Un ricordo di Peppino Abbate

Un ricordo di Peppino Abbate

cronaca
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Non era difficile incontrarlo lungo l'asse viario Via Dante-Mattarella, con il suo passo svelto che non conosceva soste. Ogni volta che ci incontravamo era un ricordare il passato (politico naturalmente): con quel suo periodare quasi recitativo, da attore, con pause studiate, e la battuta sempre pronta e sagace.
Era un piacere vederlo, a quasi novant'anni, lucido e sempre in forma.
Non aveva mai avuto la patente, Peppino Abbate, nè mai aveva posseduto un'automobile.

Sino ad una decina di anni fa, saliva e scendeva dal "rettifilo", dove aveva casa, anche tre o quattro volte al giorno per venire in paese, e sempre a piedi, qualunque fosse la stagione.
Neanche quando era stato consigliere tra i più votati a Bagheria o assessore si era piegato alla schiavitù dell'automobile.
Consigliere comunale lo fu a partire dal 1963, e poi sempre rieletto per sei consiliature consecutive, sino al 1993, anno del primo scioglimento.

Democristiano vecchio stampo, sincero credente ma non bigotto, aveva un argomentare infiorato di battute argute e riferimenti spiritosi, ed in qualche modo recitava: per lui, ma non era il solo, la politica era veramente servizio.
Aveva lavorato per oltre 40 anni al Distretto Militare di Palermo: e là era stato per tutti i ragazzi di leva, e di qualunque colore politico, un punto di riferimento costante: ti spiegava, ti consigliava, ti faceva un documento, ti andava a prendere la modulistica, ti guidava in quel labirinto di norme e regolamenti, dandoti informazioni, suggerimenti, consigli, e quando poteva, qualche aiuto.

Seminava Peppino Abbate, ma lo faceva perchè questo era nel suo carattere estroverso e amicone, non per il "ritorno politico", che poi comunque c'era.
E, quando arrivavano le elezioni, di fronte a personaggi che spendevano patrimoni nelle campagne elettorali, amava ripetere, ed era la verità, che a lui l'elezione costava solo un paio di scarpe nuove che gli servivano per macinare chilometri e chilometri nelle strade e nelle viuzze, nei corsi e nei quartieri, ed essere sempre tra i primi eletti.

Non è stato un grande politico, se con questo si intende un leader e una guida, però era abile affabulatore che veniva dalla vecchia scuola democristiana, ed il fatto di tessere a piedi il paese lo faceva consapevole dei piccoli e grandi problemi della gente più umile, che lui in maniera minuta, certosina, tenace, cercava di risolvere.
Era un galantuomo insomma, che alla politica e al suo paese ha dato più di quanto non abbia ricevuto.
Negli ultimi ventotto anni della sua vita, la presenza del nipote Vincenzo, era stata per lui una gioia e un dono, la vera ragione di vita.

L'altro pomeriggio al suo funerale, così quasi per gioco e per tenere in esercizio la mente, cercavamo di calcolare quanti chilometri a piedi Peppino Abbate ha potuto percorrere nella sua vita, e calcolando una media di 6-7 chilometri al giorno per 365 giorni viene fuori un numero tra 2200 e 2500 Km in un anno, che moltiplicato per 80 (considerato che da bambino non camminava tantissimo) fa circa 200.000 Km nell'arco di una vita, poco più della metà della distanza dalla terra alla luna.

Ecco ci piace pensarlo Peppino Abbate, mentre da lassù, a metà strada fra terra e luna, con il suo sorriso arguto e il suo tono spiritoso, ci saluta con la mano e ci dice: " Gli ultimi 200.000 chilometri a piedi e sono sulla luna".
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