Fabio Carapezza Guttuso: "prendo le distanze da questa gestione opaca del Museo"

Fabio Carapezza Guttuso: "prendo le distanze da questa gestione opaca del Museo"

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"Sono costretto a comunicare pubblicamente le mie preoccupazioni sulla gestione del Museo Guttuso. Preoccupazioni sempre crescenti, sorte con la prima chiusura del museo, nel 2014 (poi superata grazie alle diffide degli Archivi Guttuso), e avvalorate dalle decisione di cercare di esautorare sistematicamente il Comitato direttivo dai suoi poteri e dalle suae prerogative. Per di più, in un momento in cui l'assenza del direttore della Galleria,( mancante per inadempimento del Comune) dovrebbe portare ad avvertire l'esigenza di coinvolgere il più possibile il comitato, rafforzandone ruolo e attività.

 Non si tratta solo della nuova chiusra del museo, la seconda in un solo mandato (inqualificabile dopo un anno di lavori e soprattutto dopo che inutilmente avevo invitato l'amministrazione comunale a consultare preventivamente i Vigili del Fuoco, sottoponendo loro il progetto); e neppure soltanto della mancanza di strumenti che consentano il controllo microclimatico delle stanze e della sicurezza fisica delle opere, esponendole a rischi di degrado. Si tratta anche di un'evidente assenza di trasparenza e legalità, derivante dal comportamento dell'assessore e del dirigente, che avallano o promuovono azioni contrarie alle decisioni assunte in quel consesso, unico legittimo organo di gestione del Museo. 

Mi riferisco in primo luogo allellestimento del Museo, curato dall Dott. ssa Dora Favatella Lo Cascio, il cui piano espositivo è stato condiviso dagli Archivi Guttuso e dall'amministrazione comunale, approvato dal comitato direttivo, e infatti, mostrato alla stampa e al pubblico in occasione della riapertura. Tale allestimento infatti viene progressivamente smantellato su ordine di un gallerista locale, consulente del sindaco, (il riferimento è al  sig. Adalberto Catanzaro ndr), che ha avuto il compito di occuparsi del Museo, salvo poi essere esautorato da tale compito, solo sulla carta, in seguito alle diffide degli archivi Guttuso preoccupati dall'inevitabile conflitto d'interessi esistente tra chi si occupa di arte per motivi ideali e chi dell'arte fa mercato.

L'allestimento è un progetto complessivo coerente che non può essere modificato senza un progetto alternativo, soprattutto in un museo territoriale e complesso come il Museo Guttuso, dove diviene la esplicitazione visiva di un pensiero che riesce a tenere insieme le diverse anime di Bagheria: la tradizione ottocentesca con l'avanguardia, il carretto dei Ducato con la fotografia di Tornatore, il manifesto Cinematografico con la scultura l'edicola.

Nonostante ciò, senza alcuna approvazione del comitato, a far data dalla presenza il loco del mercante d'arte, si è dovuto assistere ad una solerte attività dell'assessore e del dirigente (Romina Aiello e Pippo Bartolone ndr) coerentemente volta a portare a termine un infaticabile compito demolitorio, nel corso del quale sono state fatte rimuovere decine di opere, per far spazio ad artisti e quadri (per logiche oscure) in quel momento da valorizzare, spesso cadendo personi nel ridicolo , come nel caso dell'opera di Madè, che prima spostata è stata rimessa frettolosamente al suo posto (con non poche conseguenze per l'immagine del Museo e della sua affidabilità nei confronti dei prestatori/donatori). 

Non meno incredibile è ciò che sta accadendo a proposito di mostre e progetti presentati (e inevitabilmente bocciati) nell'ultimo comitato direttivo privi di un progeto scientifico (probìobabilmente perchè retti da logiche che di scientifico hanno ben poco), e senza un elenco dei quadri da esporre. Per di più pretendendo di realizzare il tutto nel piano nobile del museo,  (che per precisi pobbligh ini capo al Comune può ospitare solo e soltanto il Museo Guttuso), smantellando i quadri appesi e calpestando leggi e contratti.

Le scelte (tutte) che stanno caratterizzando l'amministrazione comunale bagherese a proposito del Museo Guttuso risultano gravi a tal punto da far pensare che siano volute provocatoriamente rivolte a perseguire un unico obiettivo, quello di avere campo libero, cercando di liberarsi della presenza di chi è preoccupato ad assicurare il rispetto della legalità e della trasparenza, del nome e dell'immagine del Museo Guttuso e delle sue opere, del messaggio culturale che il Museo Guttuso è in grado di assicurare se sapientemente gestito. 

Voglio sia chiaro che prendo formalmente le distanze da questa gestione opaca, appesantita dal conflitto d'interessi derivante dalla presenza di un gallerista. 

Come pure non posso accettare di sentire dire che se faccio tutto questo è perchè voglio portare via questo o quel quadro. La verità è l'esatto opposto, intervengo perchè credo che il Museo sia un patrimonio da salvaguardare , tutelandolo da chi vuole metterci sopra le mani. Un patrimonio che desidero ardentemente rimanga a Bagheria, accanto alla tomba del mio padre adottivo. Il  che presuppone solo ciò che dovrebbe essere davvero facile fare: rispettare la legge e gli accordi, nella convizione che il rispetto della legalità non sia soltanto uno slogan da usare , ma una frase ricca di veri e importanti contenuti che non possono prescindere dalle condotte che noi tutti teniamo".

Fabio Carapezza Guttuso

Lettera pubblicata sul quotidiano  "La Repubblica" del 12 aprile 2017

 Il neretto e le note sono della redazione di Bagherianews

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