Appunti per una storia di Bagheria nel Risorgimento (4) - di Biagio Napoli

Appunti per una storia di Bagheria nel Risorgimento (4) - di Biagio Napoli

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ERANO  BRIGANTI ? Il 12 gennaio 1848 scoppia a Palermo la rivolta antiborbonica. Presto, dalla provincia, accorreranno squadre di armati in suo sostegno. I capi di tali squadre vengono però descritti, dagli storici di fede borbonica, come briganti.

Citiamo, per tutti, G. De Sivo che, infatti, scrive: “Intanto dal contado accorrevano a torme delinquenti e masnadieri...e s’ordinavano in bande... . Risposero fra primi alla chiamata rivoluzionaria due delinquenti, già per misfatti condannati, Salvatore Miceli e Giuseppe Scordato, il primo, radunati molti ribaldi a Monreale sua patria...assalse il fievole presidio dimenticato a Monreale...e dopo micidiale zuffa sopraffattolo col numero, fè prigionieri i superstiti, spenti i più. Parimente lo Scordato con altra banda alla Bagheria. Eppure questi due banditi ebbero la magnanimità di menar vivi i prigionieri a Palermo, dove entrarono come in trionfo, e presero quasi il capitanato” (1).

Vera l’affermazione quanto al capitanato, visto il ruolo di primissimo piano che avrebbero assunto nel corso della rivoluzione; parzialmente vera, almeno per quanto riguarda lo Scordato, l’indicazione di magnanimo brigante. Giuseppe Scordato, al suo arrivo a Palermo, viene confuso con il fratello Giovanbattista, quello sì, per davvero brigante:

Un di lui fratello a nome Giambattista, manesco nel procedere, dietro di avere più volte vinto ed ucciso i gendarmi, che il perseguitavano, finalmente in un attacco avuto coi medesimi rimase morto. Non tutti però conoscevano la fine di siffatto uomo, e molti credevano, che per sottrarsi alle persecuzioni viveva nascosto fra i monti prossimi alla Bagheria, sua terra natale. A niuno però erano ignoti il suo coraggio, e la sua pregiata fierezza. Da come in Palermo si sparse la nuova di esservi giunto Scordato, rammentandosi il volgo della prodezza di colui, e non facendo distinzione dal fratello, per questo ultimo lo scambiarono nel sentire, che aspramente combattendo coi suoi avea fatto prigione l’intiera compagnia di soldati che colà stanziava, e che disarmata aveala condotta nella nostra città; da allora Giuseppe divenne famoso più col nome, che con la mano; e siccome da alcuni affermavasi che Giambattista era morto, quelli che vi prestavano fede soggiungevano, che per virtù divina era resuscitato onde combattere la tirannia. Arrivò tanto oltre il prestigio di tale credenza, per quanto gli stessi soldati ne cominciarono a tremare, come di un fantasma; ed egli stesso meravigliavasi di tanta sua fama” (2).

L’ ARRIVO  A  PALERMO

Molte ricostruzioni storiche collocano l’arrivo a Palermo della squadra comandata da Giuseppe Scordato durante il giorno successivo a quello dell’inizio della rivoluzione (3), mentre più correttamente occorre far riferimento alla mattina del 15 gennaio. Ruggiero Settimo, il 17 gennaio, scrive che lo Scordato “è da tre giorni a Palermo, ove sempre combatte, e vince” (4) e secondo G. La Farina “l’arrivo di Giuseppe Scordato dalla Bagheria” fu l’avvenimento del 15 gennaio (5).

Come fossero andate le cose durante i primissimi giorni della rivoluzione lo apprendiamo dal diario del principe di Torremuzza dove leggiamo;

13 gennaio. Intanto in Bagheria la gente fremeva: la notte del 12 profittando dell’oscurità, incomincia ad uscire, unendosi in un punto vicino onde formare una squadra, si riuniscono perciò con altri che venivano da Misilmeri e Villabate e formano un distaccamento di seicento persone, che verso le 4 del mattino, giunge a Palermo; fuori di porta Termini incontra una forte pattuglia di truppa che perlustrava quella strada, e la sbanda con vari morti... .

14 gennaio. Arriva un’altra squadriglia di 30 uomini da Bagheria con bandiera tricolore; vengono in casa mia ove mangiano e restano la notte. Portano l’avviso che Giuseppe Scordato, fratello del celebre Giovanbattista, sarebbe venuto l’indomani con altri 400 dopo chè la sera avessero disarmato, e sbaragliato li 80 soldati di Bagheria, che si erano chiusi col giudice nel loro quartiere, e propriamente nella casa del principe di Butera.

