Il giornalista Savatteri sull'Omnibus...

Il giornalista Savatteri sull'Omnibus...

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Se c’è, in letteratura, un destino legato al mistero e alla suggestione di un luogo, di una condivisione ancestrale, Gaetano Savatteri lo incarna meglio di molti altri. Ho l’impressione che la mia nascita sia alquanto posteriore alla mia residenza qui. Risiedevo già qui, e poi vi sono nato, diceva Borges a proposito di Buenos Aires.
Ed era proprio questo Borges a essere citato da Sciascia per spiegare il proprio rapporto viscerale, vincolante come un cordone ombelicale d’acciaio, con i propri luoghi d’appartenenza, senza i quali, forse, la sua scrittura sarebbe stata diversa.

Nato a Milano nel 1964, da genitori di Racalmuto, a dodici anni Savatteri è tornato, con la famiglia, in Sicilia, proprio a Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia. E qui, assieme ad altri giovani, nel 1980 ha fondato il periodico Malgrado tutto, piccola testata giornalistica che nel primo numero presentava un articolo di Sciascia. L’autore de Il giorno della civetta restò sempre affezionato a quel foglio locale, e spesso su quelle pagine si sono ritrovati altri interventi dello scrittore di Racalmuto. In pochi anni, attorno alla testata, si sono raccolte molte altre firme come quelle di Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Ancora oggi il giornale continua ad essere il luogo nel quale si ritrovano giornalisti e scrittori legati alla figura di Sciascia: Andrea Camilleri, Giuseppe Bonaviri, Matteo Collura. Nel 1984 Savatteri comincia a lavorare come cronista nella redazione di Palermo del Giornale di Sicilia. In seguito si trasferisce a Roma, prima come inviato dell’Indipendente, poi come collaboratore del Tg3. Dal 1997 è giornalista al Tg5.

Gaetano Savatteri si è affacciato sul panorama della narrativa isolana, dopo libri d'inchiesta come L'attentatuni (scritto a quattro mani con Giovanni Bianconi e diventato poi un film per la televisione), con La congiura dei loquaci (Sellerio, 2000).

La congiura dei loquaci è un romanzo ispirato ad un fatto realmente accaduto, ossia l'uccisione del sindaco di Racalmuto Baldassare Tinebra, fatto fuori con un colpo di pistola il 6 novembre 1944. Savatteri ricostruisce l'inchiesta condotta dai carabinieri del paese con numerosi testimoni, i "loquaci" del titolo, che cercano di inchiodare "Centodieci", lo zolfataro inchiodato dalle deposizioni. Si avvertela lezione di Sciascia, che anima l'intera vicenda, fino quasi ad incarnarsi nella figura di un giovane intellettuale, che parla e pensa come il grande scrittore di Racalmuto.

Con La ferita di Vishinskij, sempre per la casa editrice Sellerio, Savatteri ha scritto il romanzo della nemesi, di quell’ipotetica giustizia che, attraverso determinati eventi, colpisce nei figli i soprusi perpetrati dai padri. Va subito detto che definire La ferita di Vishinskij un giallo sarebbe troppo riduttivo, in quanto si tratta di un libro la cui struttura è il risultato di una felice ibridazione di generi: dal poliziesco al romanzo-inchiesta, dal feuilleton al romanzo storico.

A venire fuori dal romanzo, in una sapientissima orchestrazione di piani temporali, è un amaro apologo sulla storia dell’isola, su quella scritta e quella che rimane sommersa, e soprattutto sul destino dei siciliani.

E proprio a loro è dedicato I siciliani (Laterza, 2005), un racconto che allinea una galleria di personaggi reali della Sicilia nel tentativo di descrivere il carattere di un popolo e gli aspetti di un’isola “ad alta densità letteraria” eppure capace di esprimere il massimo della ferocia.

Nel 2006 pubblica con Sellerio il suo terzo romanzo, Gli uomini che non si voltano.
Gli uomini che non si voltano si discosta dallo stereotipo di una Sicilia arretrata e corrotta e non indugia sulla litania delle illusioni perdute.
È un romanzo sulla generazione della Pantera (quella che negli anni '90 occupò tutti gli atenei italiani, proprio a partire da Palermo) ma anche sul rapporto tra il potere e gli individui. È, di più, un romanzo che guarda alla Sicilia come laboratorio di equilibri nefandi che poi trovano la loro migliore applicazione in ‘continente’.
La linea della palma va a nord, ebbe a dire Sciascia, a proposito di come certi meccanismi di malaffare politico, e non solo, avevano ormai inquinato (siamo ai primi anni ’80) l’intero stivale. Savatteri ci racconta come, nell’Italia di questo scorcio di millennio, la palma abbia messo radici profonde. E durature.

È uscito in questi giorni – in coincidenza con il Giro d’Italia ciclistico – l’ultimo libro di Savatteri, La volata di Calò, (Sellerio), che ricostruisce le vicende di due ragazzi siciliani nel difficile autunno del ’43. I due ragazzi sono Andrea Camilleri e Calogero Montante. Il primo sarebbe diventato un famoso scrittore; il secondo coltivava un sogno forse anche più originale: diventare un costruttore di biciclette. Savatteri ci racconta comelLe loro storie, le loro vite, in quel lontano ’43 si siano, in qualche modo, quasi incrociate.

L'Appuntamento al teatro Branciforti di Bagheria, è anticipato a venerdì 23 maggio, alle 18.30.
Maurizio Padovano e Piero La Tona incontrano, per la terza fermata dell'Omnibus Celeste, l'autore Gaetano Savatteri.

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