Bagheria al tempo del colera- di Biagio Napoli

Bagheria al tempo del colera- di Biagio Napoli

cultura
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L’epidemia di colera del 1837 fu particolarmente devastante perché, su un totale di 6800 abitanti, ne uccise 610 (9% della popolazione)). A quel tempo i luoghi di sepoltura erano annessi alla chiesa delle Anime Sante (o del Purgatorio o del Miseremini) e alla chiesa del S. Sepolcro.

Pare che, in contrada Angiò, esistesse un campo santo per i malavitosi giustiziati e per i deceduti per malattie infettive fin dall’inizio dell’Ottocento. L’elevato numero di morti dovuto all’epidemia colerica costituì una emergenza in seguito alla quale si approntarono due nuovi cimiteri, uno nelle campagne di Giancaldo, ed uno ad Aspra. Essi verranno utilizzati, chiuse temporaneamente le due sepolture nelle chiese delle Anime Sante e del S. Sepolcro, anche durante le successive epidemie coleriche. Nel settembre del 1854 tuttavia…

Giudicato Regio del Circondario Bagheria


N.1018
Oggetto


Giuseppe Biancorosso
Arcangelo e Giuseppe Gagliano
Francesco Paolo Ferrara

Becchini addetti al trasposto dei cadaveri colerici in Bagheria


Al Signore Sig. Direttore del Dipartimento di Polizia


Bagheria 22 settembre 1854

Nel giorno 19 andante mese moriva per grave caso di Cholera asiatico Onofrio Scordato di questo Comune; e trasportavasene il cadavere, seguito di alquanti familiari, e dipendenti della famiglia, fuori l’abitato in contrada di Giancardo, luogo all’uopo superiormente autorizzato. Ieri però la polizia, per notizie avute, e per pubblica voce, seppe che, col pericolo della pubblica salute nella notte istessa di quel giorno erasene clandestinamente disumato, e trasportato il cadavere istesso in uno degli scolatoi e sudarii della sepoltura della Chiesa del Miseremini esistente in questo abitato. A verificarne la realtà fatto a me chiamare il Superiore della congrega Gregorio Scardina, questi dichiarava, che a tale effetto delle brighe erangli state dirette dal congiunto del defunto istesso a nome Onofrio Scordato del fu Francesco, ma che, essendosi costantemente denegato, avea poi appreso per bocca del becchino Carmelo Gagliano, uomo dedito al vino, che nella suindicata notte a sorpresa era stato egli indotto dalle premure di Giuseppe Ducato, Antonino Li Vigni, ed altri aderenti della famiglia anzidetta che disse ignorare, a depositare quel cadavere, che in un cassone in mezzo a fieno gli si era presentato, nel sudario. Dallo stesso nessuna dichiarazione sull’oggetto perché è scomparso. Intanto in seguito di ciò, direttomi ad officiarne notizia al sindaco di questo Comune, onde nell’interesse della pubblica salute, riunire tantosto la Deputazione sanitaria per deliberare l’occorrente, di replica mi ha risposto essersi creduto convenevole far costruire un profondo fosso accanto al luogo, ond’erasi riposto il cadavere, per ivi inumarvi con quelle precauzioni sanitarie, che furon da essa prescritte. Tanto scrupolosamente jeri notte si eseguì, ed ora, avendo io in tal modo istantaneamente con pubblica soddisfazione riparato al bisognevole, per arrestare ogni altro pericolo della pubblica salute non
i resta che farle dell’avvenuto rapporto per la di lei superiore intelligenza, e pel mio discarico, nella prevenzione, che i quattro becchini al margine segnati, confessi di aver trasportato e nuovamente sotterrato sulle insinuazioni del succennato Ducato, e Li Vigni il cadavere anzidetto, sono stati sin dal momento delle ricevute notizie del fatto tratti agli arresti in questo carcere ove si stanno a di lei disposizione.
Il Giudice Regio
Francesco Rodanò.

Il rapporto del giudice verrà riscontrato dal direttore di polizia:” Ella in tal congiuntura ha agito colla consueta sua prudenza ed avvedutezza, e che in quanto concerne il castigo dei becchini sarà a disporre come meglio giudicherà”. Nulla sappiamo di quel castigo e strano ci sembra che nessun provvedimento sia stato preso da quel giudice nei riguardi dei familiari di quel morto che i becchini avevano costretto a disumare. Andavano così le cose al tempo dei Borboni?

ASP, Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Dipartimento Polizia, Filza n. 1083, Documento non numerato.

 Biagio Napoli

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