Un nuovo pentito di Cosa nostra sta parlando con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo da da qualche mese, dopo che la sua condanna a trent’anni per omicidio è diventata definitiva, nel marzo scorso, con il pronunciamento della Cassazione.
Si tratta di Emanuele Cecala, mafioso e killer di 33 anni del mandamento di Bagheria, arrestato nell’operazione "Reset" del 2014 contro boss e gregari di Bagheria e delle famiglie di Villabate, Ficarazzi, Altavilla Milicia e Casteldaccia. Cecala venne accusato da un altro pentito, Sergio Flamia, dell’omicidio di Antonio Canu, ucciso a colpi di pistola il 27 gennaio 2006 e ritrovato senza vita nelle campagne di contrada Minnulidda, fra Sciara e Caccamo.
Oggi Cecala collabora con i magistrati della Dda e, oltre a ricostruire gli assetti delle famiglie, sta parlando anche degli affari dei clan e dei segreti dei clan della provincia, Bagheria in testa. Sta facendo nomi e definendo ruoli degli affiliati. Un paio dei suoi interrogatori sono stati depositati dai pm al tribunale del Riesame nell'ambito delle indagini sui buttafuori controllati da Cosa nostra sfociate negli arresti del settembre scorso.
Alcuni degli arrestati, come ad esempio Gaspare Ribaudo e il padre Antonino, agivano su Bagheria e, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, erano organici a Cosa nostra. Una tesi che l’ultimo dei pentiti, Emanuele Cecala, potrebbe aver confermato.
Fonte; Repubblica.palermo.it