La sostenibile qualità del buon vivere

La sostenibile qualità del buon vivere

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L’attività sia di ricerca scientifica che professionale, che da anni svolgo con tanta passione e dedizione, incentrata sulla valorizzazione delle tipicità agroalimentari locali e nazionali,

oltre che sul cibo ottenuto attraverso le tecniche di coltivazione biologica, mi ha spinto la settimana scorsa a prendere parte al più importante evento fieristico internazionale dedicato al mondo dell’agricoltura biologica in tutte le sue componenti, dall’alimentazione alla salute, all’abitare: il SANA 2008, che quest’anno compie 20 anni.

Con i suoi 85 mila metri quadrati di esposizioni, il SANA offre una vetrina completa e qualificata per migliaia di visitatori, espositori ed operatori provenienti dall’Italia e da altri 50 paesi in tutto il mondo.
La sostenibile qualità del buon vivere” è il motto della manifestazione, articolata come sempre nei tre settori dedicati all’alimentazione, alla salute e benessere e ad abitare e ambiente. Tre settori diversi ma tutti uniti dal concetto di naturalità e sostenibilità: un’idea di benessere nuova e aderente ai nuovi stili di vita.

L’alimentazione è il fulcro della manifestazione e cerca di dare risposte al crescente interesse degli italiani per il mangiar bene e, soprattutto, sano. Infatti, oltre ai prodotti da agricoltura biologica, erano presenti in Fiera le eccellenze della produzione agroalimentare italiana, con i prodotti Dop e Igp.
Le produzioni Dop e Igp, che costituiscono il vasto ed importante patrimonio gastronomico italiano, sono state oggetto di un interessante convegno organizzato dall’ISTAT al quale sono stato invitato a partecipare come rappresentate della Facoltà di Agraria di Palermo.

Al di là dei numeri presentati dall’ISTAT e dalle considerazioni offerte da vari esponenti del Ministero dell’Agricoltura e dei Centri di Ricerca Nazionali riguardo le produzioni a marchio comunitario, particolare attenzione è stata posta al ruolo di tali produzioni nel contesto storico-economico attuale.
In una breve sintesi macroeconomica, l’economia europea mostra, per la prima volta i segni delle difficoltà che affliggono il mondo intero e che hanno investito, oltre agli Usa, anche i Paesi ad economia avanzata della Ue, presi di mira, in un primo tempo, dalla stagnazione della domanda e, più tardi, dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e di quelli energetici, in presenza di un euro molto forte rispetto al dollaro.

Gli effetti della situazione attuale possono essere interpretati anche come ritorsione ai tentativi di portare avanti la globalizzazione, quando, nel Belpaese e altrove, l’uomo è alla ricerca della vecchia e nuova cultura alimentare, intendendo coinvolgere nel mercato, storia, antropologia, cultura e creatività che, agli albori della civiltà occidentale, avevano permesso all’Italia di rivestire il ruolo di guida dell’emancipazione alimentare dell’Occidente. Tuttavia, per quanto ci riguarda, il mercato alimentare interno e quello internazionale stanno offrendo delle nuove opportunità all’immagine dei prodotti Dop e Igp italiani, facendo accelerare i tempi per arrivare a un’organizzazione efficace che permetta di correre ai ripari, muovendo il sistema in direzione delle nuove tendenze della domanda e appellandosi, come sempre, ai prodotti Dop e Igp e alle gastronomie regionali che costituiscono lo straordinario patrimonio che il mondo ci invidia e che goffamente tutti tentano di imitare.

Il revival, che è il tema che ci riguarda, sta già coinvolgendo la produzione alimentare di pregio, rivalutando, nei Paesi più ricchi di cultura e tradizione, la qualità della vita anche attraverso il cibo, che l’uomo ha sempre tenuto nella massima considerazione; l’occasione fa riemergere, insieme al ruolo della cultura alimentare, i microterritori, in quanto portatori di alimenti tipizzati, che avevano rischiato di essere abbandonati sulla scia della corsa al profitto ad ogni costo dell’Ottocento e del Novecento, quando l’uomo aveva scelto un assetto del mercato alimentare, più adatto a massimizzare il profitto che a promuovere la qualità.

L’attuale fase di cambiamento dei rapporti uomo-cibo, all’interno di una evoluzione rapida e ampia a favore della qualità, impegna tutti, dai produttori agricoli alle Istituzioni di diverso ordine e grado, a riflettere ed a ricercare nuove risposte strategiche che valorizzino i prodotti Dop e Igp e le gastronomie regionali, costruendo anche su questo inestimabile patrimonio ricco di storia, tradizione e cultura lo sviluppo del territorio, attingendo a piene mani dalla prima industria al Mondo per fatturato: il turismo.

Queste brevi valutazioni dovrebbero far comprendere quali enormi possibilità di crescita economica possiede oggi una regione come la Sicilia, alla quale può essere attribuita la primogenitura storica del modello alimentare mediterraneo. Perciò, oggi più di ieri, le risorse alimentari della Sicilia si sono tramutati in potenzialità che possono costituire l’occasione attesa per avviare a sviluppo territori in ritardo, sfruttando a pieno la domanda creata dall’espansione del settore turistico.

Il discorso può essere ovviamente esteso anche alle nostra Bagheria e al territorio citrcostante, dove un'agricoltura rinnovata, di qualità e di nicchia, potrebbe valersi di marchi I.G.T. e D.O.P. a buona ragione per tutta una serie di prodotti, dall'olio agli agrumi, dal tonno e dalle acciughe sott'olio ad alcune produzioni orticole.


*L'autore dell'articolo, Angelo Puleo, è dottore agronomo e dottorando di ricerca in economia politica agraria presso la Facoltà di Agraria di Palermo.

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