Cultura

Dopo decenni di buio e di silenzio Casteldaccia ricorda Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia la notte del 5 agosto 1944. Il neonato Comitato "Andrea Raia" organizza una tre giorni di incontri, proiezioni e letture pubbliche per ricordare una figura importante ed emblematica protagonista di un'epoca cruciale per la storia siciliana e italiana. Una figura che rischia di finire nell'oblio e diventare uno dei tanti “martiri dimenticati” siciliani.

Tutti gli appuntamenti avranno una location d'eccezione, un luogo altamente simbolico per la comunità casteldaccese come la Torre del Duca di Salaparuta, in piazza Madrice, antico centro logistico dove prese residenza la dinastia degli Alliata e venne dato il via all'attività produttiva della Vini Corvo. Il centro del paese, in altre parole, l'inizio del suo sviluppo, il suo cuore. Un luogo che ora – acquistato e reso fruibile dal Comune – diventa luogo di memoria e racconto, autocoscienza e narrazione. 

Il “racconto pubblico” su Andrea Raia infatti è stato sempre lacunoso e stentato, anche se ad Andrea Raia era stata intitolata la sezione del PCI e poi anche una piazza in zona Nutricato.

Con questo evento si cercherà di fare un importante passo in avanti nella strada della divulgazione e dell'informazione. Perché questa è una terra che ha bisogno di verità. Di far luce sulle sue vicende recenti e meno recenti, a partire dai fatti di mafia. “Casteldaccia ricorda Andrea Raia” cercherà infatti, con due importanti incontri pubblici, di raccontare, spiegare e approfondire la figura del sindacalista ucciso del 1944 e del contesto storico in cui operava. Interverranno, infatti, Nicola Cipolla, segretario della Camera del Lavoro di Palermo nel 1944, Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre, Pippo Oddo, storico, e Adriano Sgrò, dirigente CGIL.

Ma è anche un'occasione per parlare di un'altra stagione importante ed emblematica, e anche piuttosto traumatica, della storia casteldaccese. Ovvero l'estate 1982 e nello specifico l'agosto 1982, quei giorni in cui la zona tra Casteldaccia, Bagheria e Altavilla fu ribattezzata, dalla stampa di tutta Italia, “il triangolo della morte”, per via dei numerosi omicidi verificatisi nell'ambito della seconda guerra di mafia. La chiusura delle manifestazione sarà infatti affidata allo scrittore Giorgio D'Amato, che con il suo romanzo “L'Estate che sparavano” (2012) ha raccontato quella stagione. D'Amato, insieme agli autori del blog letterario Apertura a Strappo, si esibirà in un reading in piazza Madrice in cui verranno letti e recitati numerosi passi del romanzo e altri testi sul tema.

Il Comitato "Andrea Raia" è formato da cittadini, che hanno deciso di ricordare la figura del comunista. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Casteldaccia.


CALENDARIO DELLA MANIFESTAZIONE

Casteldaccia ricorda Andrea Raia. 70 anni dopo (1944-2014)
5-6-7 agosto 2014

5 agosto
"Dall'uccisione di Andrea Raia al Comitato popolare antimafia di Casteldaccia"
Intervengono Santa Raia e Vito Lo Monaco (Centro Studi e Iniziative Culturali Pio La Torre)
Ore 18:30 Baglio della Torre Duca di Salaparuta - Casteldaccia

6 agosto
Santa Messa in suffragio di Andrea Raia e delle vittime di mafia
Ore 18:00 Chiesa madre Maria SS. Immacolata di Casteldaccia

Memorial sulle vittime di mafia
Interviene Placido Rizzotto (nipote di Placido Rizzotto)
Ore 21:30 Baglio della Torre Duca di Salaparuta - Casteldaccia

7 agosto
"Andrea Raia: prima vittima di mafia caduto in difesa dei diritti del popolo"
Intervengono Adriano Sgrò (dirigente CGIL), Nicola Cipolla (Segretario della Camera del Lavoro di Palermo nel 1944) e Pippo Oddo (storico)
Ore 18:30 Baglio della Torre Duca di Salaparuta - Casteldaccia

"(1982) Storie di Cosa Nostra: il triangolo della morte"
di Giorgio D'Amato
21:30 Piazza Madrice - Casteldaccia
 

Ciao LILLO, è strano scriverti.

