Appunti per una storia del giallo italiano - di Biagio Napoli

Appunti per una storia del giallo italiano - di Biagio Napoli

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Da qualche tempo coltivo l’idea di mettere per iscritto, e di approfondire, per puro passatempo, e per divertimento, quello che so del giallo italiano.
L’occasione per iniziare è finalmente giunta e di questo devo ringraziare la recensione che Maria Luisa Florio ha fatto del libro "Gli anni del manganello" di Walter Tobagi.
Che c’entra un libro sul fascismo con il giallo italiano? C’entra e vedremo come.

Raffaele Crovi, produttore editoriale e scrittore, cui si deve, insieme ad Oreste Del Buono, se la detective –story italiana è oggi maggiorenne, nel 1973 tenne a battesimo una collana edita dai Fratelli Fabbri che si chiamò “Sottoaccusa”. L’intento era quello di mettere appunto sotto accusa i difetti della società contemporanea. La collana era distinta in due serie che si alternavano.

Così, a un libro inchiesta (Gli anni del manganello, Chi ha ucciso Ben Barka, La condanna di Mussolini, Dossier Majorana, etc.), seguiva un romanzo; e quest’ultimo era un romanzo giallo scritto esclusivamente da autori italiani.

Era quello, per il giallo italiano, un periodo ancora difficile; a metà degli anni ’50 Alberto Tedeschi, che curava la pubblicazione dei fascicoli settimanali dei gialli Mondadori, aveva giocato la carta italiana pubblicando alcuni romanzi di Franco Enna, Sergio Donati, Giuseppe Ciabattini e Guglielmo Giannini. Erano dei buoni romanzi, tutt’ora godibili se si apprezza il gusto retrò che in essi si può ritrovare, che al pubblico, tuttavia, non piacquero.


Il tentativo fallì; né Longanesi, né Garzanti, che pubblicavano importanti collane gialle, aprirono la porta ad autori italiani che, nascondendosi dietro ingegnosi nom de plumes, rigorosamente stranieri (Harry Arpet era, ad esempio, lo pseudonimo di Arrigo Petacco), pubblicarono i loro libri con piccole case editrici, specie romane (I narratori americani del brivido, I gialli dello schedario, I gialli polizieschi americani, etc.).

Bisognò attendere, a metà degli anni ’60, il fenomeno Scerbanenco perché qualcosa si cominciasse a muovere.

Alla fine degli anni ’60, direttore Raffaele Crovi (sempre lui! ), Rizzoli vara una collana di gialli italiani da libreria che ha nome “Il Rigogolo”.
Dal 1968 al 1972 escono 11 volumi.
Seguirà nel 1973 la collana “Sottoaccusa”. E’ una iniziativa rivoluzionaria per quegli anni: libri in brossura, non tascabili, degni di figurare in ogni biblioteca, a prezzo popolare e venduti inedicola.

Libri ora introvabili (tranne che per i frequentatori di bancarelle e mercatini) e da collezionisti.



Il suo Maria Luisa Florio dove lo ha trovato? Io ne ho tredici, undici della serie dei romanzi e due della serie inchieste. Ogni romanzo termina a sua volta con una inchiesta.

Per restare a Walter Tobagi, ad esempio, La strategia dell’attentato segue il romanzo di Sandro Caputo Fuga dell’attentatore e Il regno del cemento segue il romanzo di Giuseppe Bonura Morte di un Senatore.

La collana ebbe la durata di due anni.
Le copertine, molto belle, e surreal-metafisiche (l’autore realizzò per due decenni quelle dei romanzi di “Urania”), erano del grande illustratore olandese Carolus (Karel) Thole.

Le immagini sono tutte illustrazioni di Karel Thole















Biagio Napoli
(nella foto a sinistra) e Karel Thole
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