15 gennaio. Arriva intanto da Bagheria il coraggioso Giuseppe Scordato... Egli, siccome aveva promesso, intimava nella sera del 14 la truppa di Bagheria composta da 80 soldati ed altri 10 fra birri e gendarmi a deporre le armi; essa invece fa una sortita dal palazzo di Butera ove era acquartierata per guadagnare il largo. Scordato con la sua truppa di 200 uomini, l’insegue si attacca una mischia nella quale sono feriti quattro soldati e tutti 90 depongono le armi. Alle 9 e 1/2 entra il valoroso Giuseppe Scordato con 200 uomini di squadra portando prigionieri...porta con sé due piccoli cannoni che ritrova in Bagheria nella casina di Villarosa...L’arrivo di Scordato fu salutato dal popolo con festa ed entusiasmo (6).

La questione della data relativa all’arrivo a Palermo di Scordato non è fine a se stessa, rimanda anche ai rapporti anteriori e successivi alla rivolta tra i segreti clubs palermitani e i capi liberali dei paesi vicini, nonché al ruolo svolto da Pasquale Bruno.

II ’48 BAGHERESE  SECONDO  LA  CASA  DI  CULTURA.

In Bagheria Solunto Guida illustrata c’è un capitolo dal titolo 'Bagheria nell’epopea nazionale'; questo capitolo è diviso in due parti che si occupano, rispettivamente, degli avvenimenti del 1848 e di quelli del 1860. Autori della prima parte sono Salvatore e Nino Scordato, nipoti di Giuseppe; la seconda parte è scritta invece dall’avv. Francesco Scaduto ed è tratta dal più lungo discorso commemorativo pronunciato nel palazzo comunale il 14 maggio 1910, nel cinquantenario del sacrificio dei Coffaro a Torre Ferrante.

Questo discorso, col titolo di Bagheria nel Risorgimento, viene pubblicato per intero nel 1911, lo stesso anno della pubblicazione della Guida, dalla stessa Casa di Cultura, e comprende anche i fatti del ’48. Scrivono nella Guida i nipoti di Scordato: “Efficace fu l’azione spiegata da Bagheria nelle guerre dell’indipendenza, non tanto per i fatti d’armi in esse avvenuti, quanto per gli uomini che si distinsero, specialmente nella rivoluzione del ’48, che valido appoggio ricevette dall’opera ardimentosa di questi” (7).

Ma, per ciò che riguarda gli uomini, non si fa che il ritratto di Giuseppe Scordato descritto come un eroe senza paura e senza macchia e di cui viene pubblicata foto con trombone in spalla e didascalia con l’appellativo di Briareo. Tuttavia, al confronto con quanto scritto dall’avv. Francesco Scaduto, la descrizione degli Scordato risulta persino sobria. Scrive infatti l’avv. Scaduto : “Il fuoco di questo nobile luogo nativo gli pulsava nelle vene, il fremito per le continue vessazioni borboniche, fatte subire alla sua famiglia e principalmente al fratello G. Battista, gli avevano stillato un odio cruento contro la monarchia nefasta, e gli avevano dato le forze del leone indomito. Come novello Briareo dalle cento braccia...aveva combattuto da eroe durante tutte le 25 famose giornate del ‘48” (8).

Che Giuseppe Scordato fosse diventato antiborbonico a causa delle persecuzioni subite dal fratello era convinzione comune degli intellettuali della Casa di Cultura; abbiamo notizia infatti di un romanzo inedito di Gioacchino Guttuso-Fasulo dal titolo “Battista Scordato”, la “storia di un popolano bagherese che per ingiustizia divenne bandito e poi eroe della rivoluzione liberale del 1848” (9).

In Guttuso, evidentemente, la confusione tra i due fratelli diventa espediente letterario. E c’è una curiosità a proposito di Giovanbattista Scordato e cioè che l’Intendenza di Messina, il 20 dicembre 1843, diffonde un avviso al “pubblico per averne la debita intelligenza” con il quale viene aumentata la taglia su di lui; l’intendenza è però in ritardo di un giorno essendo stato quel bandito ucciso il giorno prima (10).

Quanto a Giuseppe Scordato, così come aveva aiutato la rivoluzione ad affermarsi, allo stesso modo, si prodigò per favorire la resa al ritorno dell’esercito borbonico l’anno successivo. E, col ritorno dei borboni, ne servirà il governo. All’arrivo di Garibaldi salirà ancora una volta sul carro del nuovo vincitore. Diremo in seguito delle metamorfosi dello Scordato. Di tutto questo, comunque, la Guida nulla scriverà né l’avv. Scaduto. C’è da dire che gli scrittori della Guida e lo Scaduto utilizzano come fonti il citato diario del principe di Torremuzza, che non va oltre i primi tre mesi della rivoluzione del ’48, e il libretto di Antonio Arioti che, addirittura, s’occupa soltanto dei primi 25 giorni (11).

