Spettacolo

 

L'asprense Gioacchino Balistreri che insegna e lavora in Svizzera a Locarno, è stato l'autore  delle musiche originali del documentario Emergency Exit Storie di Giovani Italiani all’Estero, di Brunella Filì, ufficialmente selezionato agli Italian Doc Screenings, il più importante showcase di progetti documentari internazionali in Italia (Firenze 2012), ed è risultato vincitore all Madrid International Film Festival 2014 come miglior documentario straniero, presentato al Festival del Cinema Europeo 2014 e all’Ischia International Film Festival 2014.

Emergency Exit è la storia  di italiani che lasciano la propria terra: un viaggio da Vienna a Parigi, Tenerife, Bergen, Londra, New York; sei storie di ordinaria separazione, un solo racconto: quello di una generazione dimenticata, che ha ancora qualcosa da dire al suo paese d’origine. 

Gioacchino Balistreri , 32 anni, non è nuovo ad affermazioni nel mondo della musica: ha fatto  la sua prima esperienza compositiva nell 1996 quando,all’età di 14 anni, compone le musiche di scena per lo spettacolo teatrale Magia Rossa di M. De Ghelderode, regia di Aurelio Pierucci (Firenze).

Ha inoltre composto le musiche originali per il corto animato Lorenzo Vacirca di Nico Bonomolo, vincitore del Taormina Film Festival 2009, è autore di sigle televisive per programmi in onda su RSI (tv svizzera) e, da dicembre 2009, esegue concerti in qualità di pianista, chitarrista, bassista, batterista, percussionista e compositore in varie località del Canton Ticino, fino al 2013 con il quintetto di tango argentino Domingo Porteño (Longlake Festival di Lugano, Locarno Film Festival spazio RSI, Teatro Sociale di Bellinzona, etc) e per conto del Maestro Eros Beltraminelli, direttore del coro I Cantori della Turrita (Bellinzona), al quale ha dedicato due brani per pianoforte e voci bianche.

Recentemente è entrato a far parte del team di compositori legato alla casa editrice multimediale Fiabesque Sagl, con sede a Lugano, che promuove la pubblicazione online di favole moderne. 

nella foto di copertina  Brunella Filì e Gioacchino Balistreri

Lunedì 21 luglio alle 21.00 nel cortile della Torre di Duca di Salaparuta di Casteldaccia (ingresso gratuito sulla piazza principale di Casteldaccia), “Casa Teatro”, la scuola teatrale gestita e curata da Rosamaria Spena ed Enrica Volponi, presenta “Lisistrara” – libero adattamento e regia di Enrica Volponi da Aristofane, con musiche originali di Federico Arnone-, saggio finale del corso “Oltre il Sipario” (15-30 anni).

Portata in scena nel 411 a.C., in un periodo storico in cui, l’oggi nota “questione femminile”, assumeva senza dubbio toni ben meno forti e meno ridondanti, Lisistrata rappresenta comunque il primo tassello di un mosaico fitto e complicato che troverà poi la sua definizione nel Teatro contemporaneo, quando i personaggi femminili iniziano a pensare, ad entrare in crisi, a ribellarsi ai propri ruoli, quando, finalmente, gli autori (uomini e donne) danno voce e corpo ad una femminilità non solo sessuale o sociale, ma di pensiero e di parola.

Quello che, da ribelle e utopica eroina del suo tempo, Lisistrata fa in Grecia, non è altro che il disperato tentativo di essere ascoltata. Di far sì che il problema di una Donna, fosse il problema di tutte le Donne, che diventasse, appunto, una “questione femminile”, una questione di genere. Il problema di donne che pretendono dagli uomini considerazione e sostegno.

Non potevamo limitarci spiega Enrica Volponi- all’antica Grecia di Aristofane, alla Guerra del Peloponneso, alle guerre via nave che in tanti film abbiamo imparato a conoscere. Né limitarci al ruolo femminile delle nostre antenate, occupate più che altro ad accudire bambini, raccogliere frutta e tessere. Né potevamo evitare i legami con la condizione femminile odierna, ancora così difficile. Lisistrata è la storia di ogni Donna che punta i piedi per qualcosa in cui crede, per dei principi che pretende siano accolti dall’ intera comunità, per difendere valori inalienabili non della Donna ma dell’ essere umano.

La guerra di cui parliamo nella nostra Lisistrata, è la Guerra in sé, madre di tutte le altre. La Guerra che, sempre, ha strappato figli alle madri, mariti alle mogli, padri alle figlie. La Guerra che, sempre, ha mortificato e annichilito l’ uomo, trasformato in un pupazzetto con spada, fucile o bomba, strategicamente mosso dai potenti. La guerra, perché anche quella è guerra di violenza, che spinge talvolta l’uomo a comportarsi come una bestia nei confronti dell’altro sesso".

