Come ho conosciuto “mio cugino” Sal Scarpitta- di Ezio Pagano

Come ho conosciuto “mio cugino” Sal Scarpitta- di Ezio Pagano

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Il nome di Salvatore Scarpitta nell’elenco dei 10 record mondiali realizzati dall’asta. “The Corn Queen” del 1959 è stata aggiudicata per 1 milione e 445 mila dollari. Venduta una prima volta nella Galleria di Leo Castelli, l’opera dell’artista di origine siciliane, scomparso nel 2007.

 

Era la primavera del 1999 quando a Bagheria, al Museo Renato Guttuso, s’inaugurava la mostra di Salvatore Scarpitta. In quella mostra c’era il mio zampino: in pratica avevo proposto la mostra al sindaco Giovanni Valentino, per poi fare da tramite tra il Comune e Scarpitta. Sui giornali se ne parlò come dell’evento culturale dell’anno, e sicuramente è stata la mostra più importante mai fatta a Bagheria. Una mostra che insieme a quelle di Picasso, Vedova, Sutherland, fatte nella mia Galleria, hanno attribuito l’appellativo di “capitale dell’arte” a Bagheria.
A vent’anni dalla mostra bagherese ricordo Sal Scarpitta con questo aneddoto:
Sino agli anni Ottanta non sapevo di essere “cugino” del celebre artista, le cui radici da parte di padre affondano a Palermo. Con Sal ci siamo conosciuti di persona grazie alla mostra di Bagheria e fu allora che la nostra amicizia da epistolare diventò qualcosa di più. Mi diceva: Sento che c’è qualcosa che ci lega. Io ero lusingato della sua amicizia e consideravo questo suo modo di dire normale dialettica tra amici, e Sal in quei giorni passava più tempo con me che al Museo Guttuso.
Nei giorni trascorsi a Bagheria Scarpitta mi parlò di parentela, tirando fuori questa storia ad ogni piè sospinto: evidentemente sapeva qualcosa che io sconoscevo. Cosicché, quando si presentò l’occasione, gli chiesi spiegazioni su questa parentela e così mi rispose: Perché è così! ti farò conoscere i miei cugini Pagano di Palermo, che sono anche tuoi parenti. Infatti, il giorno dell’inaugurazione della mostra al Museo Guttuso, mi presentò i suoi parenti palermitani e prima di tutti l’anziana cugina. La presentazione andò così: Piacere, Pagano, piacere mio, Pagano. Allora siamo veramente parenti? dissi io, ma dovemmo interrompere la chiacchierata, perché le televisioni di mezzo mondo reclamavano Sal per intervistarlo.
Anni dopo, quando Sal era già passato ad altra vita, venne a trovarmi sua figlia Lola, accompagnata da un cugino, che, nemmeno a dirlo, era un Pagano, dei Pagano di Palermo. Questa volta non c’erano cineoperatori, critici e giornalisti, quindi mi lasciai andare ad un serrato interrogatorio ad entrambi, per capire l’origine della nostra parentela, e così venne fuori che l’anello era Michelangelo Aiello, già sindaco di Bagheria e amico di famiglia. Infatti, la mamma di Aiello, una Pagano mia lontana parente, era imparentata anche con i Pagano di Palermo, che erano a loro volta parenti di Scarpitta. Ecco perché siamo cugini, lontani, ma veri cugini.
In questo modo mi furono chiare tante cose e, in particolare, perché Scarpitta accettò la mia proposta di esporre a Bagheria con disarmante entusiasmo e anche il motivo perché voleva stare sempre a casa mia, ma anche perfino la richiesta di comprargli un appartamento a Bagheria, perché potesse tornare sempre più spesso.

Foto di copertina da sinistra Sal Scarpitta ed Ezio Pagano all’inaugurazione della mostra antologica di Scarpitta a Bagheria, Ezio Pagano e Sal Scarpitta al Museum di Bagheria

opere sal scarpitta
Opera di Sal Scarpitta. “The Corn Queen” del 1959, aggiudicata per 1 milione e 445 mila dollari.
Opera di Sal Scarpitta. “Egg walker”, bronzo del 1992, collezione Museum di Ezio Pagano, Bagheria.

 

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