I retroscena del traffico di stupefacenti con centro di smistamento a Bagheria

I retroscena del traffico di stupefacenti con centro di smistamento a Bagheria

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Matteo Cracolici era l'uomo chiave del gruppo di palermitani. Forte anche dei suoi legami con esponenti mafiosi - su tutti Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni, un tempo reggenti del mandamento di Porta Nuova - avrebbe attivato l'asse della droga fra Napoli e Palermo. Era lui a gestire i contatti con i grossisti campani, a raccogliere i soldi per comprare hashish e cocaina, a fare giungere gli stupefacenti in Sicilia fino a Bagheria e infine a smerciarli nel capoluogo siciliano.

Già nel 2008 il pentito di Brancaccio, Andrea Bonaccorso, parlò dei traffici di droga di Cracolici assieme ai boss di Villabate. Un collaboratore di giustizia più recente, Salvatore Sollima del clan di Bagheria, l'anno scorso ha riferito che Cracolici “si metteva sempre a disposizione per scendere qualcosa da Napoli o Milano”.

La base di appoggio di Cracolici era una villetta all'interno di un residence in via Perez, nella frazione marinara di Aspra, come emerge dalle intercettazioni che riguardano anche gli altri palermitani arrestati, Francesco Failla e Antonino Marino. L'8 marzo 2015 i carabinieri del Nucleo investigativo monitorano “l'acchianata”, il primo viaggio di Cracolici in Campania a bordo della sua Tiguan. Ad attenderlo c'era un grossista napoletano, indicato per nome e cognome, “Francesco Greco”.

Nessuno dubbio, dicono gli investigatori, che nelle conversazioni intercettate si parlasse di droga. Cracolici e Marino parlavano di una partita di hashsih “un poco secco”, e per il quale “al Michelangelo... lo hanno messo di lato e mi vogliono dare a 1.600 con i soldi 1.950 a cridenza”. In un'altra conversazione Cracolici faceva il punto della raccolta dei soldi per compare la droga con un uomo non identificato: “... vedi che non può essere questo discorso che fino all'ultimo giorno non so che fine fanno... qua appena a questo non gli porti fino all'ultimo centesimo, già me l'ha detto, te te ne vai vuoto”.

Si parlava di migliaia di euro: “... diciassette me li ha portati sabato e sabato mi porta altri diciassette u picciriddu (sarebbe il soprannome di Failla, ndr) ... e poi manchi tu e basta”. Il 22 marzo Cracolici mostrava segnali di paura: “... dico se mi fermano qua mi fanno la festa mi smontano tutto”. Il 28 marzo le cimici registrarono il suo arrivo a Napoli e la consegna “al chiattone” di “trentamila euro”.

Nel giugno del 2015 il napoletano Giuliano Marano, pure lui arrestato ieri, si trovava a casa di Cracolici: “... portai una bomba portai un marocco lo portai io cinquecento pezze”.

Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno partiva da Napoli il carico di stupefacente, monitorato e sequestrato dai carabinieri a bordo della Skoda Fabia guidata da Francesco Battinelli, altro arrestato del blitz. Lo fermarono allo svincolo autostradale di Bagheria. Era diretto a casa di Cracolici.

La consegna tardava e capirono che qualcosa era andato storto. La conferma arrivò da Marano che aveva il compito di fare da battistrada. “Meno male che non ci hanno bloccati pure a noi devi dire qua stiamo parlando di andare pure in galera senza guadagnare un centesimo”, diceva Marano. A quel punto si diedero alla fuga.

Articolo a firma di Riccardo Lo Verso su livesicilia.it

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