Il COINRES e la cattiva politica

Il COINRES e la cattiva politica

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Riceviamo e pubblichiamo.

Orsono cinque anni i bagheresi ottennero, a seguito di un lavoro faticoso e complesso, il ruolo a loro spettante: la guida del Coinres.

Con la guida del Consorzio fu avviato un minuzioso lavoro di riordino e riorganizzazione: fu fatta una ricognizione e sistemata la situazione economica e finanziaria e il contenzioso; furono elaborati progetti per assicurare finanziamenti regionali per oltre 10 milioni di euro (discarica, compostaggio, isole ecologiche, etc.); furono definiti i bandi per la TIA (la tariffa Consortile che avrebbe sostituito la TARSU); fu elaborato il piano industriale, che prevedeva l’affidamento ai privati della raccolta dei rifiuti indifferenziati e la gestione diretta della raccolta differenziata e degli impianti , in modo tale da tutelare l’allora organico e potenziare il servizio, senza aggravio di costi per le famiglie.

Il Consorzio aveva come Direttore un Tecnico con riconosciuta professionalità, riusciva ad onorare gli impegni senza particolari problemi finanziari, avviò la gara per l’affidamento della raccolta indifferenziata, sul modello positivo già sperimentato a Bagheria, che, nonostante alterne vicende, arrivò in porto. Quel percorso virtuoso fu messo in discussione e poi bloccato, quando fui costretto a dimettermi per far posto ad un ex assessore, che fremeva per tornare ad avere un ruolo; l’affondo finale fu dato dopo le mie dimissioni, quando la guida fu affidata al rappresentante della Provincia.

A quel punto Bagheria perse il ruolo di guida, che faticosamente aveva riconquistato: furono azzerati i percorsi che avrebbero portato al ruolo TIA consortile, fu bloccato l’affidamento del servizio e ci si avventurò sulla strada impervia della gestione diretta, fu transitato il personale facendo diventare i soldati generali, furono assunti decine di giovani gonfiando gli uffici con nullafacenti, furono affittati i mezzi pagandoli tre volte il costo che Bagheria pagava al gestore privato.

Dietro queste scelte c’era la grande illusione, a dire il vero non solo locale, che si poteva fare del Consorzio un contenitore di debiti che qualcun altro prima o poi avrebbe pagato.
Una classe politica abituata ai fasti dagli anni ’70 e ’80, in cui si spendeva a piene mani creando l’attuale barato del debito pubblico più grande d’Europa, era convinta che alla fine l’avrebbe fatta franca, il cuffarismo alla fine risultava sempre vincente: l’importante è galleggiare, continuare a garantire i privilegi dei capi elettori. Anche se continuano a peggiorare tutti gli indicatori economici e sociali della nostra terra, anche se i nostri giovani migliori sono costretti ad emigrare, l’importante è rimanere al potere, tenendo in piede il vecchio sistema clientelare ed assistenziale, mortificando produttività e merito.
Qualcuno aveva fatto, forse continua a fare, i conti senza l’oste!

Le normative comunitarie, che ci hanno salvato dal baratro della crisi petrolifera e dei mutui, impongono il pareggio dei conti, i cittadini debbono caricarsi l’intero onere della gestione dei servizi, la Regione ha potuto dare solo un’anticipazione sui trasferimenti ai comuni, anticipazione che servirà a tamponare la situazione solo per qualche mese.
Alla fine i Comuni dovranno caricarsi l’intero ammontare dei costi di gestione, se non si vuole tagliare ancora la spesa per anziani, per la scuola, per la manutenzione delle strade e degli edifici pubblici, più prima che poi, il costo dovrà ricadere sulle famiglie, che per un pessimo servizio si troveranno a pagare almeno il doppio, rispetto al’attuale tassa.

La situazione di dissesto totale arriverà quando si dovrà pagare il mancato utile alla ditta aggiudicataria del servizio, a cui, in forza di diverse sentenze, risulta essere stato ingiustamente revocato l’appalto.
Che la situazione fosse insostenibile era risultato chiaro al Direttore Generale della Provincia che, durante il periodo commissariale, ha assunto per qualche mese la direzione del consorzio.
Questi si è visto costretto, intanto, a licenziare l’ultimo centinaio di assunti, poi, nonostante ciò, a dimettersi.
Il nuovo Consiglio di Amministrazione, ha riassunto i licenziati e sembra muoversi nella vecchia direzione, nella logica del galleggiamento, con un atteggiamento quantomeno irresponsabile.

L’unica via di uscita è rappresentata da una separazione netta tra amministratori comunali e gestione del consorzio, passando attraverso un commissariamento che azzeri gli attuali organismi e recuperi l' originario percorso, speriamo che la rielezione del direttore generale della Provincia vada in questa direzione.
A lui segnaliamo alcune scelte urgenti:

- far partire immediatamente il ruolo TIA consortile, sottraendo la riscossione ai comuni
- affidare all’aggiudicatario la gestione facendo transitare il personale originariamente previsto
- sbloccare rapidamente la realizzazione degli impianti
- avviare seriamente la gestione della differenziata puntando al pareggio di gestione, in base alla tariffa originariamente definita.

La vicenda Coinres, più in generale, è la dimostrazione di come non sia più proponibile la vecchia classe dirigente, rappresentativa di un sistema che ha coinvolto sia i partiti di destra che di sinistra, che costruisce il consenso mantenendo un sistema di sprechi e di privilegi, scaricandone i costi sulla parte produttiva del paese e sulle future generazioni.


L'autore dell'articolo, Pino Fricano, è stato sindaco di Bagheria dal Dicembre del 2001 al Marzo del 2006.

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