moglie.

Il processo si giocherà tutto sulla contrapposizione tra le consulenze psichiatriche: quella portata in aula dal p.m. Giacomo Brandini che sostiene la piena capacità dell'imputato di intendere e di volere al momento del fatto e la consulenza di parte prodotta dal difensore del La Russa, avv. F.P.Sanfilippo che invece sostiene il contrario.

 

 

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