Intervista all'Onorevole bagherese Vittoria Casa sulla crisi di governo

Intervista all'Onorevole bagherese Vittoria Casa sulla crisi di governo

Politica
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Abbiamo chiesto l'opinione dellìonerevole del Movimento 5 Stelle Vittoria Casa, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati, sull'attuale crisi di governo.

 Presidente Casa, come è stato il passaggio di ieri alla Camera?

È stato sicuramente uno dei più delicati di questa legislatura. Negli ultimi anni abbiamo lavorato quasi sempre in emergenza, con le scadenze imposte dalla pandemia e dalla crisi economica. L’intensità dell’attività di governo ha avuto come suo contraltare tempi molto serrati anche alla Camera. Mi riferisco ai lavori nelle Commissioni ma anche a fasi importanti come il recente voto sulla legge di bilancio.

Come giudica dunque la posizione di chi critica Conte?

Il presidente del Consiglio ha lavorato nel contesto più difficile dal dopoguerra ad oggi, è un po’ ingeneroso pretendere che in tali condizioni non facesse errori. Tuttavia, le circostanze appena citate chiamano in causa anche il connotato strumentale della crisi. Il calendario di uscite, di distinguo, di critiche da parte di Renzi è sembrato scandito, quasi preordinato a priori. Appare evidente il carattere incomprensibile e strumentale con il quale sono state prese decisioni come il ritiro delle due ministre e del sottosegretario: evidente non solo alla stragrande maggioranza degli italiani (da quello che leggo nei sondaggi), ma anche a noi parlamentari che abbiamo vissuto il passaggio dentro le istituzioni. Chi oggi potrebbe mai augurarsi una crisi al buio? Una frattura nell’attività di governo che avvierebbe una transizione incerta e potenzialmente a danno dei cittadini e delle imprese? La gente davvero non capirebbe.

Quali prospettive vede adesso?

Quelle di un governo Conte che rimanga sostanzialmente espressione della maggioranza uscita in aula a Montecitorio, un governo che completi il percorso che abbiamo avviato anche con un patto di legislatura. Penso che sia possibile uscire da questa fase solo se riusciamo ad essere più coesi, ad evitare compromessi al ribasso e ad avere ancora più determinazione nell’azione di governo. C’è una pandemia in corso e un piano vaccinale da rispettare, possibilmente anche da accelerare. Poi ci sono i dossier secondo me più preoccupanti: quello dell’economia, quello della scuola e quello, ormai prossimo, del Recovery Plan. Presto, viste le criticità e le chiusure imposte, dovremo tornare in aula per dare l’assenso a nuovi ristori e a un nuovo scostamento di bilancio. Sul fronte dell’istruzione dovremo invece far di tutto affinché i ragazzi tornino tutti in classe in sicurezza e in maniera permanente. I dati che riguardano l’anno pandemico e la scuola sono disastrosi: tra le ragazze i ragazzi aumentano i casi di disagio psicologico, di autolesionismo, di abbandono scolastico, di sindrome della capanna. È una vera emergenza e se ne parla meno del dovuto.

 Perché?

Perché la politica, in particolare quella regionale, ha pensato di usare la chiusura delle scuole per coprire le inefficienze che riguardano altri settori, dai trasporti all’organizzazione sanitaria. Il danno ai più giovani però rimane e non sarà facile recuperarlo.

Qualcuno obietta che i sacrifici non spettano solo alla scuola…

E io sono d’accordo, nel senso che trovo poco accettabile anche il completo stallo di tutto il settore della cultura. Musei, cinema, teatri, palchi per la musica e lo spettacolo devono tornare al più presto attivi in forme compatibili con l’andamento della pandemia. Porsi il problema dovrebbe essere una priorità delle istituzioni pubbliche, altrimenti passa un messaggio inaccettabile verso le giovani generazioni: i centri commerciali aperti; i luoghi della cultura e dell’istruzione chiusi. È evidente che, tenendo sempre conto dei contagi e della sicurezza, dobbiamo trovare un altro equilibrio.

Come se ne esce?

Direi innanzitutto con la discesa dei contagi e l’allentamento della morsa rappresentata dal coronavirus. Poi con il Recovery Plan. Non dimentichiamoci mai che per uscire fuori dalla crisi di quest’anno e dare delle prospettive al futuro nostro e dei nostri giovani entreranno in campo le risorse europee. I 209 miliardi del Recovery Plan serviranno a ricostruire e a convertire, a disegnare un’Italia come davvero non riusciamo a sognarla da anni. È un appuntamento epocale rispetto al quale non possiamo permetterci il lusso di sbagliare.

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