Parrini in carrozza- di Biagio Napoli

Parrini in carrozza- di Biagio Napoli

cultura
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Giudicato Regio del Circondario Bagaria

N. 858
Al Signore Sig. Direttore Dipartimento di Polizia Palermo
Bagaria 13 luglio 1854


Questo Sig. Arciprete colla sua carrozza la mattina degli 11 andante recandosi in compagnia del Sac.te D. Stefano Niceta in cotesta tenendone a guida il cavallo Pietro Scaduto del fu Onofrio di questa Comune non  addetto ad esercitarne il mestiere, in arrivare nella rotabile poco al di là di questa Casina Cattolica due  fratelli gemelli di anni 9 a nome Girolamo ed Agostino Celia, che a piedi conducevansi in Palermo, per  trovare la propria madre colà dimorante, opinarono di porsi a sedere sopra il fuso delle due ruote di dietro  ove stavasi adagiato altro ragazzo a nome Girolamo Inzerillo ed infatti l’uno di essi Agostino si assise  accanto allo Inzerillo istesso ma l’altro nel salire rivoltò verso la ruota, ed avviluppatosi in essa fu dalla  medesima trascinato finchè alle grida dei ragazzi fermatasi la carrozza riuscì a quell’infelice il trarsene fuori.  Seguì tantosto quel cocchiere l’intrapreso cammino lasciando a terra nuotante nel proprio sangue l’offeso  fanciullo, che la pietà dei passanti fè poi trasportare in questo Comune, e quivi procedendosi allo ingenere,  si conobbe aver egli riportato una ferita alla testa di sua natura letale, una frattura comminutiva sul corpo  del femore destro ed altra al condilo del cubito sinistro pericolose di vita e di storpio. Intanto nel giorno  susseguente l’infelice ragazzo se ne moriva e quindi, procedendosi alla autopsia cadaverica, risultava che la  morte avvenne per la frattura alla testa e la contusione al cervello, le quali produssero l’apoplesia. Il detto  Scaduto trovasi in arresto sotto mandato di deposito all’uopo spedito e mi sto occupando della istruzione del corrispondente processo.
Il Giudice Regio
Francesco Rodanò.

Gli attori di quella tragedia, verificatasi sulla rotabile per Palermo a poca distanza dalla Casina Cattolica,  furono dunque tre bambini, un cocchiere “non addetto ad esercitarne il mestiere”, due sacerdoti. Di tutti si  sanno nomi e cognomi perché l’Arciprete, non nominato, era allora don Giuseppe Scaduto. Dei bambini, di  cui due sono gemelli, uno cade dal fuso nella ruota e si ferisce mortalmente; gli altri due si mettono a  gridare per attirare l’attenzione di quel cocchiere che si ferma per riprendere subito la corsa senza dare  alcun aiuto al fanciullo. Verrà arrestato ma…

Prefettura di Polizia
A sua Eccellenza il Luogotenente Generale Interino di S. M. in Sicilia
Palermo 13 agosto 1854
Eccellenza
Con mio rapporto rassegnavo alla E. V. l’arresto di Pietro Scaduto…Ora questa Gran Corte Criminale ha  ordinato di lasciarsi in libertà il detto Scaduto la di cui fede non offre altre precedenti imputazioni. Lo  rassegno all’ E. V. per le superiori sue risoluzioni.
Il Prefetto
Francesco Mistretta.

Quelle superiori risoluzioni saranno le disposizioni date dal direttore di polizia al prefetto, il 17 agosto, di  mettere in libertà quel Pietro Scaduto che, secondo Salvatore Maniscalco, pur “brutalmente continuò  l’intrapresa corsa”. E i due sacerdoti? Anche loro, a quanto pare, continuarono la corsa in carrozza verso  Palermo. Nulla videro e nulla sentirono se è vero che, ad occuparsi di quel fanciullo, “a terra nuotante nel  proprio sangue”, furono dei passanti pietosi.

ASP, Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale, Dipartimento Polizia, Filza n. 992, Fascicolo n. 5769.

Biagio Napoli

Novembre 2018

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