"Lisistrata non è la commedia in cui si fa lo sciopero del sesso. Quello è solo un espediente, un gioco di raffinata ironia se vogliamo, attraverso cui attirare un po’ più l’attenzione. Lo specchietto per le allodole che il furbo e straordinario Aristofane usò per poter, poi, sferrare i colpi reali. Quelli che mettono in risalto i veri temi protagonisti della pièce: il dolore tutto femminile di chi mette al mondo figli e se li vede strappare via, senza certezza di ritorno. L’ angoscia, tutta femminile, di chi deve sedersi e aspettare notizie, giorno dopo giorno, vivendo in una costante sospensione. La disperazione, tutta femminile, di chi viene usata, abusata, violentata dagli eserciti stranieri che segnano così il territorio conquistato. La stanchezza, tutta femminile, di chi non viene ascoltata, considerata, rispettata, pur rappresentando quella straordinaria e sempre forte “altra metà del cielo” che, il più delle volte, ancora oggi in gran parte del mondo, non rappresenta che una piccolissima porzione di un cielo troppo maschile".

"Lisistrata sono io, -conclude la regista- sono le allieve che vedrete in scena, sono le loro madri, sono le spettatrici, sono tutte coloro che vanno avanti malgrado le ferite, le lotte, le difficoltà, i limiti di corpi troppo belli o troppo brutti, gli ostacoli di chi vede in noi esseri inferiori incapaci di grandi intelligenze. Lisistrata è voce, cuore e testa di ogni Donna che sceglie per sé e per i suoi figli."
Perché una Donna, tra la Vita e la Morte… sceglie sempre la Vita”.

Lo spettacolo verrà replicato il 23 luglio all’interno del Festival “SOLUNTO IN SCENA”, presso il Parco Archeologico di Solunto – Santa Flavia. Orario spettacoli: 18.30.
Per info e prenotazione biglietti, consultare la pagina facebook:
Soluntoinscena Santa Flavia
 

'La bagherese della Fifth Avenue', così in un articolo di Repubblica-Palermo di domenica 20 luglio a firma di Lucio Luca, viene definita la stilista, designer e artista bagherese Anna Maria La Bianca.

La sua ultima collezione di scialle 'Sicily' di cui ci parlò in una intervista a Teleone, nella sua ultima permanenza a Bagheria, che ha portato a New York sulla V Strada, la strada dell'eleganza e della moda,  i colori della Sicilia sta suscitando apprezzamenti anche da personaggi insospettabili: Michelle Obama, per tutti che ha scritto una lettera al talento bagherese complimentandosi per le sue creazioni.

Passata dal disegno d'intimo alla moda a tutto tondo, Anna Maria ha avuto l'idea forte: prendere i pareo e  trasformarli in foulard, sciarpe in veri e propri capi di abbigliamento, che hanno suscitato un consenso inatteso.

Tra le sue clienti Sofia Loren, la principessa del Qatar, ma anche Lady Gaga, ed oggi un showroom sulla Fifth Avenue al 2° piano del negozio di Henry Bendel, si gode un successo strameritato e fortemente voluto, raggiunto a costo di sacrifici e rinunce.

La Sicilia e Bagheria che le restano nel cuore e nelle vene, una famiglia, la mamma e le sorelle che tra Bagheria e USA le stanno vicino: Claudia la sorella regista a Miami, Francesca che fa l'indossatrice, Dominique il fratello prematuramente scomparso, ma che sente di avere sempre accanto, e 'Nuovo Cinema Paradiso', del concittadino Tornatore, come film nel quale si ritrova.

E parlandoci di New York dice convinta:"Quì nessuno ti regala niente, ma se vali sono i primi a riconoscere il tuo valore, senza telefonate di raccomandazione o segnalazioni di politici".

Una bagherese che ci fa veramente onore.

 

La magìa dello splendido panorama notturno della ex baronia di Solanto, la carta che da sempre ci giochiamo per impressionare qualche amico o parente che viene a trovarci da fuori, (o anche un tempo qualche ragazza), accoglie al rientro all'antiquarium i duecento spettatori che avevano completamente riempito la platea dello spettacolo teatrale 'Gli alunni di Zeus', che si era appena concluso.

Gli organizzatori e quanti hanno creduto in questo vero evento sono raggianti, a partire da Salvatore Sanfilippo, sindaco di S.Flavia e dai suoi più stretti collaboratori, Filippo Zizzo e l'ass.Di Vanni in primis, che hanno superato decine di ostacoli ed hanno fatto le umane e le divine cose per arrivare ad un risultato come quello di oggi, che. ne siamo convinti, non resterà un caso unico.

altIl sindaco Sanfilippo è palesemente commosso, ha la consapevolezza di cosa voglia dire avere una realtà come quella di Solunto nel proprio territorio, e pensa già agli sviluppi che questo esperimento potrà avere:  ne parla con Lucrezia Fricano, direttrice del Parco archeologico soluntino, che ha reso possibile il miracolo, si parla già di osare di più sin dal prossimo anno, pensando ad una eventuale collaborazione con l'I.N.D.A. che proprio qui a Solunto potrebbe trasporre qualcuna delle tragedie che vengono rappresentate al teatro greco di Siracusa.

E' una serata in cui non è vietato sognare.

