Smantellato il clan mafioso di Brancaccio, 34 arresti e sequestro da 60 milioni di euro - Video delle intercettazioni

Smantellato il clan mafioso di Brancaccio, 34 arresti e sequestro da 60 milioni di euro - Video delle intercettazioni

cronaca
Typography

 Trentaquattro arresti e un sequestro da sessanta milioni di euro. Terra bruciata da parte di polizia e guardia di finanza nei confronti dei maggiori esponenti del mandamento mafioso di Brancaccio.

Una operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, fra Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria nel corso della quale sono stati messi i sigilli anche a numerose aziende e a veicoli riconducibili ad esponenti mafiosi.
Torna in carcere anche Pietro Tagliavia, capo della famiglia di Brancaccio e di Corso dei Mille, che attualmente si trovava ai domiciliari.

Tra gli arrestati c'è anche Giuseppe Lo Porto, fratello maggiore di Giovanni, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e assassinato tre anni dopo durante un'operazione antiterrorismo degli Usa da un drone. Secondo gli inquirenti Giuseppe sarebbe stato il braccio destro di Tagliavia, che dai domiciliari continuava a "governare" la cosca.

Quella dei Tagliavia è una famiglia mafiosa di Palermo coinvolta anche nelle stragi del '92 e del '93. Lo Porto avrebbe gestito il racket del pizzo.
Le indagini, portate avanti dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Palermo, hanno permesso di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio.

È stato ricostruito l’intero organigramma delle famiglie mafiose appartenenti al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascun associato e, in particolare, individuando gli elementi di vertice. Tra questi spiccano le figure di Claudio D’Amore, Bruno Mazzara, oltre a Lo Porto, tutti fidati collaboratori di Tagliavia.
E poi Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandalà, Gaetano Lo Coco incaricati del controllo delle numerose aziende, tutte intestate a prestanome, utilizzate per realizzare le frodi di natura fiscale, operazioni finanziarie che hanno permesso al gruppo di guadagnare il monopolio in Sicilia nella vendita di imballaggi industriali. Emersi anche i nomi di Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, rappresentanti della famiglia di “Brancaccio”; ed infine Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino Marino, titolati rappresentanti della famiglia “Roccella”.

Le indagini hanno permesso anche di dimostrare il totale controllo, da parte dell’associazione, di un “gruppo imprenditoriale”, distribuito su diverse regioni ma particolarmente radicato in Sicilia e Toscana.

Fonte: Gds.it 

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.