Potrebbe rivelarsi insufficiente la proroga al 31 dicembre per i contrattisti bagheresi

Potrebbe rivelarsi insufficiente la proroga al 31 dicembre per i contrattisti bagheresi

Politica
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Da un articolo di livesicilia pubblicato oggi, si capisce quanto dura e irta di ostacoli sia ancora  la strada che i contrattisti bagheresi debbono fare per tentare di 'agganciarsi' al treno dei precari regionali che viaggia verso la stabilizzazione.

Intanto questa delibera di proroga al 31 dicembre nessuno l'ha ancora vista: si dice che nel dispositivo contenga pari pari il verbale stilato in Prefettura lo scorso lunedì, qualcuno aggiunge che prima di tirarla fuori l'amministrazione intenda cautelarsi facendola vistare prima da Roma dalla responsabile del Ministero degli Interni che segue i comuni in dissesto. Notizie tutte ufficiose. 

La legge di stabilità nazionale però parla chiaro e pone dei paletti ben precisi che l'emendamento presentato dal Pd e approvato alla Camera nei giorni scorsi, primo firmatario l'ex presidente della Regione Angelo Capodicasa, ancora non risolve.

L'emedamento apre è vero uno spiraglio per la stragrande maggioranza dei 26.000 contrattisti, ma non per tutti, almeno sinora.

Ma quell'emendamento alla legge di stabilità nazionale che interviene modificando alcuni passaggi del “decreto D'Alia” sulla pubblica amministrazione approvato nel 2013, ha un carattere generale. E consente, in linea di massima, di spostare alla fine del 2015 la scadenza inizialmente prevista per il 2014. Tra 25 giorni, infatti, sarebbero scaduti i contratti delle migliaia di lavoratori che in certi casi rappresentano l'ossatura di Comuni e Province. La proroga consentirà loro di respirare, in attesa di trovare la strada per la stabilizzazione.

Ma quella proroga, come detto, al momento non garantisce tutti. In particolare, circa 1.800 di questi precari, stando così le cose, non sono “coperti” dall'emendamento Capodicasa. Si tratta di tutti quei lavoratori che fanno parte dell'organico di enti locali che hanno già inoltrato al dipartimento regionale delle Autonomie locali, la domanda di “dissesto” o di 'riequilbrio', cioè di pre-dissesto, e tra questi purtroppo c'è Bagheria, ma non solo; c'è anche Catania e grossi centri come Cefalù, Augusta, Milazzo

Per questi Comuni, infatti, stando ai principi previsti dal decreto D'Alia, non è possibile procedere non solo alle assunzioni, ovviamente, ma anche al rinnovo stesso dei contratti. E proprio per questo motivo, si sta pensando ad una soluzione da mettere nero su bianco a Palazzo Madama.

E questo perchè oltre ai comuni già in dissesto, anche quelli  che hanno già presentato  un piano di “riequilibrio finanziario”, che si trovano, insomma, in uno stato di “pre-dissesto” verrebbero colpiti dalla mannaia della finanziaria nella attuale formulazione. Si tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese (oltre, come detto, al capoluogo Catania); Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant'Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; oltre a Palermo e Cefalù, poi, nella provincia del capoluogo i comuni in dissesto o pre-dissesto sono quelli di Caccamo, Monreale e Montelepre; infine, oltre ad Augusta, nel Siracusano è in difficoltà anche il Comune di Avola.

La situazione più pesante, come era prevedibile considerato il numero di residenti in quel Comune, è Catania, dove “rischiano” 196 impiegati precari.  Molto critica anche la situazione di Caltagirone (118 i precari in bilico), Milazzo (150), Comiso (102). Per tutti questi, e tanti altri non c'è ancora proroga. E non c'è, a dire il vero, nemmeno un emendamento. Ci proveranno i senatori siciliani, a Palazzo Madama. Ma adesso il tempo stringe. E si avvicina il baratro.
 

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