Mafia di Bagheria. Cinque condanne in cassazione

Mafia di Bagheria. Cinque condanne in cassazione

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La Cassazione ha deciso uno stralcio del processo nato dal blitz Argo che azzerò i clan mafiosi di Bagheria e dintorni, 5 condanne diventano quindi definitive. 

Queste le pene: Carmelo Bartolone (13 anni), Pietro Granà (10 anni), Michelangelo Lesto (7 anni), Settimo Montesanto (tre anni e quattro mesi), Giacinto Tutino (5 anni).

Lo riporta il giornalista di cronaca giudiziaria Riccardo Lo Verso sulle colonne di Livesicilia.it.

Pizzo, investimenti nei locali notturni, traffici di droga e campagne elettorali. C'era tutto questo nell'inchiesta. Dall'operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo e del Ros venne fuori lo spaccato di una mafia arroccata nelle tradizioni (dalla punciuta durante il rito di affiliazione alla presentazione dei nuovi picciotti agli anziani), ma che guardava al futuro investendo fiumi di denaro - la gran parte arrivata dal traffico di stupefacenti - nell'apertura di imprese edili, supermercati, agenzie di scommesse e locali notturni.

Diventano definitivi anche i risarcimenti in favore dei comuni di Alimena, Bagheria, Villabate, Altavilla Milicia, Casteldaccia e Ficarazzi. Ed ancora per il Centro Pio La Torre, Confindustria Palermo, Addiopizzo, Fai, tutti assistiti dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Salvatore Caradonna.

"Bartolone era un morto che camminava", il clan di Bagheria aveva emesso sentenza di morte a causa della sua gestione di denaro del clan, di cui il Bartolone si sarebbe appropriato.

La sera del 10 settembre del 2013 Carmelo Bartolone si presentò quindi all'ospedale Civico di Palermo. La lombosciatalgia di cui disse di soffrire era un pretesto per chiudere la sua breve latitanza, iniziata pochi mesi prima quando i carabinieri scoprirono che si era allontanato da casa. Bartolone era sottoposto alla sorveglianza speciale dopo avere finito di scontare sette anni e mezzo di carcere per mafia. Era uno dei fiancheggiatori di Bernardo Provenzano, condannato al processo “Grande mandamento”. Bartolone si era dato alla macchia per evitare cercare di non essere ucciso. 

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