Spigolando... fra le righe della città III

Spigolando... fra le righe della città III

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La catastrofe, il disastro, lo tsunami che avrebbero colpito inesorabilmente Bagheria sono arrivati, e guarda un po’, i bagheresi quasi non se ne sono accorti.
Quella tragedia biblica che doveva sconvolgere le nostre paciose e abitudinarie esistenze è arrivata,

e non ha mietuto sinora alcuna vittima (tranne forse un pò il reddito dei commercianti).

Orfani di Corso Umberto




Di cosa stiamo parlando? Ma della chiusura del Corso Umberto, per il rifacimento del manto stradale , che diamine!
Di automobilisti bagheresi, che in crisi di astinenza dai loro trenta o quaranta giri quotidiani in auto per Corso Umberto, avremmo dovuto vedere aggirarsi nottetempo come cospiratori, per aprirsi il varco nel cantiere a suon di bombe, non se ne vede neanche l’ombra.

Possiamo serenamente affermare che non sono molti gli automobilisti orfani di Corso Umberto.
Non solo, c’è di peggio: è da mesi che la stragrande parte dei bagheresi che hanno un po’di sale in zucca girano accuratamente alla larga da Corso Umberto, parcheggiando le loro auto, o nella zona di Piazza Palagonìa, o nelle zona di Piazza Indipendenza, o dietro i cumuli di spazzatura che si trovano dappertutto nelle vie a ridosso del Corso e che poi , addirittura fanno qualche centinaio di metri a piedi per sbrigare le loro faccende in corso Umberto.
Questa reazione civile, civilissima dei baarioti, ci fa pensare che gli amministratori e qualche commerciante non hanno avuto il coraggio di fare una scelta che sarebbe stata veramente innovativa, e avrebbe probabilmente cambiato il rapporto tra i bagheresi e il loro centro storico.





Se si fosse ridotto il corso ad una sola stretta corsia carrabile, con il divieto assoluto della sosta (a parte piccole aree di sevizio per mezzi che debbono scaricare le merci) avremmo visto la domenica e perché no?, anche il sabato pomeriggio, migliaia e migliaia di residenti invadere il corso, a piedi, con i bambini felici a correre sui grandi marciapiedi, senza il pericolo di essere arrotati dalle auto, e con i commercianti a fare affari d’oro.

Si è preferita la soluzione, secondo noi sbagliando, a metà, nè carne, né pesce.
Non siamo stati considerati maturi per superare questo esame di civiltà e di maturità civica. Anche stavolta si è persa una buona occasione. Peccato...

 
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