Vederti spuntare...una battuta, una performance delle tue... Lo immaginiamo spesso. “Gli artisti dovrebbero avere un tempo infinito, non come i comuni mortali” lo dicevi con
L'ANIMA, purtroppo non è così.
L tua assenza ha lasciato un silenzio assordante; le tue parole e il tuo genio ci hanno condotto a soluzioni illuminanti e grazie a queste ed alle tue volontà, siamo andati avanti in
quello che era il tuo grande progetto con noi, e che da 2 anni, come d'intesa con te, E' IL NOSTRO PROGETTO.
Senza di te è stata una strada in salita, la burocrazia ha messo a dura prova il nostro spirito, sin'ora ha vinto la nostra determinazione e vincerà su ogni stanchezza e scoramento.

Il tuo sogno....la “Fondazione Lillo Rizzo onlus” dal 10 marzo è divenuta realtà.

Una Fondazione che persegue lo scopo sociale che tu desideravi: l'arte in tutte le espressioni, al servizio dei ragazzi diversamente abili.
Ripetevi spesso: per me “i veri artisti sono loro”.
Con Loro l'intesa e l'attrazione reciproca sapevano di MIRACOLO.
Questa forza attrattiva e l'intesa, erano costituite dalla tua immensa sensibilità e dolcezza.

Spesso, ANZI SEMPRE, cercavi di camuffarla dietro un atteggiamento burbero e distaccato, in realtà, era un'armatura costruita per riuscire a sopravvivere ad un sistema
sociale in cui tutto è standardizzato, assuefatto dal senso comune, dal perbenismo e dalla falsità, dove i veri artisti e gli schietti come te, non hanno vita facile.

altOggi ricordandoti partecipiamo ai tuoi estimatori ed amici che i tuoi progetti cominciano a realizzarsi, veicolati dalla Fondazione che porta il tuo nome.

La “FONDAZIONE LILLO RIZZO ONLUS” ha in dotazione opere che hanno concluso l'espressione più alta del Tuo genio, l'APICE, opere create nell'ultimo periodo della tua vita.

La Fondazione sta realizzando, con tirature limitate, la riproduzione di opere tratte da questo patrimonio.
Sarà pronta a SETTEMBRE, dalle 110 OPERE che hai voluto destinare alla fondazione, una serie di 3 cartelle con 9 litografie certificate, 3 per cartella, quelle a nostro avviso, più importanti, cariche di vita e gioia per il grande progetto che stavi organizzando e che “il nemico” come tu lo definivi, NON ha voluto regalarti i giorni per vederlo realizzato.
Queste tre cartelle segnano simbolicamente l'inizio delle attività a sostegno della fondazione.

Sono principalmente destinate ai tuoi amici ed estimatori, riprodotte in tiratura limitata da 1 a 30 per ogni opera. Una realizzazione, molto originale e degna del tuo genio. Ti siamo riconoscenti, CARO LILLO, per la stima che hai riposto in noi, affidandoci il tuo grande progetto, noi ci mettiamo tutto il nostro impegno.

Vittoria, Enza e Giancarlo
Bagheria, 05 agosto 2014

Il volume edito da ISSPE Istituto siciliano di studi politici ed economici è un racconto per immagini e poesie della frazione marinara di Bagheria, che verrà presentato nell’ambito dei festeggiamenti del Santo patrono di Bagheria sabato 2 agosto, alle ore 21.00 a piazza Monsignor Cipolla.

Alla presentazione, organizzato dai GRE (Gruppi di ricerca ecologica) l’ISSPE, Thue Cultura e dall’associazione Pro-infanzia Margherita Visconti, saranno presenti oltre all’autore, il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, l’assessore alla Cultura Rosanna Balistreri, il presidente della circoscrizione di Aspra, Gerardo Lorenzini e lo sceneggiatore Paolo Pintacuda, figlio del noto fotografo Mimmo Pintacuda. Coordina la serata la giornalista Marina Mancini.

Nell’ambito dell’evento verrà inaugurata la mostra fotografica “Aspra” che propone alcuni degli originali ripresi nel volume. La mostra potrà essere visitata anche domenica 3 agosto.

“Aspra – Album di una comunità marinara” è un salto nella storia che Umberto Balistreri compie con un attenta e circostanziata ricognizione etnoantropologica, grazie all’apporto di alcuni collezionisti.

Dal volume: “Aspra si mostra in questo album della memoria nelle sue tappe che ne sottolineano la vocazione marinara, l’abilità e la pazienza dei pescatori, la perizia degli artigiani, le barche e le scogliere, i monumenti, le case, le dimore insieme alle Pirriere e ai pirriatori”.

