Il rogo di Monte Catalfano

Il rogo di Monte Catalfano

cronaca
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Inizia l’incendio, per sbadataggine o dolo, da un agrumeto abbandonato e sotto sequestro giudiziario, a ridosso della ex IDA l'azienda di derivati  agrumicoli che fu di Michelangelo Aiello,  poi aggredisce Monte Catalfano e di là alla Portella di Costa Trabia (cavallo di mezzo) e poi sino alla pineta dell’area archeologica di Solunto, andata quasi completamente distrutta.

altLe colline sono ridotte a macchie nere e gibbose con le rocce sporgenti; decine e decine di ettari devastati dal fuoco, centinaia di alberi, di specie floreali e faunistiche sono andati in fumo in un pomeriggio di tregenda, in cui il fumo è arrivato ad avvolgere i centri abitati, a creare una  insopportabile cappa caliginosa che aumentava i disagi del gran caldo, con tanta gente che osservava quello spettacolo spaventoso ma fascinatorio delle altissime lingue di fuoco che alla velocità del vento cancellavano vegetazione e animali, e tutto quanto incontravano sul loro cammino.

Il 60-70 % di Monte Catalfano, si calcola circa 150 ettari, sono andati distrutti: un habitat unico e prezioso di specie vegetali e animali è stato nel giro di qualche ora completamente cancellato, un danno ambientale incalcolabile.

Certo ci vorranno anni, ma la natura che è sempre più forte di tutto, anche delle disgrazie, ed alla fine ma chissà fra quanti anni, tornerà però a trionfare.

A noi e alla politica spetta sciogliere un interrogativo: quanto accaduto poteva essere evitato?

Anche perché assieme ad alberi e specie animali hanno corso il rischio di trasformarsi in cenere coltivazioni e residenze di campagna.

E la risposta va data esaminando due punti di vista: la tempestività e l'efficienza degli interventi in primo luogo e la cura che dovremmo porre nel bonificare tempestivamente le aree a rischio non solo sulle montagne ma anche a ridosso del centro abitato.

altCominciamo dai soccorsi: la gente che guardava da giù imprecava contro i ritardi degli interventi: però bisogna dire che ieri bruciava mezza Sicilia, e che uomini e mezzi sono stati impiegati ininterrottamente in situazioni limite, come ci dice la cronaca dei giornali di oggi.

La Forestale è intervenuta quasi subito, e già intorno alle 15.30 aveva  sul lungo fronte ovest dell’incendio due squadre di sette-otto uomini ciascuna e due autobotti; sono stati richiamati in servizio tutte le persone disponibilie tutti si sono recati a Monte Catalfano a lottare contro il fuoco, e per questo vanno ringraziati.

Certo un tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco sull'altro fronte, quello del Cavallo di mezzo, poteva  evitare che il fuoco raggiungesse Solunto e distruggesse come era avvenuto circa cinque anni fa la pineta, e mettesse in serio pericolo case di campagna e coltivazione in contrada Torremuzza, dove i rischi più gravi si sono corsi tra le 18 e le 19.

Solo dopo le 18.00 è potuto intervenire un elicottero della Forestale "sottratto" ad un opera di spegnimento nel bosco di Ficuzza, mentre per la richiesta di un Canadair eravamo gli undicesimi in Sicilia nella lista di priorità.

La disponibilità di uomini e mezzi era quella che era, ed i vigili del fuoco nella montagna di Torremuzza sono intervenuti per fortuna con un pick up nel momento più critico in maniera efficace.

D’altro canto la riduzione di risorse destinate alla cura del territorio sta avendo conseguenze gravissime; ogni anno Monte Catalfano veniva bonificato rispistinando le strisce parafuoco, e inece quest'anno gli operai bagheresi, come ci diceva qualcuno, sono stati mandati in altre zone a Casteldaccia e Altavilla; quest’anno tra l'altro, malgrado le sollecitazioni di Lo Meo, non è stato neanche possibile rinnovare la convenzione con il comune di Bagheria che prevedeva un intervento preventivo di bonifica sul Monte.

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Alcune cose però non hanno funzionato: il vascone in muratura di circa 40 mc di monte Catalfano era desolatamente vuoto per un problema di manutenzione, l'autobotte del Comune è intervenuta in un secondo momento, qualche mezzo era guasto.

Ora la Forestale avvierà come di consueto un'indagine che si concluderà con una denuncia nei confronti di ignoti, ma quanto sta accadendo quest'anno a Bagheria oltre che motivo di riflessione deve costituire oggetto di interventi specifici.

Quest'anno in almeno tre- quattro occasione questi incendi "spontanei" hanno provocato o stavano provocando seri danni: è accaduto ad Aspra dove le fiamme hanno danneggiato attrezzature e locali di un'azienda di salato, ed ancora hanno pericolosamente tenuto sotto scacco per giorni un gioiello dell'archietttura barocca come villa Valguarnera, ed in pù occasioni hanno messo in serio pericolo o danneggiato coltivazioni e residenze estive.

Questi rischi non sono più ulteriornmente tollerabili: occorre fare rispettare con la massima severità l'ordinanza che impone la bonifica delle terre incolte; questo dipende dall'amministrazione, e questo deve essere fatto.

Si parla da tempo della creazione di un distaccamento dei Vigili del Fuoco a Bagheria, ma con i tagli che tirano, non è aria.

Un’ultima considerazione riguarda il sindaco Lo Meo: sin dall’inizio si è precipitato a Monte Catalfano, e non per fare passerella: ha coordinato i soccorsi, ha dato concretamente una mano, ha speso in decine e decine di telefonate a vigili del fuoco, forestali e autorità l’autorevolezza del titolo di primo cittadino, per convogliare i soccorsi più adeguati nell’area del disastro, in una giornata particolarmente difficile.

E di questo pensiamo che la città gli debba dire un grazie.
 

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