La fabbrica della calce preziosa testimonianza di archeologia industriale- di Ezio Pagano

La fabbrica della calce preziosa testimonianza di archeologia industriale- di Ezio Pagano

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A proposito della fabbrica di calce, adiacente a Villa Cattolica, leggo su face book una nota della dott.ssa Enza Spadoni, la quale commentando una sua visita al Museo Guttuso di Villa Cattolica scrive: “... proprio accanto alla villa il cadavere di un’orrenda fabbrica dismessa che ne deturpa la vista”.

Vorrei ricordare alla dott.ssa Spadoni che simile strutture nei paesi avanzati, sono considerati patrimonio di archeologia industriale e quindi restaurati e rivalutati, e poi quasi sempre convertiti in contenitori culturali.
Non è la prima volta che leggo simili sciocchezze, anche s’è la prima volta che un commento di questo tono arrivi da una persona di cultura. Per questo ho deciso di intervenire pubblicamente e dire che la dott.ssa Enza Spadoni si sbaglia. Con questo non voglio dire che cento anni fa non sarebbe stato meglio costruire la fabbrica in altro luogo.
Approfitto di questo fatto per chiedere al sindaco di valutare l’opportunità di un progetto di riqualificazione con fondi europei e, intanto, il Rotary Club, potrebbe apporre una targa con la scritta “Testimonianza di archeologia industriale”, in modo da scoraggiare altri a fare simili affermazioni.
Rimanendo in tema, il Corriere della sera ha pubblicato un articolo dal titolo Italia superpotenza culturale: i veri numeri. In quest’ articolo oltre a chiarire che i dati dichiarati dalle Istituzioni e persino da qualche ministro, spesso sono improvvisati, si ridimensionano le percentuali circolanti, affermando comunque che l’Italia detiene il maggior numero di siti culturali di tutto il mondo. E questo certamente non è un dato da sottovalutare, soprattutto se si tiene conto che la Sicilia è al primo posto. Fatta questa precisazione, riporto l’argomento su Bagheria, per dire che da quando è venuta meno la principale risorsa economica della Città, in altre parole l’agricoltura, non si è trovata un’alternativa, che a mio avviso andrebbe individuata tra le attività culturali e principalmente nel suo indotto. E adesso cercherò di dire il perché.
Bagheria, quella che fu una delle città più belle del mondo, si trova a solo dieci chilometri dal capoluogo siciliano, Palermo, e si avvale di ottimi collegamenti (autostrada, ferrovia, servizio di pullman e taxi collettivi). Possiede diversi meravigliosi siti ambientali, l’Arco Azzurro e Monte Catalfano sono i principali. Ci sono almeno trenta monumenti storici tra Ville, Palazzi e Torri, come la celebre Villa Palagonia o la maestosa Villa Valguarnera; almeno venti ristoranti di cui uno stellato, i Pupi; una decina di musei. Infine c’è l’immenso patrimonio immateriale, avendo dato i natali a una decina di poeti, una dozzina di pittori, diversi fotografi e registi, e ancora, molti docenti universitari e Magnifici Rettori, Scienziati, Scrittori, Musicisti, Attori, Ballerini, Cantanti, Stilisti, Decoratori, Atleti e molti altri personaggi di riconosciuta fama. Tra questi i nomi in campo internazionale più noti sono: Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, Ferdinando Scianna e Giuseppe Tornatore.
Questo per dire che a Bagheria ci sono tutte le premesse per mettere in rete un vasto patrimonio di cultura e offrire un pacchetto importante a un potenziale turismo culturale, dando lavoro a tanti bagheresi e creando una nuova economia per la Città.
Sono un sognatore? Io credo di no! Se lo fossi, sarei contento lo stesso.

Ezio Pagano.
Bagheria 18/07/2017

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