A corredo della presentazione del libro, la mostra fotografica è allestita in una particolare scenografia che ricorda gli strumenti e i mestieri che i pescatori d’Aspra svolgevano nei tempi addietro: una barca, “i balatuna” delle pirriere messi a disposizione dallo scultore Stefano Balistreri insieme agli strumenti di lavoro che verranno posti su piazza Monsignor Cipolla tra i cavalletti che espongono le foto d’epoca.

Un secolo e mezzo di storia e vita di Aspra è raccontato per immagini nel volume e nella mostra. Un appuntamento da non perdere per gli amanti della frazioni.


Un’Italia ferma da vent’anni su posizioni retrograde ed etnocentriche. Colpa di una politica sorda ai richiami di una società sempre più multiculturale. Una situazione che si riflette anche a scuola, dove quasi nulla è stato fatto per garantire vera integrazione e intercultura. Una riflessione per una scuola più aperta alle esigenze del reale ce la offre Giusto Catania, ex deputato di Rifondazione Comunista al Parlamento europeo (attualmente assessore a Palermo nella giunta Orlando), nel suo ultimo libro: A lezione di antirazzismo. Elogio della scuola indisciplinata, interculturale e di frontiera, Istituto Poligrafico Europeo Casa Editrice, 154 pp. 12 euro.

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Meno nozionismo e più cittadinanza attiva, è questa la ricetta per la scuola interculturale e di frontiera che Catania, nelle vesti di neo Dirigente Scolastico, delinea nel suo interessante saggio. Invece, “L’Italia manca di un’idea di scuola e mostra un proliferare di pulsioni razziste e xenofobe”.

Eppure una circolare del 1994 aveva chiaramente espresso un’apertura verso una vera integrazione in cui si legge che “ l’educazione interculturale nelle sue articolazioni costituisce la risposta educativa alle esigenze delle società multiculturali.” Circolare per lo più disattesa e poi dimenticata dalle varie riforme, in primis quella Gelmini, miranti al contenimento della spesa pubblica con tagli selvaggi e istituzionalizzazione del precariato. La scuola non può limitarsi alle nozioni e alle competenze, continuamente richieste anche dall’assillo INVALSI, ma, come sottolinea Catania, deve preparare gli alunni ad essere cittadini del mondo. 

Così come prevedono le otto competenze chiave che dovrebbe avere ogni studente italiano al raggiungimento del 15 esimo anno di età. Competenze che vanno dal progettare, elaborare e realizzare progetti ad individuare collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, passando per una lettura critica delle informazioni acquisite. Più parole che fatti: quante istituzioni scolastiche, infatti, possono oggi in Italia vantare tale traguardo? Ma soprattutto: quanti quindicenni di oggi mostrano di avere tali capacità analitiche? Eppure, tali competenze possono maturare solo in una scuola che insegni a pensare la complessità, che aiuti l’incontro, promuova la multiculturalità.

Che ce ne facciamo di un diplomato con 100/100 se è poi omofobo e razzista? Solo una scuola multiculturale può dare la possibilità di ampliare le prospettive, educare alle differenze. In ogni caso è questa la scuola del futuro sia perché abbiamo bisogno di alunni stranieri, sia perché la cronaca del quotidiano ci consegna la realtà di un’ Europa sempre più terra di immigrati.

E in questo, certamente, i media in Italia non aiutano, creando, spesso, inutili allarmismi, con cronache che, nel migliore dei casi, inducono all’intolleranza e rendono ancora più difficile, anche nell’immaginario collettivo, la costruzione di una vera politica di accoglienza. Che fare dunque? Innanzi tutto cercare di allargare il proprio concetto di identità a qualcosa che è in continuo divenire, che può solo arricchirsi del contributo delle altre culture. Smetterla con l’etnocentrismo, promuovere la formazione permanente, aprirsi alla contaminazione culturale. A tal riguardo, potrebbe essere utile, per i docenti, un piccolo esperimento che l’eretico neo Dirigente propone a chiusura del suo libro: sospendere per un mese il programma delle materie letterarie e leggere in classe gli autori stranieri contemporanei che scrivono nella nostra lingua.

Ne propone anche una piccola e interessante antologia alla fine del libro. Un modo per uscire anche dai compartimenti stagno delle discipline e dei programmi. Ed è questo il significato e il senso di una scuola indisciplinata e, in buona parte, del saggio in questione. Una lettura interessante per genitori, docenti e anche per coloro che intendono affrontare il prossimo concorso per Dirigente Scolastico. Tutti, infatti, debbono concorrere alla formazione di una scuola che deve fare politica nel senso più alto del termine: costruire il cittadino della grande polis del futuro.

Maria Luisa Florio
 

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