Decreto di legge Aprea, addio ? - di Salvatore Provenzani

Decreto di legge Aprea, addio ? - di Salvatore Provenzani

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in questi ultimi giorni prima delle lunghe vacanze dei parlamentari si è sparsa la voce che il Decreto di legge Aprea, molto probabilmente, non arriverà mai in porto.
Il cammino di questo disegno di legge caratterizzato da una navigazione lentissima e contrastata è andato ad infrangersi sugli scogli predisposti dalla Lega.

È stato tentato di tutto
: confronti interminabili, continui tentativi di mediazioni fra maggioranza ed opposizione.
Tutto ciò non è bastato per definire la complessa proposta di riforma della scuola pensata dall'ex sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Valentina Aprea.

Sono state le ultime posizioni della Lega in materia di Scuola, il dialetto, la cultura territoriale, i test per i docenti hanno in un sol colpo fatto piazza pulita del progetto caratterizzato da forti opposizioni non solo politiche, ma anche da particolari entusiasmi.
Non riesco ad essere dispiaciuto delle difficoltà che sta vivendo il ddl, anzi apertamente mi auguro che naufraghi completamente e che la collega Aprea, tragga dalla clamorosa sconfitta, le giuste e ovvie conclusioni.

In questo caso le bizzarre posizioni leghiste si sono rivelate provvidenziali perché a mio parere, le conseguenze di una possibile approvazione del decreto di legge, potevano essere esiziali per il destino della scuola italiana.

Il ddl confezionato dall'Aprea aveva ed ha la caratteristica di essere attraente, pieno di lusinghe soprattutto per solleticare la libido imperandi di molti dirigenti scolastici che hanno concepito il loro status piuttosto che “servizio” un privilegio, una sorta di grado per una visione aziendalista e gerarchizzata della scuola.

L'entrata in vigore di una tale legge avrebbe del tutto cambiato l'impostazione, l'assetto, il compito, l'essenza della scuola italiana per “scimmiottare” l'ordinamento anglosassone e Americano in particolare.

La introduzione del modello della fondazione, tipico delle scuole americane, avrebbe in Italia accentuato a dismisura il gap fra nord e sud a danno, ovviamente, del Mezzogiorno.

Venendo da una lunga tradizione di scuola pubblica statale e di una scuola privata da sempre vista come impresa a scopo di lucro ed ora generalmente “paritaria” con tutte le deroghe possibili a favore dei gestori, come si sarebbe posto in essere un movimento economico tale da sostenere il sistema formativo da parte dei privati?

Le famose fondazioni americane che gestiscono scuole ed ospedali si riferiscono tradizionalmente a petrolieri, magnati delle noccioline a caccia di sconti sulle tasse o a comunità religiose di forte coesione e tendenzialmente escludenti piuttosto che accoglienti anche dei diversi sia dal punto di vista confessionale che etnico.


Che cosa sarebbe accaduto in Italia?

Avremmo consegnato la scuola nella mani dei potentati politici o economici rinunciando al valore della autonomia e della libertà?
Affrontando la necessaria riforma degli organi collegiali oramai desueti, l'Aprea ha pensato di introdurre al posto del vecchio Consiglio di Istituto, un consiglio di Amministrazione.
Sarebbe stata la logica e coerente conclusione di un percorso che avrebbe trasformato le scuole da comunità educative a imprese, ad aziende.
Nel consiglio di Amministrazione sarebbero entrati certamente i finanziatori eventuali.
Sul piano formativo ed educativo che cosa avrebbe significato tutto ciò?
 Nulla di buono!
Il decreto di legge introdurrebbe anche un sistema di valutazione dei docenti. Certamente la qualità degli addetti è un reale problema da risolvere al più presto.
 Ma la valutazione interna dei docenti, necessariamente condizionata dal “fiato” di investitori e di impresari non rassicura per niente.
La libertà di insegnamento costituzionalmente garantita sarebbe entrata in una zona di ombra fittissima.
Non riesco a non pensare a situazioni tipiche da “Attimo fuggente” il famoso film di grande successo, nel quale la libertà di insegnamento dei Docenti veniva tranquillamente sacrificata al “tono” ed al centralismo filosofico, al progetto della scuola e di chi investe in essa.
 Il disegno di legge, inoltre, conteneva una vera e propria “perla” la nomina diretta dei Docenti da parte dei Dirigenti scolastici e la gestione a livello di istituti dei concorsi!
 
Non riesco ad immaginare che cosa sarebbe accaduto!

Se è vero che la Lega, entrando a gamba tesa sul percorso del ddl, ha bloccato l'iter definitivamente, non finiremo mai di ringraziare la Lega!

 La gestione diretta delle assunzioni al Nord avrebbe magari discriminato i meridionali e al Sud avrebbe favorito gli amici e gli amici degli amici!

Certamente se il naufragio c'è stato abbiamo perso la possibilità di introdurre la carriera dei docenti che pare essere del tutto condivisibile e l'introduzione della figura del vice-dirigente.
Tuttavia il poco di buono contenuto nel decreto di legge, e perduto, non farà rimpiangere tutto il “peggio” che la legge conteneva.
 Evidentemente delle stramberie contenute nel ddl devono essersene accorti in molti se oggi la onorevole Aprea lamenta il “fuoco amico”.

La stessa opposizione si è resa conto della deriva che stava prendendo il progetto e non vuole nemmeno ipotizzare una qualsivoglia collaborazione.
Il disegno di legge, fra l'altro, rischia di frantumarsi per le troppe e contraddittorie richieste della stessa maggioranza di governo.

Alla fine di questo tormentato cammino prima delle ferie estive, l'Aprea si è dimostrata fortemente delusa e dispiaciuta.
Poco male, io non riesco a non essere assolutamente contento del naufragio che spero, sia irreparabile!

Salvatore Provenzani,
Dirigente Scolastico I.T.C. "Don Luigi Sturzo" di Bagheria
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