La Procura di Milano su Calì: infondate tre denunce di minacce. Lui ribatte: sarò parte civile al processo Panta Rei

La Procura di Milano su Calì: infondate tre denunce di minacce. Lui ribatte: sarò parte civile al processo Panta Rei

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Grande scalpore sta suscitando la notizia riportata in un articolo del  Corriere della Sera, edizione di Milano, a firma di Luigi Ferrarella, che la Procura Distrettuale antimafia, ha chiesto e ottenuto dal gip Laura Marchiondelli, l’archiviazione di tre denunce sporte a Milano nel 2015 dal concessionario di automobili,  Gianluca Calì.

L'mprenditore casteldaccese nel 2011  subì davvero l’incendio di alcune vetture parcheggiate dentro la concessionaria Calicar di Casteldaccia e poi tra i 21 arrestati a Bagheria ( nell'operazione Panta Rei n.d.r.) vide alcuni degli estorsori denunciati.

E' incontestabilmente vero e documentato che Gianluca Calì  nel 2010/2011 al tempo  in cui stava per aprire la sua concessionaria Calicar  a Casteldaccia, fu reiteratamente 'avvicinato' da elementi legati ad ambienti mafiosi casteldaccesi che gli consigliavano di cambiare aria.

Poi ad apertura avvenuta ci fu l'attentato incendiario che mandò a fuoco cinque vetture.

Nel caso invece degli ulteriori fatti lamentati nel 2015 a Milano, - come si riporta nell'articolo di Ferrarella - il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari hanno valutato che le denunce non avessero «nulla a che fare» con mafia o estorsioni, ma con «fatti di assoluta normalità» raccontati in misura in parte «arricchita e contraddittoria» o in parte «palesemente falsa», in modo da «ben utilizzare i mass media» per produrre «una costante attenzione» su di sé.

Insomma Calì montava ad arte alcun i episodi normali nel tentativo di tenere accesi i riflettori sulla sua vicenda. In poche parle, secondo la procura milanese, Calì ci marciava, tant'è che ha espresso parere contrario, dopo accertamenti bancari dai quali è risultato che l’imprenditore da un lato è intestatario di vari immobili, e dall’altro (attraverso la Calicar  srl di cui è socio) è esposto per 750.000 verso fisco e previdenza, e per 1,3 milioni verso la concessionaria Ambros Saro srl che in febbraio ha ottenuto dal Tribunale un decreto ingiuntivo, alla richiesta avanzata dallo stesso Calì di 'congelare' le procedure esecutive nei suoi confronti.

E questo in relazione al fatto che Calì aveva chiesto di poter godere (come già nel caso passato del parere favorevole della Procura di Palermo) della norma di legge che sospende da un canto le procedure esecutive intentate dai creditori nei confronti delle vittime di racket o intimidazioni mafiose e dall'altro canto consente di accedere ad altri benefici economici.

L’imprenditore - specifica l'autore dell'articolo - aveva denunciato il minaccioso abbordaggio ai propri figli e alla loro baby sitter da parte di due misteriosi figuri su una Mercedes nera; e l’altrettanto minaccioso sostare muto di individui andati via a bordo di una Subaru, sulla cui targa non decriptata (e quindi ipotizzata dei servizi segreti) alcuni dirigenti di polizia gli avevano poi confidato di essere stati bloccati da un veto dall’alto.

Ciò - secondo la Procura - aveva fatto sì che, stando solo al 2016, Calì collezionasse non soltanto molti articoli di autorevoli quotidiani, ma anche segnalazioni del suo libro a «Striscia la notizia», interviste tv a «Uno Mattina», «La vita in diretta» e «Mattino 5», attestati di solidarietà da «Libera», premi come quello alla «Virtù civica-Panettone d’oro 2016» consegnatogli al teatro 'Franco Parenti', incontri con migliaia di studenti nelle scuole, e due interrogazioni parlamentari.

Gianluca Calì da parte sua senza citare esplicitamente l'articolo del Corriere della Sera pubblica stamane un post su facebook che riportiamo:

"In questi anni ho subito ogni forma di attacco, ma credo che al peggio non ci sia mai fine. Non voglio entrare nel merito perché ho sempre profondo rispetto delle idee altrui anche se non le condivido. Continuo a sentire le voci dentro di me di chi mi diceva...

Ma non lo sapevi? Cosa ti aspettavi? Ma chi te lo fa fare ? Ma perché non vai via? Come sempre rispondo con fatti e non con parole.

Io continuo a fare il mio dovere morale e civile, ancor di più costituendomi Parte Civile come persona fisica, al processo Panta Rei, avendo sempre profonda ammirazione nei magistrati e nelle forze dell'ordine e credendo fermamente in quello Stato di cui noi tutti facciamo parte."

Angelo Gargano

 

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