Il fascino del luogo, i commenti che inevitabilmente seguono una rappresentazione, un break niente male curato dalla Parmalat, faceva sì che nessuno aveva fretta di riprendere la 'navetta' per tornare allo scambio auto-navetta  dove erano rimaste appunto le auto private, e restava volentieri a intrattenersi e discutere con gli amici come nel foyer di un teatro.

E partendo da questo, diciamo subito che l'organizzazione curata dai servizi di sorveglianza e sicurezza della Ass.reg. Guardie rurali (NOGRA), oltre che dal personale del parco e diretta da Cettina Castelli è stata perfetta, non una sbavatura, non un contrattempo, non un inconveniente: si lascia l' auto, con le due navette si raggiunge l'antiquarium dove le hostess servono thè freddo e bevande rinfrescanti e alle 18.30 inizia l'ascesa versò l'Agorà.

Il tempo di sistemarsi ed anche il sole scompare oltre la Portella di costa Trabia, così si chiama  nelle carte il monte di Solunto, e Portella Trabia lo chiamano ancora i vecchi contadini.

Lo spettacolo iniziato alle sette in punto dura una ora e un quarto, giusto per potere rifare la discesa dall'agorà verso l'antiquarium con la luce solare.

Ed andiamo alla rappresentazione in senso stretto, ed alle emozioni che allo spettatore medio, quale noi siamo, ha restituito: è piaciuta e ci è piaciuta, e per tanti motivi. Un testo scritto da Tanino Balistreri oltre venti anni fa mantiene, anzi con il tempo se vogliamo assume una maggiore attualità, perchè è il tema della nostra società di oggi, delle coppie di oggi.

La crisi della coppia, della coppia che dopo un quarto di secolo di stare assieme scopre che il rapporto perde di stimoli e diventa banale  e ripetitivo: un tema caro al teatro e al cinema, ci veniva da pensare a 'Scene da un matrimonio' di Bergman, di quel confronto drammatico e reciproco di autocoscienza in cui la coppia guarda dentro se stessa scavando con il coltello della verità senza infingimenti e sotterfugi.

La decisione di trascorrere una giornata diversa presa da Iolanda e Andrea, una passeggiata tra le rovine di Solunto appunto, per tentare di ritrovare le ragioni più profonde e non congiunturali dello stare assieme si trasforma, complice la presenza di un bel giovane-fantasma greco, nell'occasione per analizzare e approfondire i temi della crisi della coppia.

Il giovane greco-fantasma, come lui stesso si definisce,  entra come un cuneo nelle dinamiche della coppia e fa esplodere e da voce e forza agli elementi che mettono in crisi il rapporto.

Iolanda che sente gli anni sfuggirle ma che lasciano nel volto e nel corpo le loro inevitabili stimmate, e quel sogno impossibile, sempre presente nella fantasia  e sempre desiderato della trasgressione,  o dell'adolescenza che a tratti  balena dinanzi  ad uno specchio e si sogna un impossibile ritorno, e il giovane greco come desiderio di evasione che mette a nudo le risposte, e le soluzioni primitive e tradizionali che Andrea pensa di poter dare alla ferita.

Ripartire dal corpo dalle sensazioni fisiche per far ripartire il meccanismo; soluzione tradizionale e maschilista inadeguata a colmare la profondità ell'abiso che si è creato tra lui e la moglie.

altUna grande regìa, quella di Mauro Avogadro, la cui capacità di riempire un palcoscenico immenso, di solito riempito dal coro e da trovate scenografiche, con la movimentazione dei protagonisti nel loro saltare tra le millenarie pietre, nel loro danzare e nel loro disporsi e ridisporsi continuamente per occupare lo spazio.

La rappresentazione è piena di rimandi, dal giovane greco sogno o fantasma del desiderio di tutte le donne, al tramonto visto da Solunto i cui colori d'oro lasciano però intuire di una bellezza matura che va verso il declino del notte, a quelle pietre millenarie un tempo viventi  e splendide ed ora, pur sempre belle, ma fredde, come l'amore ormai stinto della coppia.

Straordinarie le interpretazioni, con una sottolineatura per  Stefania Blandeburgo (Iolanda), ininterrottamente in scena, per come riesce a  rendere l'ironia  sottintesa in parecchi passaggi del testo; Maurilio Leto Scaduto (Andrea), ormai maturo per esperienze professionali di altissimo livello e Dario Battaglia (Dimitrios) che rende bene quella presenza quasi impalpabile, sottilmente perversa, disincantata, inquietante e ambigua perchè appartiene alla sfera dei sogni e dei desideri inconfessati da sempre.

Solo l'acustica lascia in qualche momento a desiderare e si perde qualche battuta soprattutto quando gli attori sono distanti e sono costretti ad elevare di un'ottava il tono di voce, anche se il testo non lo richiederebbe.

E' stata una scelta fatta dal regista che nelle condizioni meteo di ieri si è alla fine rivelata vincente. Ma è solo un dettaglio, anche perchè la recitazione ti prende dall'inizio alla fine, e la movimentazione in scena degli attori è molto attenta a questo aspetto.

Oggi e domani si replica.

Angelo Gargano

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