Bagheria come un’infanzia (2) - di Biagio Napoli

Bagheria come un’infanzia (2) - di Biagio Napoli

cultura
Typography

1-Nne surielli.

Al Palazzo, dove finisce il corso Butera, e dove c’è l’orologio sulla facciata che, per tanti anni non funzionò più per poi riprendere, ma per poco, a segnare il tempo e dove, come nell’Ottocento, c’è ora il Municipio, le monache vi tenevano un asilo e mia madre mi ci volle portare.

Ci stavo bene perché c’era una signorina che si occupava di me, che a me s’era affezionata. Crescendo poi, di tanto in tanto, Luisa la vedevo per strada. Naturalmente non mi riconosceva e magari non si ricordava di me. Era una ragazza corpulenta, per niente bella. Non la volle nessuno e non si sposò mai. E’ rimasta corpulenta; ora ha le guance incavate e le sue labbra sembrano risucchiate perché non ha più un dente. Mia madre, la mattina, grembiulino e cestino per la colazione, mi accompagnava all’asilo, poi mi veniva a prendere. Un giorno che ritardò io cominciai a camminare da solo, sfuggendo alla signorina Luisa, perché mi sentivo capace di tornarmene a casa . Ma, invece di imboccare il corso Umberto, andai dritto e arrivai fin quasi alla stazione. Mia madre, per fortuna, mi venne dietro a passo lesto e mi trovò. In quell’asilo non ci andai per molto; mia madre non poteva fare ogni giorno quella vita di portarmici e poi andarmi a riprendere. Era troppo lontano nne surielli.

2-Via Roccaforte.
Fu là, a due passi da casa, che tentarono di rapire mia sorella. S’attaccò, stringendolo forte con le mani, allo sportello della macchina e quelli non riuscirono a spingerla dentro. Mia madre l’avevano fatta cadere a terra e si era messa a gridare; anche mia sorella gridava. Uno disse: -Questa non è vero che era d’accordo-. Si avvicinava gente, la lasciarono, se ne scapparono via con quella loro macchina. La casa di fronte si aprì e si richiuse dopo avere accolto le due donne. Quando arrivai e compresi quello che era avvenuto, cominciai a bussare a quella porta e, poiché nessuno mi apriva, presi a dare calci. Solo allora mi permisero di entrare. Mia sorella piangeva spaventata dicendo di averlo riconosciuto quello che lei chiamava faccia nera e che, negli ultimi tempi, la seguiva dovunque andasse, se usciva da sola o con mia madre, e che passava e spassava dalla nostra strada, con tutto che lei, che non lo gradiva, gli aveva sbattuto la persiana in faccia perché lo capisse. Aveva tentato così di rapirla dicendo agli altri che era consenziente; ma non era così, a lei simpatia non gliene faceva. Per un certo periodo mia sorella non uscì più. Doveva andare a scuola di ricamo, al Collegio di Maria, e non ci andò . Passava il pomeriggio nella casa accanto a quella nostra, di lato a via Roccaforte, a ricamare con Lena e Angelina, le figlie allora ancora nubili della signora Maria, una brava donna ma sgraziata, perché bassa e con le gambe piccole e curve, e grossa di dietro. Nella stanza dove ricamavano c’era, ad un angolo, un carretto e, vicino, il posto per l’asino. Una volta presero un vassoio di cartone e lo riempirono con gli escrementi dell’animale confezionandolo come un vassoio di dolci. Non passava nessuno e lo sistemarono in mezzo alla strada. Si poteva credere che qualcuno lo avesse perso. Si misero dietro la tenda a guardare. Passò una carrozza, il guidatore fermò il cavallo e scese, prese il vassoio e ricominciò la corsa. Fecero quello scherzo un’altra volta. Videro quel vassoio, contemporaneamente, una donnetta e un pescivendolo. Litigarono furiosamente.

piazza Madrice e corso Umberto

3-
Cajdarella si maritò
a sò suoru si pigghiò
tri linzuola tri cammisi
Cajdarella chi cuojna tisi.

4-L’atrio del Cavaliere.
L’atrio del Cavaliere non è più quello di una volta; al centro c’è ora una grande aiuola con due pini e un ficus; altri pini e altri ficus sono cresciuti in due altre aiuole reniformi ai lati: quelle aiuole delimitano delle strade asfaltate attraversate ogni giorno da tantissime auto. Neppure la fontanella è rimasta, quella fontanella che si trovava a uno dei lati di ciò che era uno spiazzo vasto e sterrato, circondato da case basse o, al massimo, con una sola sopraelevazione. La sera della vigilia di San Giuseppe, il 18 di marzo, vi accendevano una vampa enorme, la più spettacolare del paese, venivano a vederla dagli altri quartieri e anche da Ficarazzi, Santa Flavia, Casteldaccia... . Era un buon posto per giocare. Spesso ci andavamo per fare il gioco del Mazzarocco. Bastava munirsi di un pezzo di bastone lungo mezzo metro e di un altro pezzo lungo invece un palmo, appuntito ai lati. Col bastone si batteva una delle punte del pezzo piccolo che, così, si sollevava e poteva essere colpito in aria e scagliato lontano. Come nel gioco del baseball. L’avversario doveva prenderlo a volo. O perdeva e il battitore poteva continuare. Per questo ci voleva spazio, per questo il gioco si andava a farlo là. O nell’atrio delle scuole. Era un gioco pericoloso, per via di quel legno puntuto e della violenza con cui veniva scagliato. Una volta un bambino venne colpito in faccia e perdette un occhio.

5-All’ingresso di villa Palagonia.
Oggi, 9.4.201., viene postata su fb una fotografia di quando ancora, accanto a uno dei pupi di villa Palagonia c’era un salone da barba. Torna prepotente alla memoria una delle Storie narrate di Ignazio Buttitta, quella di Calcedonio Gigante, varberi fimminaru, ammazzato dal marito tradito della sua amante. E, invece, il barbiere del salone all’ingresso di villa Palagonia, anch’egli donnaiolo, non l’uccise nessuno. La donna con cui intrecciò la sua storia d’amore era infatti nubile. Quando si seppe, nel quartiere scoppiò lo scandalo e le donne cominciarono a guardarla con disprezzo. Mettersi con uno sposato. Fu per questo però che la cosa non potè andare avanti. E lei scomparve dalla circolazione. I bene informati dissero che, semplicemente, cambiò quartiere, cambiò paese, si trasferì nel continente, cambiò nazione. Ma, durante il periodo dell’amore, la mattina, metteva a tutto volume Jula De Palma che cantava Tua, tra le braccia tue... . Schiattassero d’invidia le donne di quel quartiere.

Giugno 2016 Biagio Napoli

Biagio Napoli

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.