Paolo Aiello, " ù siddunaru"

Paolo Aiello, " ù siddunaru"

Storia Locale - Personaggi
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Primo di nove fratelli Paolo Aiello, “u siddunaru”, era nato nel 1892: il padre Angelo si occupava di trasporti con carretti e gestiva una taverna. Intelligenza pronta e arguta, abile affabulatore, non aveva però avuto la possibilità, pur avendo condizioni di vita dignitose, di proseguire negli studi.

Aveva pertanto la preparazione culturale di un autodidatta: leggeva di tutto e su tutto.
Conserverà però sempre, sino alla maturità inoltrata, una innata e spiccata curiosità intellettuale che lo porterà proprio negli anni del fascismo a “scoprire” e “diffondere” clandestinamente alcuni testi politici da Labriola a Gramsci, al Manifesto del partito Comunista di Carlo Marx.


La sua attività artigiana , realizzare in cuoio i finimenti degli animali da tiro, era un tempo estremamente diffusa. Il termine “ u siddunaru”, viene appunto da “siddunu”, che era la sella degli animali da tiro, e che sistemato in groppa al quadrupede e agganciato alle “aste” del carretto tramite dei “crocchi”, aveva due prolungamenti laterali in cuoio larghi circa 7 cm che si completavano posteriormente con la “curiera “ (codiera), che avvolgeva l’animale intorno alle parte alta dei fianchi, e che serviva come appoggio dell’animale nelle andature in discesa.
C’era poi la “testiera” che nella parte del “morso” si prolungava con le redini, sempre in cuoio, che attraverso due anelli fissati sul “sidduni” , arrivavano al conducente consentendogli di orientare la marcia.
Ed ancora “ u pitturali” (il pettorale), anche questo in cuoio, che avvolgeva il petto dell’animale, e su cui si esercitava la spinta in avanti, e che tramite delle catene ad esso collegate teneva la bestia agganciata al carro. “U suttapanza” (il sottopancia), striscia in cuoio larga una decina di cm. e robusta, che avvolgeva appunto l’animale sotto la pancia e lo rendeva “solidale” al carretto, completava la serie dei finimenti. Spesso questi finimenti venivano realizzati su misura, quindi era continuo il viavai di carrettieri e clienti dalla bottega di Paolo Aiello.

La sera si riunivano nel suo laboratorio, in modo semiclandestino, Ignazio Buttitta, Renato Guttuso sin quando quest’ultimo rimase a Bagheria, Peppino Speciale, Totò Garajo, Tanino Scaduto, Gino Lo Giudice, Peppino Pellitteri, oltre che qualche bracciante e qualche picconiere.
La sua bottega artigiana ubicata nella salita della vecchia posta dello “stratonello” diventerà una sorta di circolo politico-culturale, o di scuola politica in cui si legge , si commenta, si sogna il “sol dell’avvenire”.
Presso quella bottega crebbero e si formarono generazioni di comunisti che attinsero alla cultura popolare e alla passione politica di Paolo Aiello energia e linfa per costruire il movimento per il riscatto dei lavoratori.

Scrisse, verso la fine dei suoi anni, un libro su Bagheria dal titolo “Bagheria, popolo, lavoro, canzoni antiche”.
Ed è nella premessa al volume, nella missiva a Renato Guttuso, che incontriamo il felice presagio, veramente straordinario , se pensiamo che fu formulato venti anni prima che Peppuccio Tornatore ottenesse il riconoscimento dell’Oscar.
Il ragazzo della terza di cui si parla, infatti è proprio lui, Peppuccio Tornatore; Paolo Aiello veniva a mancare nel 1976, qualche mese prima che il Partito Comunista che in quell’anno alle elezioni politiche aveva ottenuto un successo straordinario , entrasse di fatto nell’area di governo, e in qualche modo coronasse un sogno.da decenni coltivato.

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