Alcune considerazioni sullo stato di dissesto a Bagheria - di Impronta Unica

Alcune considerazioni sullo stato di dissesto a Bagheria - di Impronta Unica

Politica
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Come è noto a Bagheria con deliberazione commissariale n. 4 del 19.05.2014 è stato dichiarato lo stato di dissesto.

Senza andare molto indietro nel tempo per ripercorrere i fatti salienti di questa vicenda occorre dire che la Corte dei Conti sezione di controllo per la Regione Siciliana, che già dal 2009 teneva sotto stretta osservazione la situazione finanziaria del comune per la presenza di deficit strutturali e per la successiva violazione del patto di stabilità relativamente agli anni 2011 e 2012, con provvedimento del 16 ottobre 2013 deliberava l'accertamento della sussistenza dei presupposti del dissesto finanziario del comune di Bagheria trasmettendo tale deliberazione all'organo di vigilanza, nella fattispecie l'Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, affinché promuovesse, previa diffida, apposito intervento.

Si apriva una fase accertativa disposta dall'Assessorato Autonomie Locali per la quantificazione del disavanzo cui faceva seguito l'intervento sostitutivo finalizzato alla dichiarazione del dissesto. Nel frattempo l'organo assembleare votava la sfiducia al sindaco determinandone la decadenza e aprendo la strada ad una temporanea gestione commissariale in attesa della celebrazione di nuove consultazioni elettorali. In questo frangente, toccava al neo insediato commissario straordinario dr.ssa Michela La Iacona procedere alla definizione di tale procedura culminata come detto con l'atto dichiarativo dello stato di dissesto.

Questi in estrema sintesi i fatti di rilievo.

Ora, lo scenario che si apre successivamente alla celebrazione delle elezioni vede la ricomposizione degli organi istituzionali della città che escono significativamente rafforzati dal grande consenso conseguito e, quindi, con tutte le carte in regola per affermare un'azione di governo incisiva e conducente.

Lo scalpitante neonato governo cittadino inizia la sua corsa con un grave handicap rappresentato dal fatto di dovere assicurare una gestione ordinaria e contestualmente rimuovere le cause strutturali che hanno determinato il dissesto e probabilmente ritiene tale condizione ostativa alla partecipazione all’Expo che da qui a poco aprirà i battenti.

altCi si astiene in questa sede da ogni commento riguardo le proposte o le azioni che hanno caratterizzato sin qui l'azione di governo della giunta di Patrizio Cinque per offrire invece un contributo in termini di comprensione delle problematiche che la condizione di ente dissestato reca con sé e che inevitabilmente si ripercuotono sulla vita di ogni singolo bagherese.Per fare ciò sarà utile chiarire in quale ambito è maturato il dissesto.

Facciamo un passo indietro.

L’osservazione dei fenomeni legati alla gestione amministrativa degli enti locali in Sicilia ha vissuto, successivamente alla cessazione dei Co.Re.Co. (disposta con l’art. 1 comma 1° della L.R. 17/1999), una fase nuova caratterizzata dall’assenza di quei paletti che un’attività di controllo preventivo reca in sé.
Questo atto, che si inserisce in un più ampio disegno costituito della volontà dal legislatore di accrescere l’autonomia della comunità locale eliminando la commistione tra l’attività di indirizzo e quella di gestione e dare vita ad un nuovo modello organizzativo che tenesse distinte le due funzioni è certamente un elemento prodromico di questa intenzione di responsabilizzare la funzione di governo locale.

Ma con una mano si dà e con l’altra si toglie.

Sulla scorta della modifica del titolo V della Costituzione, infatti, se per un verso si è voluto riconoscere all’ente locale una maggiore autonomia, per altro verso lo si è reso partecipe del processo di risanamento della finanza pubblica attraverso l’imposizione di nuovi obiettivi parametrati a modelli ideali funzionali solo al raggiungimento di parametri economici molto spesso slegati dalle reali esigenze del territorio amministrato.

Regole e tecnicismi contabili hanno così assunto significativa importanza in funzione della realizzazione del tanto agognato pareggio di bilancio. Si è costruito un compendio di regole la cui applicazione è sfuggita ad ogni controllo: la rappresentazione della realtà si è a poco a poco sostituita alla realtà stessa e, attraverso un meccanismo sanzionatorio dettato da rigidi indicatori contabili, si è determinato un nuovo sistema di controllo.

La mente corre all’obbligo imposto dall’esigenza di dovere concorrere alla determinazione dei risultati indicati dal patto di stabilità interna, strumento questo di diretta derivazione dal patto di stabilità e crescita detto anche Trattato di Amsterdam stipulato e sottoscritto dai paesi membri dell’Unione Europea nel 1997, inerente il controllo di ogni singolo stato membro sulle rispettive politiche di bilancio pubbliche al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica e Monetaria dell’U. E. e rafforzare il percorso di integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.

Quindi, se da un lato vengono accresciute le prerogative di autodeterminazione della comunità locale, da un altro lato tali prerogative vengono via via sempre più circoscritte entro un ambito di regole e parametri funzionali ad un unico obiettivo: il controllo del saldo di bilancio.

Una differente lettura prospettica di questo nuovo assetto delle autonomie induce la considerazione che l’ente locale non sia più solo un organismo rappresentativo della collettività locale, come tale deputato a soddisfare esigenze territorialmente circoscritte, ma sia stato in qualche modo ridotto ad un ingranaggio inserito in un più complesso meccanismo transnazionale: l’U.E. alla quale ormai sempre più pezzi di sovranità sono stati ceduti la quale ha assunto la vera funzione di indirizzo delle politiche degli stati membri dettando regole e indicando la direzione da percorrere attraverso l’individuazione degli obiettivi primari da perseguire.

altLa comunità locale in questo modo non rappresenta più un fine, non costituisce più il terminale di scelte che abbiano come unico destinatario il territorio e la sua collettività.

