Sultano anche solo per un giorno...

Sultano anche solo per un giorno...

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Fenicia, romana, bizantina, araba, normanna, sveva, francese, spagnola, austriaca: ognuna di queste dominazioni ha lasciato a Palermo testimonianze di straordinario valore culturale, artistico e architettonico.

Visti i tempi di magra, se a donare un segno tangibile del suo passaggio non fosse un nuovo conquistatore ma un benefattore proveniente dalla penisola arabica, tutto sommato i palermitani non disdegnerebbero, anzi.

Da diversi giorni il Sultanato di Oman, regione mediorientale, è divenuto improvvisamente familiare ai siciliani. La febbre da atmosfera da “Le mille e una notte” (ma senza alcun sovrano vendicativo e uxoricida) ha contagiato il capoluogo dell’Isola alimentando speranze, sogni e fantasie.

Chissà quanta gente alla notizia dell’arrivo in città di Qabus Bin Said, ha pensato: “Se fossi sultano anche solo per un giorno potrei.. farei…” Il regnante, salito al poter grazie ad un golpe bianco, è stato accolto al molo Vittorio Veneto da almeno duecento persone che ne hanno atteso l’arrivo per ore sotto il sole per poi tornare a casa sfiniti dal caldo ma soprattutto delusi per essere stati contraccambiati solo con un sorriso e un breve cenno con la mano: “Ma io non lo so - esclama un giovane papà mentre tiene sulle spalle il suo bimbo - come ragiona questo? Sale sul barcone reale e manco si gira verso la gente?” .

Ma la cosa che probabilmente dovrebbe invitare alla riflessione tutti i politici locali è che molta gente, di tutte le età (e proveniente anche da Bagheria), si è presentata al porto con fra le mani una lettera di richiesta d’aiuto economico, quasi come se stesse scrivendo a Babbo Natale, alla Fata Turchina o fosse alle prese con il Genio della lampada. Se padri di famiglia sentono l’esigenza di rivolgersi ad un ospite per tentare di ottenere condizioni di vita più confortevoli, non può essere solo per una questione di opportunismo. Evidentemente c’è una sofferenza di fondo di cui nessuno si sta realmente occupando.

Ma, tornando alle gesta di Qabus Bin Said, va detto che i palermitani dalla sua breve visita, più che capire come vive il sultano, hanno appreso cosa non fa. Qualche esempio? Non presenzia alle cene di gala a bordo del suo panfilo da 155 metri (evento che in tutte le favole con sovrani e principi azzurri che si rispettino non può mancare). Al concerto, tenuto sulla scalinata del Teatro Massimo dai cinquanta elementi dell’Orchestra dell’Oman, non ha assistito. In questo caso forse si è perso qualcosa che, come recita una nota pubblicità, non ha prezzo: l’entusiasmo di una folla festosa che canta “Ciuri Ciuri” e batte le mani a tempo. Ha inoltre gentilmente rifiutato, chiaramente tramite il suo staff (composto da ben ottocento unità), gli inviti delle autorità locali, in quanto, almeno ufficialmente, la sua visita in città era solo dovuta ad una “vacanza di piacere”.

Però anche il potere di un sultano ha il suo limite e infatti, Qabus Bin Said, riconosce la supremazia delle correnti marine e in caso di mare mosso, lasciando che Nettuno si sfoghi, si rifugia nell’ Hotel più lussuoso (anzi, per dirla tutta se ne appropria, pagando profumatamente, per tutto il tempo che desidera) con la condizione imprescindibile che nessuno possa alloggiare ad un’altezza superiore della sua. A Palermo è stata chiaramente prenotata la suite reale di Villa Igea.

Forse il bello di essere Sultano è proprio quello di poter dire “No” tutte le volte che lo si ritenga necessario e anche senza una vera motivazione. E in fondo, se dovessero essere confermate le voci che si rincorrono da ieri, ossia della sua donazione di ben cinque milioni di euro distribuita fra gli altri anche all’Ospedale dei Bambini e al Conservatorio Vincenzo Bellini, allora nessuno ricorderà i gentili dinieghi del Sultano del regno dai 4, 2 miliardi di barili di petrolio.

C’è da scommettere che nel palermitano si diffonderanno una serie di leggende il cui incipit un giorno sarà: “C’era una volta un sultano che quando si fermava in una città regalava milioni di euro. Una volta arrivò in Sicilia e…”. Il finale lo lasciamo al tempo ma siamo certi che i più creativi stiano già immaginando una storia che non ha niente da invidiare a Le mille e una notte.

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