Il P.M. Di Matteo sulla scarcerazione di Michele Aiello: 'Bastava garantirgli un menù adeguato'

Il P.M. Di Matteo sulla scarcerazione di Michele Aiello: 'Bastava garantirgli un menù adeguato'

cronaca
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Continua a suscitare polemiche e perplessità la decisione del Tribunale di sorveglianza dell'Aquila di concedere a Michele Aiello, che era detenuto nelle carceri di Sulmona dove stava scontando una condanna definitiva a quindici anni, , il differimento di pena di un anno per la grave patologia di cui soffre, e cioè il "favismo", una intolleranza a fave e piselli che provoca  gravi conseguenze sulla salute del detenuto: 

«Il vitto carcerario non ha consentito un'alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza costante di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti", hanno sancito i giudici. 

E quindi l'ex imprenditore "non può rimanere in prigione, perchè esposto a serio e concreto rischio di vita o a irreversibile peggioramento delle già scadute condizioni fisiche".

La Repubblica di sabato 24 marzo nella edizione di Palermo riporta una dichiarazione del p.m. Nino Di Matteo, che fu uno dei pubblici ministeri nel processo contro Aiello e Cuffaro:"Se il motivo della concessione della detenzione domiciliare è quello che ho letto sui giornali, e cioè il favismo e l'impossibilità di dare un menù adeguato al detenuto, sinceramente non riesco a comprendere cosa sia avvenuto, e cosa abbia impedito di cambiare il menù o un trasferimento in una struttura in cui si potessero curare i suoi problemi di salute."