Non può che derivarne un ritratto parziale di Giuseppe Scordato, mistificante e retorico. In tal modo la Guida costituisce una sorta di peccato originale. Mistificanti e retorici saranno infatti gli scritti successivi su Bagheria e il risorgimento. Ci riferiamo alle pagine dedicate all’argomento da Filippo Cuffaro in pieno fascismo (12), e a quelle scritte da Oreste Girgenti ancora nel 1985 (13). Per un libro importante che, affrontando la figura dello Scordato, vada oltre il ’48, descrivendone la vera natura e costituendo il punto di partenza per un ulteriore approfondimento, dobbiamo attendere il 2001 e il testo di Nicola Previteri (14).

UNA  FIGURA  PIENA DI  OMBRE

Già nel ’48, tuttavia, la figura di Giuseppe Scordato presentava molte ombre tanto che Pasquale Calvi, protagonista di quella rivoluzione, di lui traccia un vero e proprio ritratto di ladro quando scrive: “ Giunse in Palermo la sera del 15. Capo di una mano di armati, e fedele al suo inveterato mestiere, avea egli percorso, i giorni innanti, le vicine campagne bottinando dovunque gli si offrisse il destro” (15).

E ancora quando, a proposito dell’occupazione del Castello a mare, scrive: “Destinavasi a ricevere la consegna del Castello il barone Riso. Scordato colla sua squadra , entrovvi fra i primi ... costui medesimo, fedele al suo inveterato mestiere, dava l’esempio, e munizioni e vettovaglie, che, in buon dato, serbavansi, e tutt’altro, che manesco fosse furon messi a sacco ed a ruba. Corse voce, che un deposito d’armi... vi si fosse rinvergato, e che... il commissario del comitato generale, disposto avesse, che in casa sua si recassero; ma di queste armi... mai non si conobbe il destino” (16).

Biagio Napoli, maggio 2016

 

Note

1. G. De Sivo, Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861, Roma 1863, vol. I, pp. 184-185.
2. G. Di Marzo-Ferro, Un periodo di storia di Sicilia dal 1774 al 1860, Palermo 1883, vol. II, p. 76.
3. Ivi, p. 74.
4. Raccolta di varie scritture pubblicate dal comitato e dai più ardenti cittadini in occasione della rivolta succeduta in Palermo dal giorno 12 gennaio in poi, Palermo 1848, p. 28.
5. G. La Farina, Storia della rivoluzione siciliana e delle sue relazioni coi governi italiani e stranieri 1848-1849, Milano 1860, p. 33.
6. G. L. Castelli e Valguarnera principe di Torremuzza, Diario dei primi tre mesi della rivoluzione Siciliana del 1848, Palermo 1898, p. 4 e pp. 10-11.
7. Bagheria-Solunto Guida illustrata, Casa di Cultura, Bagheria 1911, p. 15.
8. Avv. F. Scaduto, Bagheria e il Risorgimento, Casa di Cultura, Bagheria 1911, pp. 5-6.
9. C. Civello, Gioacchino Guttuso profilo d’un uomo, Edizioni Palma, Palermo 1965, p. 13, nota 1.
10. N. Previteri, Verso l’Unità gli ultimi sindaci borbonici di Bagheria, Bagheria 2001, pp. 19-21. Riporta il Previteri, presa dalla lista di fuorbando del 19 aprile 1843, la seguente descrizione di GiovanBattista Scordato: “Viso ovale, occhi cervini, capelli castagni, statura giusta, età anni 42. Segni: cicatrice nel labbro superiore alla parte sinistra, altra lieve alla mascella destra, vicino alla bocca altra sotto il labbro inferiore”.
11. Cenno storico delle gloriose 25 giornate della rivoluzione di Palermo del 1848 di Antonio Arioti, Palermo 1897.
12. Filippo Cuffaro, Volti bagheresi, Edizioni Domino 1935. A pag. 34 il Cuffaro, a proposito di Giuseppe Scordato, scrive: “Egli, Cincinnato redivivo, dopo la vittoria...ritorna alla sfavillante zappa, ricco soltanto di libertà, di luce gaudiosa, di nuda e dura terra da svellere”. E’ ciò retorico e storicamente falso perché Giuseppe Scordato, già guardia campestre, sarà capo dello squadrone occidentale delle guardie campestri e colonnello fino alla sconfitta della rivoluzione nel maggio del 1849.
13. O. Girgenti, Bagheria, Origini e sue evoluzioni, Edizioni Soleus 1985, pp. 193-201.
14. N. Previteri, op. cit., pp. 19-21, pp. 33-37, pp.39-43, pp. 95-103, pp.135-140.
15. P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana del 1848, Londra 1851, p. 60, nota 1.
16. Ivi, p. 98.

Maggio 2016 Biagio Napoli

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