Tali scelte possono perseguirsi solo ed esclusivamente se non risultano in contrasto con i suddetti obiettivi primari. Tale compromesso potrebbe trovare giustificazione nella condivisione degli obiettivi e nella consapevolezza di partecipare ad un processo evolutivo che assegna ad ognuno un ruolo specifico. Non è questa la sede per considerazioni sul valore e sulla validità ed efficacia di un siffatto assetto istituzionale, anche perché le tematiche accennate meriterebbero significativo approfondimento, il loro richiamo serve ad inquadrare in qualche modo l’ambito in cui oggi si muove la struttura organizzativa “ente locale” che costituisce il primo livello di interlocuzione che il cittadino ha con l’istituzione pubblica.

Ma tornando al dissesto l'osservazione di questo fenomeno, non piu solo episodico, porta a considerare come a Bagheria, così come altrove, questo sia maturato nell’ambito di un assetto istituzionale che ha visto il venir meno dell’attività di controllo preventivo dovuta alla soppressione dei Co.Re.Co., attività così devoluta unicamente alla capacità dell’apparato amministrativo-burocratico di operare responsabilmente secondo le direttive imposte dagli obiettivi di finanza pubblica che, in un trend di crescente depauperamento delle risorse finanziarie e di scarsa crescita economica, hanno indotto margini di manovra sempre più stretti.

Ma le cause non possono addebitarsi solo al venir meno dei controlli preventivi e all’interferenza dell’Europa, queste semmai hanno accelerato tale processo.
La vera ragione risiede nella incapacità di affrontare questo processo di cambiamento. L’ente locale è il front office di un apparato istituzionale che ha come interlocutori i cittadini cui debbono essere garantiti i servizi a fronte di un contributo che gli stessi sono tenuti fornire in corrispettivo.

Questo in estrema sintesi il rapporto cittadino istituzione. 

Come dire che l’ente locale è un’impresa che eroga prestazioni a fronte di un corrispettivo. E come tutte le imprese ha una governance che decide e dei risultati da raggiungere. E’ opinione di chi scrive che l’attuale amministrazione cittadina faccia oggi registrare un deficit di governo e soprattutto un’assenza di obiettivi chiari. E’ tale la percezione dell’assenza di programmazione che la rappresentazione di ogni notizia di ogni evento induce quel senso di precarietà e insicurezza che un’azione di governo non dovrebbe mai neppure lasciar trasparire.

Ora, a differenza dell’impresa privata l’eventuale fallimento dell’ente locale non determina la cessazione della sua attività. L’ente locale, in quanto organismo rappresentativo di interessi collettivi aventi specifiche connotazioni territoriali, sebbene in dissesto, deve continuare ad esistere, deve continuare la sua attività.
Il dissesto di un ente locale non ammette soluzione di continuità nell’esercizio dell’azione di governo.

Allora non possono esserci alibi.

altLe regole che sovrintendono il superamento della fase di default prevedono la simultanea azione di organismi straordinari quali sono il Ministero dell'Interno attraverso la Direzione Centrale della Finanza Locale e l'Organismo Straordinario di Liquidazione che unitamente agli organi ordinari dell'ente debbono concorrere alla determinazione delle condizioni di risanamento.

L'organismo straordinario di liquidazione (O.S.L.) ha il compito di ripianare l’indebitamento pregresso con i mezzi consentiti dalla legge.

Quindi in sostanza un organismo con compiti simili a quelli degli organi del fallimento preposto a dare soddisfazione alla massa dei creditori attraverso la individuazione delle risorse per farvi fronte.

Compito primario dell’amministrazione che governa l’ente in dissesto è quello della realizzazione delle condizioni funzionali a riportare la gestione finanziaria in equilibrio.

E’ così soprattutto una questione di scelte di qualità che un'amministrazione deve compiere esprimendo autorevolezza e soprattutto competenza in un momento in cui le condizioni appena osservate impongono azioni di lungo periodo e simultanea prontezza nell’affrontare quotidiane emergenze.

Ora, l’osservazione giornaliera di un’evidente insufficienza dell’apparato burocratico dell’ente a realizzare gli indirizzi dell’azione di governo è indicativo di un malessere che può far pensare anche ad una sorta di inadeguatezza della classe politica a fornire indirizzi commisurati alle esigenze individuando forme di governance conducenti e soprattutto in linea con i bisogni della cittadinanza.

Troppo spesso viene messa sotto accusa l'attività dell'apparato gestionale a causa di ritardi, inefficienze e quant'altro. Tutto ciò però non basta.

In conclusione una domanda sorge spontanea: come faranno i nostri eroi a condurre in porto una nave lontana dall'approdo e costretta a navigare in un mare in tempesta con un equipaggio prossimo all'ammutinamento?

Sarebbe opportuno che l'amministrazione desse risposta a questa domanda senza compiacenti rassicurazioni dando conto e dimostrazione che il suo operato risulti allineato alle procedure e rispettoso dei termini imposti da un momento storico che impone l’adozione di precisi atti quali ad esempio la redazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato che non pare sia stato ancora esitato sebbene i termini siano scaduti.

Non è più tempo di propaganda.

Francesco Riela
Gruppo politico Impronta Unica

Foto di copertina  1° conferenza stampa dell'ex sindaco Lo Meo sul dissesto

Foto di archivio  

Il grassetto è della Redazione

     

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